“Mureru tutti” (sono morti tutti), così seppi che erano morti il Consigliere Chinnici, Salvatore Bartolotta, Mario Trapassi e Stefano Li Sacchi. Lo seppi all’interno di un’ambulanza che mi stava trasportando in un altro ospedale, nel tragitto provavo dolori lancinanti ma non me ne preoccupai, il mio pensiero in un momento di lucidità fu quello di chiedere notizie degli altri all’infermiere che mi accompagnava, mi disse proprio così, senza nessuna delicatezza: mureru tutti. Rimasi muto fino a destinazione, i dolori rimasero ma quasi non li sentivo più.
Arrivato al Civico all’inizio fui sistemato in un lettino del corridoio, ero stonato, rintronato come una campana, non riuscivo a percepire nessun suono, poi venni sistemato in una stanza con altri degenti, che cominciarono a guardarmi con curiosità io avrei voluto gridare ma che cazzo ci guardate, ma non avevo le forze, anche se ero un miracolato ero anche incazzato.
Subito dopo vennero a trovarmi gli amici, parenti, pochissimi rappresentanti delle istituzioni, anche se parlavano parlavano, io non sentivo nulla di nulla.
La prima notte fu terribile, perché mi aspettavo che accanto al mio bel lettino d’ospedale a farmi compagnia sarebbe stata mia madre, invece quando mi risvegliai dall’ennesimo sedativo il primo viso che vidi fu quello di un giovanissimo poliziotto, e quando mi spiegò perché era lì, non fu un bel momento.
Era lì per proteggermi, praticamente venne fuori la falsa notizia che avevo visto sfrecciare un vespino un istante prima dell’esplosione, ma non era per niente vero.
Quindi dopo questa notizia, divenni un potenziale e scomodo testimone, cosicché il Procuratore Pajno dispose di affidarmi una tutela.
Nessuno aveva previsto che questa falsa notizia mi provocò un’indescrivibile ulteriore paura, forse più di quella provata quando ero a terra e pieno di sangue in via Pipitone, ero terrorizzato, perché pensai che a causa di ciò qualcuno sarebbe venuto a tapparmi la bocca.
La notte fu interminabile, volevo piangere perché pensavo a tantissime cose, ma non ci riuscivo, la tutela che mi faceva compagnia mi guardava senza dire nulla, non poteva fare nulla, mi ricordo che più di una volta chiese al medico di guardia se poteva darmi un tranquillante, ma fu inutile.
Vero! Sono salvo, ma a quale prezzo? Qualche stronzo a volte fa delle insinuazioni, a volte ti guardano quasi con disprezzo, ma sono così vigliacchi che non hanno nemmeno il coraggio di dirtelo in faccia. Ma io me ne accorgo dai loro sguardi, gli occhi non mentono mai, ma non l’ho scelto io di salvarmi.
Comunque, miracolo o non miracolo bisogna andare avanti, costi quel che costi, e credo che la morte di Chinnici, Bartolotta, Trapassi, Li Sacchi, l’ho riscattata nel migliore dei modi. Una buona giornata.
Sopra, la strage di via Pipitone Federico a Palermo che nel 1983 costò la vita al giudice Rocco Chinnici e ai componenti della scorta
Giovanni Paparcuri
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