Consensi e polemiche sull’autorizzazione del sindaco di Catania Salvo Pogliese di aprire i negozi la domenica e i festivi (con eccezione di supermercati e outlet per i quali continua a valere l’obbligo di chiusura domenicale). Ad essere a favore la Confcommercio Catania e la Confesercenti Sicilia, ad essere contro il movimento di sinistra Catania Bene Comune (Cbc). Ma prima di entrare nel vivo della diatriba, cerchiamo di capire la motivazione che ha spinto il Comune etneo ad adottare questo provvedimento.
“Al fine di sostenere la ripresa e di arginare il disagio economico provocato dal Coronavirus”, si legge nel comunicato dell’Amministrazione, “il provvedimento del primo cittadino è fondato sul riconoscimento della Regione Siciliana alla città di Catania, quale comune a vocazione turistica e città d’arte, individuazione che consente agli esercizi commerciali di rimanere aperti anche la domenica e i giorni festivi: ”Questo aiuto per i piccoli commercianti e i consumatori – dice il sindaco Salvo Pogliese – segna la ripresa e in un certo senso il ritorno alla normalità, fermo restando che tutte le attività commerciali devono rigidamente attenersi alle regole sul distanziamento e le norme di igiene. Catania riparte gradualmente in ogni attività in virtù della sua vocazione attrattiva e commerciale anche nei giorni festivi, con un’offerta più ampia che favorisce lo shopping dei cittadini del capoluogo e delle altre zone della Sicilia che possono approfittarne per visitare la nostra città”.
Positivo il commento di Confecercenti Sicilia e di Confesercenti Catania: “Apprezziamo – scrivono in una nota – la scelta del sindaco di Catania. È una decisione che dà ascolto alle istanze delle imprese sostenendo la loro voglia di ripartire. Ci auguriamo – aggiungono – che altri sindaci si muovano nella stessa direzione, coniugando il tema della sicurezza con quello della ripresa economica, forti della conoscenza del territorio che amministrano e nel rispetto delle ordinanze regionali e nazionali”.
Decisamente contro il movimento Catania Bene Comune: “Aver vissuto il dramma dell’emergenza sanitaria e del lockdown – si legge nel documento – avrebbe potuto favorire scelte amministrative volte alla costruzione di una società migliore, più giusta, più rispettosa dei diritti di tutti e più attenta alla comunità. Con l’emanazione dell’ordinanza numero 85 che consente l’apertura dei negozi la domenica e i giorni festivi, il Sindaco di Catania riporta la città indietro, privilegiando gli interessi di pochissimi imprenditori e compromettendo, nuovamente, diritti e dignità di tantissime lavoratrici e tantissimi lavoratori”.
Nelle righe successive, il comunicato spiega perché: “La chiusura dei negozi la domenica e i giorni festivi è un principio di civiltà, che consente alle persone e alle famiglie di organizzare la propria vita, e i rapporti con i propri affetti, liberamente, fuori dal ricatto delle turnazioni imposte dai datori di lavoro”.
“Consentire le aperture domenicali – puntualizza Catania Bene Comune – significa cedere al ricatto di datori di lavoro che, nella maggior parte dei casi, assumono il personale con contratti precari o con contratti che indicano un numero di ore minore rispetto a quelle lavorate, che spesso hanno lavoratori in nero e che comunque non garantiscono ai propri dipendenti bonus per il lavoro nei giorni festivi. Esistono persino catene di negozi che obbligavano tutti i dipendenti ad essere presenti la domenica”.
“La decisione del Sindaco Pogliese e della Giunta – spiega Cbc – di consentire tali aperture non solo è sbagliata ma è anche una forzatura inaccettabile. La circolare della Regione Sicilia infatti consente l’apertura degli esercizi commerciali di domenica e nei giorni festivi solo nelle località turistiche e nei luoghi di culto. È più che evidente che tale eccezione è ammessa per fini turistici. Nulla a che vedere con le motivazioni addotte dal Sindaco all’emanazione dell’ordinanza per Catania: favorire i commercianti. È bene chiarire che l’apertura domenicale e nei giorni festivi di bar, ristoranti, strutture ricettive e altri servizi necessari era già consentita e l’ordinanza riguarda l’apertura di altre tipologie di esercizi commerciali non essenziali”.
Ecco perché il movimento chiede al Sindaco, alla Giunta e al Consiglio Comunale “di predisporre l’immediato annullamento dell’ordinanza”, con l’appello “alla Prefettura e alle Autorità competenti di rafforzare i controlli al fine di liberare lavoratrici e lavoratori dal ricatto del lavoro in nero o svolto con contratti illegali”.
Angelo Conti
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