Ieri abbiamo ricevuto un comunicato stampa del sindacato Ugl di Catania in merito alle misure di contenimento del Covid-19 adottate dallo stabilimento etneo della StMicroelectronics, dopo i contagi registrati nel capoluogo etneo e ad Agrate Brianza, in Lombardia.
Ovviamente – come succede con tutti i comunicati stampa che arrivano alla nostra redazione, tranne quelli firmati Cosa nostra o Brigate rosse – lo abbiamo pubblicato, senza entrare nel merito dei contenuti, perché riteniamo che tale compito spetti al lettore. Sia perché un giornale ha l’obbligo (innanzitutto democratico) di ospitare i comunicati di organizzazioni sindacali, di partiti politici, di associazioni, di singoli cittadini di qualsiasi orientamento politico (a condizione che questi non ledano la dignità altrui), sia perché una nota di un sindacato nei confronti dell’azienda italo-francese specializzata in produzioni di componenti elettroniche, è una notizia che non si può assolutamente cestinare per le ragioni appena esposte, specie in un periodo in cui ci sono molti lavoratori a rischio.
Ecco perché – in questo momento delicatissimo per la salute e il futuro economico di migliaia di impiegati alla StMicroelectronics, e non solo – finora sull’argomento abbiamo pubblicato le mail provenienti da tutte le campane (parliamo soprattutto di sindacati) che ci hanno inviato i loro documenti.
Non solo: in altre occasioni, attraverso alcuni articoli, abbiamo cercato di approfondire la tematica ascoltando la testimonianza di qualche dipendente della StMicroelectronics, che ci ha parlato delle condizioni igienico-sanitarie dell’azienda in rapporto a questa emergenza. Dopodiché – per dare una informazione più completa – abbiamo riportato il comunicato ufficiale della St, sia in relazione ad Agrate Brianza, sia in relazione a Catania, pronti ovviamente ad ospitarne altri se l’azienda dovesse ritenere di inviarcene.
Nei limiti delle nostre capacità e possibilità abbiamo cercato di fare un’informazione quanto più imparziale e completa possibile: se non ci siamo riusciti in pieno, ce ne ci scusiamo anticipatamente, ma respingiamo gli insulti rivoltici, e financo le pseudo lezioni di giornalismo e di democrazia che qualcuno ha la pretesa di impartirci, specie se a darne la stura sui Social è un consigliere comunale (fino a qualche mese fa pure assessore) del comune di Belpasso (Ct), che per la carica ricoperta ha sì il dovere di muovere delle critiche, ma con l’atteggiamento sobrio che ci si aspetta da una persona che ricopre siffatto ruolo istituzionale.
Il fatto che un consigliere comunale inneschi una miccia in un periodo così carico di tensioni, il fatto che lo stesso non senta il dovere di buttare acqua sul fuoco, come dobbiamo considerarlo?
Un consigliere comunale ha vari modi di manifestare il proprio dissenso (a cominciare dai comunicati stampa e dai dibattiti): utilizzare Fb per esporre al pubblico ludibrio qualcuno che cerca di fare il proprio dovere è un fatto gravissimo.
Che i Social vengano usati dalla gente comune per insultare il “nemico” da odiare è un fenomeno deleterio di cui perfino Umberto Eco si è occupato, ma che gli stessi vengano attivati dalla politica contro i giornalisti colpevoli di pubblicare un semplice comunicato stampa, è un fatto di cui dovremmo preoccuparci.
Ma vediamo cosa scrive il consigliere: “Faresti bene a documentarti, prima di scrivere”. Scusi Illustrissimo consigliere, ma a documentarmi su cosa? Lei sicuramente sa cosa è un comunicato stampa. Ché se non lo sa, glielo ricordiamo noi: trattasi della posizione ufficiale assunta per iscritto da un ente, una istituzione, una associazione, ecc., su un determinato argomento. Il giornale che lo pubblica, su cosa dovrebbe documentarsi? Semmai ha il dovere di sottolineare che si tratta di un comunicato stampa, e di virgolettarlo, in modo che il lettore non confonda quella nota con un articolo prodotto dalla testata. Basta leggere l’articolo incriminato per notare che il giornale ha fatto l’una e l’altra cosa. Se non si è d’accordo con i contenuti del comunicato, non è col giornale che bisogna prendersela, semmai con la fonte che lo ha redatto.
E poi: “Non ti ho mai considerato un giornalista che scrive per sentito dire…. stavolta mi hai dimostrato altro”. Illustrissimo consigliere: un comunicato stampa non è un “sentito dire”, è un documento vergato da un’organizzazione sindacale, con tanto di nomi e cognomi dei propri responsabili che si assumono la paternità di ciò che dicono. Di grazia, Illustrissimo consigliere, può spiegare meglio perché avrei “dimostrato di scrivere per sentito dire”? In cosa consiste il “sentito dire”, se è stata pubblicata una nota scritta?
Andiamo avanti: “Sarebbe opportuno capire realmente come stanno le cose, magari coinvolgendo il pensiero dei lavoratori”. Illustrissimo consigliere, grazie del consiglio, ma se Lei fosse stato più attento, si sarebbe accorto che negli articoli precedenti questo è stato fatto. Se non lo ha notato, non è colpa nostra.
E infine: “Solo per correttezza di informazione: nessun accordo è stato siglato con la maggioranza delle Rsu: chissà perché”? Illustrissimo consigliere: e lo chiede a noi “chissà perché”? Se ha determinate risposte la preghiamo di fornircele, scriva una lettera in redazione (che gliela pubblichiamo), si faccia intervistare, contesti il comunicato dell’Ugl, ma non ci tiri in ballo su delle questioni per le quali non è il caso di essere allusivi: vogliamo fatti, date, dati, e non espressioni generiche.
Dopodiché legga – se non lo ha ancora fatto – i commenti scaturiti sui Social dopo le sue parole: alcuni hanno puntato il dito contro gli estensori del comunicato stampa (l’Ugl), che, secondo loro, starebbe dalla parte dell’azienda e non dei lavoratori; ma altri, come lei, hanno accusato questo giornale di “essere di parte”, di fare il “copia-incolla”, di spacciare “un pezzo di carta per verità assoluta”, di fare “giornalettismo”, e così via.
Illustrissimo consigliere, ci permettiamo solo di ricordarLe che le parole – specie se espresse da una persona che ricopre certi ruoli delicati come il Suo – hanno un peso, specie sui Social e specie in un momento come questo.
Luciano Mirone
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