A Belpasso il Pd “si rinnova” con un direttivo, un presidente, un segretario e due dirigenti provinciali nuovi di zecca. Quella che leggerete non è cronaca, ma il paradigma di un partito che segue il “nuovo corso” del Pd provinciale targato Angelo Villari. Chi non risiede in questi luoghi alle pendici dell’Etna, non conosce i nomi dei protagonisti, ma non importa. Quel che importa è leggere le storie e cosa si muove nel sottosuolo della politica del profondo sud.
Del nuovo direttivo fanno parte lo storico militante Tino Leotta e il “giovane” Enrico Gangemi, premiati per la coerenza dimostrata due anni fa, quando alle elezioni comunali – pur restando dentro il partito – si collocarono nelle liste collegate a Diventerà bellissima, il movimento del governatore “fascista” (per sua stessa dichiarazione) della Sicilia Nello Musumeci, alleatosi di recente con la Lega di Matteo Salvini, che nella giunta regionale esprime un assessore con antiche simpatie per le SS hitleriane.
Entrambi sonoramente bocciati alle urne (come era prevedibile), per uno dei due (il “giovane”) c’è stata la lauta ricompensa da parte del sindaco Daniele Motta (destra “moderata”, dopo anni di centrosinistra): incarico di consulente alle politiche giovanili. Gangemi, pur continuando a militare nel Pd, non ha mai dato conto (né nessuno del suo partito glielo ha mai chiesto) della scelta compiuta. Oggi il meritato riconoscimento, sintesi mirabile di come vecchi e giovani del Pd si ritrovino sempre nei valori di Berlinguer e di La Torre.
Altro premio meritato (come presidente, carica più formale che sostanziale) all’ex sindaco Saro Spina, sia per essere stato uno degli artefici dell’“infallibile strategia” di collocamento a destra degli esponenti di cui sopra, sia per la tenacia e l’abnegazione con la quale, ad ogni elezione, si candida per la poltrona di primo cittadino. Nel lontano 1993 (quando il vento spirava da sinistra) gli andò bene, dopo è stata una collezione consecutiva di sconfitte, ma Spina, pensando di essere ancora nel pre-giurassico, non demorde e dopo avere superato il traguardo dei settant’anni, dicono che prepari la quarta o la quinta candidatura (abbiamo perso pure il conto), stringendo mani e baciando tutti.
Prima di proseguire con l’elenco dei premiati, a beneficio del lettore che forse sconosce alcuni retroscena, ci sia consentito di ricordare che alle ultime elezioni comunali, la sinistra (composta dal Pd e dal movimento La Direzione Giusta, recentemente confluito nei Dem), per la prima volta nella sua storia non presentò alcuna lista per il Consiglio comunale, spianando ulteriormente la strada alla destra che adesso occupa capillarmente gli scranni del civico consesso. Basti pensare che Diventerà bellissima esprime il sindaco, gli assessori e il numero più alto di consiglieri di tutta la Sicilia. Questo per dare un’idea.
Praticamente uno dei partiti più rappresentativi d’Italia come il Pd e un movimento che cinque anni prima aveva espresso due consiglieri comunali, non sono riusciti a raccogliere sedici persone (su una popolazione di quasi 30mila abitanti) per partecipare alle elezioni. Un episodio che la dice lunga sulla profonda crisi in cui è sprofondata la sinistra a Belpasso (e non solo), e sulla totale inadeguatezza di gran parte della sua classe politica.
Nei giorni scorsi uno dei rappresentanti storici del Pd locale, Alfio Testa, ex consigliere provinciale ed ex assessore comunale, ci ha scritto, spiegando i motivi che nel 2018 hanno determinato la mancata presentazione della lista: “L’attuale Segretario Provinciale del PD (Angelo Villari, coinvolto di recente – aggiungiamo noi per completezza di informazione – in alcune intercettazioni in cui emerge un rapporto con qualche esponente della cosca mafiosa Santapaola-Ercolano, al quale il segretario Pd avrebbe promesso posti di lavoro in cambio di voti, ndr.), nelle ultime elezioni amministrative di Belpasso, si è energicamente battuto per evitare che venisse presentata la lista del PD. Aggiungo ora – seguita Testa –che il nostro è riuscito a conseguire l’obiettivo grazie anche all’impegno profuso da un altro ‘pezzo da 90’ del PD che ormai, per fortuna, è passato nel partito di Renzi (il deputato regionale Luca Sammartino, “mister 32mila preferenze”, ndr.). Non mi risulta che il PD ‘non è riuscito a fare una lista di 16 persone’, mi risulta, invece, che non è riuscito a farla dopo l’intervento dei due autorevoli dirigenti del PD”.
