Lo conosce tramite Facebook. Se ne innamora, resta incinta, ma poi comincia il suo calvario con il ragazzo con il quale ha instaurato la relazione sentimentale. Un calvario vero e proprio per questa ragazzina di appena 18 anni di Catania, quartiere Librino, inesperta, ingenua, certa che il mondo dei Social potesse essere il viatico per il sogno della sua vita. E invece, da quel momento, è stato un susseguirsi di minacce, percosse, umiliazioni, con il coinvolgimento delle rispettive famiglie. Insomma, una situazione da incubo per la diciottenne, che alla fine si è rivolta ai Carabinieri per mettere fine a questa vicenda incredibile. Questo il comunicato della magistratura di Catania:
Questa Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito di indagini a carico di un 21enne catanese, indagato per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate, percosse e danneggiamento, ha richiesto ed ottenuto nei suoi confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari eseguita dai Carabinieri della Stazione di Catania Librino.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno fatto luce su un caso di maltrattamenti nei confronti di una giovane di 18 anni, neomamma di una bambina di appena 2 mesi di vita, la quale ha subito la violenza fisica e psicologica del fidanzato sin dall’inizio della loro tormentata relazione sentimentale, nata solo un anno addietro.
La ragazza aveva conosciuto il suo compagno attraverso la comune frequentazione di un noto social media e, forse per uno di quegli “errori giovanili” che inevitabilmente determinano un preciso indirizzo alla propria vita, era rimasta incinta del suo ragazzo dopo appena 4 mesi.
Inizialmente e di comune accordo, il giovane si era trasferito presso l’abitazione dei futuri suoceri ma, sin da subito, il suo carattere irascibile e violento aveva preso il sopravvento.
Continui erano i suoi insulti alla gestante in presenza dei suoi genitori i quali, nonostante sopportassero a denti stretti le umiliazioni inferte della figlia, erano considerati ostili dal ragazzo il quale riteneva che invece condizionassero negativamente la compagna nei suoi confronti.
Il giovane era pertanto riuscito a convincere la fidanzata ad abbandonare l’abitazione familiare per trasferirsi invece in quella dei suoi genitori, scelta questa che ben presto però si rivelò insana per la sua tranquillità psicologica.
Gli insulti infatti, ulteriormente aggravatisi, erano condivisi anche dai genitori del ragazzo che ne approvavano invece il deprecabile comportamento, tanto da far tornare sui suoi passi la ragazza che, chiesto aiuto al padre, era rientrata nella sua abitazione.
Da questo momento la ragazza è stata continuamente oggetto di minacce da parte del suo ex compagno, affinchè riallacciasse la relazione e ritornasse a vivere nella sua casa ma, ai suoi dinieghi, erano cominciate le intimidazioni anche nei confronti di suo padre come quella volta che, recatosi nell’ aprile scorso presso la loro abitazione alle 4 del mattino, si era rivolto al genitore intervenuto in difesa della figlia dicendogli <<… non comandi tu quando io voglio parlare con lei le parlo, tu non sei nessuno vattene o ti ammazzo! Se vengo con mio cognato che ha fatto nove omicidi con te diventano dieci, ti ammazzo, vattene sbirro! …>>.
In effetti, qualche giorno dopo, il genitore aveva sorpreso sotto la propria abitazione il giovane in compagnia del cognato che, spavaldamente, lo aveva minacciato <<…sei un uomo morto! …>>.
Come se non bastasse, dopo ulteriori quindici giorni circa, l’uomo aveva notato dal balcone ancora il cognato dell’ex compagno della figlia mentre era intento a distruggere la sua autovettura con un bastone quindi arrivare una ventina circa di scooter, ciascuno con due persone a bordo, le quali lo sfidavano gridando e deridendolo pubblicamente <<… perché non scendi adesso? Scendi che ti ammazziamo! …>>.
Ma il peggio doveva ancora venire perché la ragazza il giorno della nascita della figlia, per aver preferito la presenza della madre in sala parto anziché quella del suo ex compagno, fece infuriare quest’ultimo che nella sala d’attesa del reparto di ginecologia dell’ospedale Garibaldi di Catania, spalleggiato dal proprio zio, insultò il padre della partoriente <<… sei sbirro che hai chiamato i Carabinieri! …>>, quindi lo percosse lacerandogli l’arcata sopraccigliare e minacciando platealmente anche l’incolumità dell’ex compagna, aggiungendo che sino a quel momento non era stata picchiata solo perché in stato di gravidanza.
L’inverosimile scena di violenza e sopraffazione era stata replicata dal giovane alla sua ex fidanzata allorchè, in presenza dell’infermiera che l’assisteva all’uscita dalla sala parto, le urlò <<… appena esci mia sorella ti “scucchia” (ti picchia), ora che hai partorito sei una femmina che cammina morta! …>>.
Minacce che, dopo neanche un mese, si sono realizzate in occasione di una sua visita presso l’abitazione dei genitori degli ex suoceri, asseritamente per “conoscere” la bambina.
Sul pianerottolo della scala del palazzo infatti, proprio dinnanzi alla porta d’ingresso, il ragazzo aveva ricevuto la bambina tra le braccia dall’ex compagna ma, appena aveva compreso che il padre di lei era assente, ha cominciato ad insultarla con epiteti irriferibili ridandole la piccola e colpendola contemporaneamente con pugni che l’avevano quasi tramortita rischiando di far cadere l’infante, cagionandole così un traumatismo alla testa con una prognosi refertata di 10 giorni.
L’escalation della gravità dei comportamenti posti in essere dal giovane, sopportati sommessamente dalla malcapitata sino al giorno parto, ha indotto quest’ultima a confidarsi con i militari la cui attività, diretta da questa Procura, ha consentito di consolidare il quadro probatorio a carico dell’indagato e di richiedere la misura cautelare poi emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo.
Barbara Contrafatto
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