A soli pochi giorni dall’avvio degli allentamenti delle restrizioni pandemiche – norme entrate in vigore da lunedì 4 maggio – l’isola di Malta s’è subito mostrata pronta ed in piena attività. La vita sembra essere tornata, anche se non con l’affollamento di qualche mese fa, ma in maniera sufficiente per fare una notevole differenza. Si, non è la Malta cui si era abituati: bar e ristoranti restano ancora chiusi, garantendo unicamente servizi d’asporto, e in tutti i punti vendita – finalmente aperti al pubblico – clienti e venditori devono indossare le mascherine. Ma adesso che molte attività sono state riaperte al pubblico, le persone obbediscono davvero alle regole?
L’isola, con quell’euforia tipica di un bambino, ansiosa di riprendere la vita messa in pausa e senza quella paura di ritornare ad uscire, deve però fare i conti con la confusione generata da una nuova situazione: fino a qualche giorno fa, il Dipartimento d’Informazione del Governo Maltese rendeva nota una circolare su come potersi proteggere anche per mezzo di una bandana “fai da te”. Ma adesso, oltre alla confusione generata dalle multe, il Governo continua la sua “mission” per calmierare i prezzi delle mascherine e delle visiere, che sembrano essersi bloccati da un minimo di 95 centesimi (per quelle monouso) ad un massimo di 5 Euro (per le visiere di plastica, non molto pratiche, certo, e finora indossate soprattutto dalle cassiere dei supermercati e dai commercianti).
Secondo quanto dichiarato dalla Televisione nazionale maltese (Tvm) tutti coloro che non obbediranno alle direttive in merito all’uso delle mascherine – annunciate dalla Sovrintendente per la Sanità pubblica, ma non ancora regolate da una nota legale – saranno soggetti a detenzione fino a due anni, o multati fino a 4mila 658 Euro, se giudicate colpevoli dal Tribunale per violazione della legge sulla salute pubblica. Ma in effetti non è ancora ben chiaro se tali direttive riguardino unicamente l’interno dei luoghi pubblici, come i negozi o i trasporti.
E proprio perché le regole non sono ancora chiare (soprattutto per quanto riguarda l’esterno) ci è stato segnalato un Primo Ministro, Robert Abela, particolarmente pimpante mentre esce dal Tribunale il primo giorno della “fase 2”, che si rivolge con atteggiamento sereno alla stampa – invitando persino qualcuno dei giornalisti a godersi un caffè in sua compagnia – attorniato dalla gente nel tentativo di strappargli un selfie. Abela esortava le persone a rispettare le nuove direttive, ma non aveva la mascherina. Qualche presente dice che rispettasse allegramente il distanziamento sociale. Dalla foto che vi proponiamo in apertura, non sembra proprio così, almeno per quanto riguarda le distanze da tenere. In merito alla mascherina, è vero, non la indossa né lui, né i suoi simpatizzanti che lo fotografano, ma ripetiamo: le norme sull’esterno non sono chiare, quindi…
Quindi indossare la protezione o no? E quali sono le reali distanze sociali da rispettare? Non si sa ancora. E se all’interno delle banche, gli utenti sono obbligati a restare a viso scoperto per questioni di sicurezza, i negozi sembrano essere gli unici ad essersi adeguati al cambiamento. E in realtà non avrebbero potuto fare diversamente.
Dopo otto settimane di chiusura delle attività commerciali e la conseguente, ed estenuante, instabilità finanziaria, un gran numero di esercenti non ha perso tempo nel riaprire le proprie porte: alcuni sono stati visti pulire, qualcun altro era già pronto alle 9 in punto, come prevede l’orario d’apertura. E come previsto, in molti punti vendita, banche e farmacie, si sono create lunghe code.
Ogni negozio sembra rispettare dunque la nuova direttiva, con i propri dipendenti che indossano mascherine e rifiutando l’ingresso a chiunque non lo facesse (i proprietari dei negozi avranno il diritto persino di rifiutare l’ingresso alle persone che sembrano malate). Spetterà comunque ad ognuno di loro stabilire le proprie politiche comportamentali, senza tuttavia compromettere le nuove norme di salute e sicurezza. Sì al disinfettante per le mani presente all’ingresso di ogni esercizio commerciale, ma un decisivo “stop” per l’utilizzo dei camerini di prova, in modo da impedire alle persone potenzialmente infette di trasmettere il virus indirettamente tramite capi di abbigliamento, provati e non acquistati. Un piccolo prezzo da pagare dunque, ma che si accetta ben volentieri, pur di avere un assaggio di quella tanto agognata normalità, che si spegne alla chiusura dei negozi, ma ansiosa di ricominciare al meglio il giorno successivo.
Data la sua attuale traiettoria, Malta prosegue con l’obiettivo ottimistico di garantire la riapertura della stragrande maggioranza di tutte le restati attività al più presto possibile. Benché con molte difficoltà – in particolare da un punto di vista economico – l’isola sembra già sulla strada del ritorno al suo essere se stessa, un po’ “pazza” e vivace, e per questo amata dai suoi abitanti e dai turisti.
Valentina Contavalle
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