Una ricostruzione durissima, “pesante”, poiché proviene da una fonte interna molto autorevole. Secondo quanto dichiara l’ex consigliere provinciale, quindi, ci sono state pressioni da Catania per evitare che il Partito democratico partecipasse alle elezioni amministrative. Perché? E Catania da chi sarebbe stata legittimata nel fare queste operazioni?
Su questo crediamo che il “nuovo corso” del Pd belpassese e della segreteria provinciale dovrebbero dire qualcosa, pronunciarsi con una smentita o con una conferma: se non lo fanno, vuol dire che le parole di Testa sono vere. E sarebbe il caso che il “nuovo corso” chiarisse se è vero che in quelle settimane in cui il Pd era attanagliato dal dilemma di “essere o non essere”, fu la segreteria provinciale a “consigliare” più italianamente di stare con un piede a sinistra e uno a destra, ovvero di “sistemarsi” nel campo avverso, per ritornare successivamente (“da vincitori”) alla Casa madre. Infatti dopo soporifero dibattito interno, nel quale non si registrarono né dissensi, né indignazioni, né incazzature per siffatta proposta, si decise all’unanimità di partecipare al solenne inciucio destra-(sedicente) sinistra
Altro meritatissimo riconoscimento – addirittura come segretario, la carica più importante del partito – è stato attribuito a un altro “giovane” del Pd, Giuseppe Lucio Piana, bravo ragazzo ed ex consigliere comunale de La Direzione Giusta, che nel periodo 2013-2018, non pare che si sia distinto – assieme all’altra consigliera del suo movimento, Aurora Lipera, diventata “collaboratrice” dell’Amministrazione, ed approdata oggi a Italia Viva di Matteo Renzi tramite Sammartino – per particolare piglio nel fare opposizione alla destra imperante.
E dire che di argomenti ce ne sono stati: dal Piano regolatore al “parcheggio d’oro”, dal trasformismo del sindaco all’abusivismo edilizio, dal tentativo di privatizzare il cimitero alle promesse (disattese) di parchi, spazi verdi e tanto altro.
C’è una memorabile quanto istruttiva intervista che il neo segretario del Pd ha rilasciato nel 2017 a L’Informazione sulla clamorosa perdita della Farmacia comunale (un introito per le casse municipali di 300-400mila Euro l’anno). Mentre in città non si parlava d’altro, l’allora sindaco Carlo Caputo, l’attuale sindaco Daniele Motta (al tempo assessore) e il deputato regionale Giuseppe Zitelli (allora vice sindaco), tutti di Diventerà bellissima, rifiutarono di farsi intervistare, dando la netta impressione di aver paura di rispondere alle nostre domande.
A quel punto pensavamo che Piana, da oppositore politico, potesse denunciare i guasti di uno scandalo che a livello locale era ritenuto gravissimo. Invece in quell’intervista negò quello che appariva evidente a chi aveva letto attentamente le carte: le responsabilità del sindaco e della giunta, scaricando l’80 per cento delle colpe ai funzionari comunali, alla Regione e ai suoi colleghi della maggioranza. “Al massimo Caputo – disse Piana – può essere colpevole al 20 per cento”, e però siccome “in quel periodo stava male”, aggiunse (circostanza neanche lontanamente verificata dal consigliere), il rinsecchito 20 per cento si ridusse a percentuali ancora più misere. Dopo la pubblicazione dell’articolo, inveì contro di noi imbastendo una assurda polemica sul titolo del pezzo, insinuando che l’intervista (regolarmente registrata col consenso dell’interessato) potrebbe essere stata manipolata. Un tentativo di spostare l’attenzione da quella intervista che spiegava tante cose. Silenzio del suo movimento, che non ritenne di prendere una posizione su quelle singolari teorizzazioni, né sulla vicenda, né sulle grottesche accuse che il suo consigliere aveva rivolto al nostro giornale. Oggi premiato “sul campo” anche lui: segretario di sezione.
