Il 16 ottobre di 3 anni fa, moriva Daphne Caruana Galizia, uccisa da un’autobomba a pochi metri di distanza dalla sua abitazione, nella campagna maltese di Bidnija.
L’ex Premier Joseph Muscat, definitivamente dimessosi dal Parlamento solo due settimane fa, ha resistito per due anni impedendo l’apertura di un’indagine pubblica sull’assassinio della giornalista. I sostenitori di Daphne sono sempre più convinti che Muscat abbia inventato qualsiasi pretesto per non mettere in atto quel processo, che comunque, alla fine, è stato costretto ad avviare sotto la pressione dell’opposizione, dell’opinione pubblica e delle istituzioni europee.
Nonostante quanto emerso durante l’inchiesta sulla Caruana Galizia, Muscat non ha accettato quello che ormai sembrava ovvio, finendo per umiliare un intero paese: come scordare le immagini, pubblicate per mesi dai quotidiani maltesi, dei festeggiamenti presso Girgenti, mentre socializzava e riceveva ricchi doni dall’imprenditore Yorgen Fenech – ad oggi riconosciuto come primo protagonista dell’assassinio – avvertendolo persino che gli investigatori sospettassero fortemente di lui. L’atteggiamento dell’ex Primo Ministro ha portato la popolazione ad un ritorno al passato, in una Malta di epoca coloniale, soggiogata dal potere dei paesi più forti, senza poter agire di propria volontà.
Ciò che più di ogni cosa invece lascia sbalordita l’opinione pubblica è il modo in cui l’attuale Premier maltese, Robert Abela, stia cercando di liquidare più velocemente possibile l’indagine.
In effetti, secondo quanto si dice nell’Isola, sembra che Abela non possa permettersi che l’inchiesta si estenda sino al 2021, viste le varie bugie dei membri dello Staff designato da Muscat, che stanno venendo alla luce durante le sedute processuali, evidenziando, tra le altre cose, la codardìa di tutti i parlamentari che non hanno mai denunciato fatti tanto gravi e che hanno contribuito a gettare l’isola in cattiva luce.
“Penso che l’inchiesta sull’omicidio di Daphne Caruana Galizia sia un ‘esperimento’: ho alcune riserve sul modo in cui questa non si attenga realmente ai fatti”, dichiarava Abela poco tempo fa.
Sicuramente lasciare il più possibile il suo predecessore Muscat “fuori da possibili guai” – guai non ancora del tutto emersi durante il processo – sembra essere una mossa di riconoscenza, visto l’appoggio che proprio Muscat ha dato ad Abela per l’ascesa alla sua carica di Primo Ministro.
In secondo luogo, a detta dell’opinione pubblica, la reputazione dello stesso Abela è decisamente crollata negli ultimi otto mesi a causa del suo comportamento ritenuto alquanto “presuntuoso” durante la crisi del COVID-19 in corso. Nessuno ha ancora dimenticato, creando un generale malcontento, le sue vacanze in yatch sulla costa siciliana, mentre il virus tornava a minacciare l’isola alla fine del mese di luglio.
Così sono proprio quei “fatti” che tanto osteggia Abela, che fanno dubitare; anche secondo quanto riportato dal quotidiano nazionale Times of Malta, “Abela avrebbe molte più ragioni di cui preoccuparsi, essendo stato tradito proprio dalle dichiarazioni del suo staff”.
Evarist Bartolo, uno dei parlamentari delle fila laburiste più in vista, ha confermato ciò che tutti sapevamo in modo “non ufficiale”, ossia che il vero potere sotto il governo Muscat era distribuito tra lui, Schembri e l’allora Ministro – prima all’Energia, poi al Turismo – Konrad Mizzi. I restanti parlamentari fungevano quindi da “contorno” alle presunte malefatte dei tre.
Medesima dichiarazione anche da parte di Edward Scicluna, attuale Ministro dell’Economia ed anche lui laburista, ma che non avrebbe fatto nulla a tal riguardo proprio per non mettere a repentaglio la sua posizione ministeriale. Ed infine, Chris Fearne, Ministro della Salute e reale protagonista durante la pandemia, che ha sempre sostenuto l’immunità di cui Schembri godeva sotto il Governo Muscat.
Consentire quindi all’inchiesta di andare avanti per un altro anno e di rivelare ulteriori “compromissioni” tra le file del Governo maltese, unita poi all’incognita per il prossimo inverno a causa dell’epidemia da COVID-19, potrebbe persino tradursi in un’ulteriore perdita di fiducia per Abela, facendo guadagnare terreno e consensi al nuovo leader dell’opposizione Nazionalista, Bernard Grech, in vista di prossime elezioni.
Secondo l’opinione pubblica, Abela sta ora cercando disperatamente di assicurarsi un futuro politico più sicuro, per evitare di essere screditato, o persino accusato, esattamente quanto accaduto al suo predecessore, e secondo molti “benefattore”.
Ma l’eredità morale di Daphne Caruana Galizia sta contribuendo alla definitiva scomparsa di Joseph Muscat, cui piaceva farsi appellare cole “invictus”, l’invincibile.
Questa volta, e ancor di più in questo 16 ottobre 2020, non si può dimenticare.
Valentina Contavalle
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