Paghiamo il carattere ondivago di un governo efficace nella Fase 1, ma molto, molto superficiale nella Fase 2, con un “liberi tutti” in estate, in autunno e perfino in questi giorni in cui la curva epidemiologica schizza drammaticamente verso l’alto. E paghiamo tutti l’umoralità di presidenti di Regione, di sindaci, di forze dell’ordine e di noi stessi, che di questa tragedia siamo i veicoli principali soprattutto dal punto di vista psicologico. L’intervista fatta ieri a una passante milanese, andata in onda su Sky Tg24, dà il senso delle contraddizioni che caratterizzano questa pandemia.
Milano, zona movida. Giorno. L’ultimo decreto del governo impone la chiusura di bar e ristoranti dopo le 18. La gente consuma il “mitico” e irrinunciabile aperitivo alla luce del sole. Tutti seduti ai tavoli senza mascherina: si beve e si mangia e quindi bisogna togliere la protezione. E però si deve anche chiacchierare, ridere e scherzare, e così, mentre-ci-siamo, annulliamo pure il distanziamento, come se il virus fosse buono all’ora dell’aperitivo e cattivo dalle 18 in poi.
La telecamera inquadra. La medesima scena, nelle stesse ore, si ripete da Bolzano a Siracusa senza alcuna eccezione (ne vogliamo parlare dei camion dei panini attorno ai quali – naturalmente dopo le fatidiche ore 18 – si assembrano persone di tutte le età?!), ma è la passante intervistata a Milano che con poche battute ci fa capire la confusione che regna all’interno di questo governo e di noi stessi: “Guardate: nessuno rispetta il distanziamento. Intanto a casa ho tre figli obbligati a fare la didattica a distanza”.
Poche parole, un pugno nello stomaco. Che ci fa comprendere come l’economia selvaggia conti più della scuola e perfino più della salute, per cui il governo sembra abdicare, a prescindere dalle battaglie di cui bisogna dare atto alla ministra Azzolina.
Liguria, stesse ore. Il governatore Toti scrive sui Social: “Dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate”. Come a dire: il lockdown riserviamolo agli anziani, ma non scherziamo con i cicli produttivi.
Stati Uniti, stesse ore. Secondo gli esperti, negli ultimi giorni, si sono infettate oltre 30 mila persone (dicasi 30.000) presenti ai comizi della campagna elettorale del presidente uscente Donald Trump. Di questi, nessuno aveva la mascherina né tantomeno rispettava il distanziamento. Il verbo trumpiano prima di tutto: precedenza all’economia (non importa se sana o no), il resto (compresa la salute) che vada al diavolo, compresi i morti da coronavirus e i futuri da “effetto serra” (per chi non lo avesse ancora capito, i due fenomeni sono strettamente connessi, sia perché agiscono in forma subdola senza essere percepiti, sia perché sono antitetici al capitalismo selvaggio, sia perché si nutrono dell’idiozia umana per affermarsi).
Sicilia, stesse ore. Superati i mille contagi in 24 ore. Le terapie intensive – a sentire i sanitari – scoppiano. Da pochi giorni la regione è considerata fra quelle a rischio. Intanto altri due comuni dell’Isola – Vittoria (in provincia di Ragusa) e Centuripe (Enna) – , vengono dichiarati “zone rosse” e si aggiungono a Randazzo (Catania), Sambuca di Sicilia (Agrigento), Mezzojuso (Palermo) e Galati Mamertino (Messina), con i contagi che aumentano vertiginosamente, il governo che nicchia e l’opposizione di centrodestra che grida “ve lo avevamo detto”, dopo aver sbraitato: “Bisogna aprire qualsiasi cosa”. Questo lo stato dell’arte prima della serrata.
Luciano Mirone
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