Significativi riconoscimenti anche per Franco Drago – ex assessore di Spina e stratega di quest’ultimo di tutte le Waterloo dopo la sindacatura del ’93 – per aver messo a punto la geniale idea di andare con la destra alle elezioni del 2018, e per Francesco Asero, ex Direzione Giusta, fulgido esempio di equilibrio, di pacatezza e di sobrietà di linguaggio contro il “nemico” di turno, di una raffinatezza di eloquio mai contaminata da volgarità e da violenza verbale, di obiettività improntata sempre sulla verità dei fatti e mai sulla mistificazione e sulla demonizzazione degli altri, e di saggi consigli dispensati al nuovo segretario del Pd, di cui è considerato insostituibile guida spirituale. In questi anni di deriva a destra, Asero si è distinto per avere intrapreso un dialogo costruttivo con un altro campione di tolleranza come l’ex sindaco Caputo, soprattutto nell’intesa trasversale (in questi casi la “trasversalità” destra-sinistra funziona benissimo) di abbattere il “nemico” comune. Ampia e frequente la stima che Asero ha espresso recentemente anche a Villari. Silenzio assoluto sulle intercettazioni che lo vedono coinvolto. Adesso Drago e Asero – dal direttivo provinciale – saranno la stella polare del “nuovo corso” del Pd di Belpasso.
Chi è rimasto a mani vuote da questi premi prestigiosi è Nunzio Distefano, cui a rigor di logica, un riconoscimento andava dato, non fosse altro per il fatto che nel 2018 fu il primo a mettere in pratica il “consiglio” di cambiare casacca. Infatti partecipò (“ma provvisoriamente”) alle elezioni, entrando in una lista del deputato di Forza Italia, Alfio Papale, ex sindaco di Belpasso. La scelta fece rumore: del resto, Distefano era segretario della sezione, il suo partito lo aveva candidato addirittura alla carica di sindaco. Clamorosa debàcle anche per lui: pochi voti e impopolarità a sinistra. Distefano oggi dice che fu una “scelta obbligata” per uscire dalle trappole che i suoi stessi compagni di partito gli avevano teso, ma intanto con questa decisione si è isolato ancora di più. E però, ad onor del vero, va detto che Distefano è stato l’unico esponente della sinistra ad aver fatto opposizione alle giunte destrorse: possono accusarlo di avere esagerato con le denunce alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica, possono dire che a volte sbaglia obiettivo, che altre volte è eccessivo e fuori luogo, che su fb sbeffeggia spesso il suo stesso partito, ma molti fatti e misfatti della politica locale li ha tirati fuori lui con uno studio attento e certosino delle delibere comunali. Distefano adesso viene accusato di tutto, specialmente di trasformismo e di ambiguità. Il problema è che viene accusato dalle stesse persone che hanno fatto le medesime scelte, e anche da chi le ha agevolate, organizzate e avallate. Queste persone invece sono state premiate. L’unico ad essere “punito” per quegli inciuci è stato lui, che comunque, anche se a modo suo, ha fatto opposizione. Un paradosso. Che deve pur significare qualcosa.
Luciano Mirone
Nel rispetto assoluto delle opinioni espresse nell’articolo e della ricostruzione dei fatti – nel complesso puntuale – mi permetto soltanto di fare una precisazione a riguardo di un dato oggettivo, in quanto si tratta di numeri. In realtà non ho “preso pochi voti”. Di certo non ho preso quelli utili a farmi eleggere, ma ne ho presi comunque più di tanti che sono entrati in Consiglio. Ma è acqua felicemente passata! Tant’è che al cospetto del livello riscontrabile nella larghissima parte degli eletti, dentro di me ho maturato la convinzione di dover certamente ringraziare chi mi ha votato, ma forse ancor di più coloro che non lo hanno fatto. Perchè mi hanno risparmiato di dover sostenere confronti a dir poco imbarazzanti.
perfetta analisi.