“Un’altra nomina di convenienza, per logiche di interesse interne ad equilibri che poco hanno a che fare con la tutela del diritto alla salute dei calabresi”. E’ quanto afferma la senatrice Bianca Laura Granato (M5S) in merito alla nomina del nuovo commissario alla Salute della Regione Calabria, il rettore uscente dell’Università “Sapienza” di Roma, Eugenio Gaudio. “Detto questo – prosegue la senatrice – , il decreto Calabria 2 sarebbe stato un ottimo decreto, se messo nelle mani di una struttura commissariale adeguata, in grado di procedere con trasparenza operatività in maniera proficua. Oggi non ci sono, per quanto mi riguarda, le premesse per poterne votare in Aula la conversione”.
La polemica sulla nomina come Commissario alla Salute dell’ex Rettore dell’Università la Sapienza di Roma, invece di placarsi, si acuisce per questa pesante presa di posizione della senatrice Granato del Movimento 5 Stelle (riportata dall’Ansa), che arriva dopo l’annuncio roboante – ritirato nel giro di qualche ora – del Governo nazionale, di cui la senatrice fa parte, di volere nominare il fondatore di Emergency, Gino Strada, a capo della struttura commissariale. Dopodiché, come si sa, è cambiato tutto nel giro di mezza giornata: Strada – è notizia di ieri – è diventato consulente, Gaudio commissario.
Una decisione che molti considerano una clamorosa marcia indietro, e che ricorda lo scontro di qualche mese fa per la mancata nomina dell’ex Pm Antonino Di Matteo al vertice del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria da parte del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che in in primo momento – secondo quanto ha dichiarato lo stesso Di Matteo – aveva deciso per la scelta del magistrato antimafia, salvo a cambiare idea nel giro di poche ore.
A chiarire tutto è stato ieri lo stesso fondatore di Emergency che nel suo profilo Facebook scrive: “Apprendo dai media che ci sarebbe un tandem Gaudio-Strada a guidare la sanità in Calabria. Questo tandem semplicemente non esiste. Ribadisco di aver dato al Presidente del Consiglio la mia disponibilità a dare una mano in Calabria, ma dobbiamo ancora definire per che cosa e in quali termini. Sono abituato – dice – a comunicare quando faccio le cose – a volte anche dopo averle fatte – quindi mi trovo a disagio in una situazione in cui si parla di qualcosa ancora da definire. Ringrazio il Governo per la fiducia e rinnovo la disponibilità a discutere di un possibile coinvolgimento mio e di EMERGENCY su progetti concreti per l’emergenza sanitaria che siano di aiuto ai cittadini calabresi”.
Alla base delle critiche dell’opinione pubblica nei confronti dell’esecutivo nazionale pesa la posizione di Gaudio in merito all’indagine avviata lo scorso anno dalla Procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta “Università bandita”. Oggetto: presunte irregolarità su concorsi accademici che, a parere dell’accusa, “sarebbero stati truccati”.
Il reato ipotizzato nei confronti dell’ex Rettore de La Sapienza è “turbata libertà del procedimento” e riguarda la sua partecipazione a una commissione esaminatrice.
Il 23 luglio scorso la Procura ha notificato al professore, e ad altri 53 indagati, l’avviso di chiusura indagini. Nello scorso settembre Gaudio, su sua richiesta, è stato interrogato dal sostituto procuratore Marco Bisogni e nei giorni successivi il suo legale, l’avvocato Carmelo Peluso, ritenendo «chiarita la sua posizione” ha presentato istanza di archiviazione.
L’allora rettore della Sapienza di Roma, secondo l’accusa, in «qualità di concorrente morale, interpellato su una sua disponibilità a partecipare come membro interno per un’eventuale commissione, rappresentava la possibile presenza di candidati più titolati» di una docente che vi concorreva e «indicava la procedura più sicura per garantirne l’ordinariato».
“Ad usufruire del presunto accordo – come si legge negli organi di stampa – , come docente di prima fascia, sostiene l’accusa, sarebbe stata la professoressa Velia D’Agata, associata di Anatomia, figlia dell’ex procuratore di Catania, Vincenzo, anche loro indagati. Per il troncone principale dell’inchiesta, basata su indagini della Digos della Questura, la Procura del capoluogo etneo ha chiesto il rinvio a giudizio di due ex rettori di Catania, Francesco Basile e Giacomo Pignataro, e di altri otto docenti universitari”
Luciano Mirone
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