Egregio Sindaco di Belpasso, Daniele Motta, lei le partite di calcio preferisce vederle in televisione o dal vivo? Le poniamo questa domanda non a caso, poiché in tivù di esse si ha una visione parziale, mentre se una gara di football la guardi di presenza, del campo di gioco puoi avere una visione completa e quindi puoi renderti conto di tanti aspetti che con l’inquadratura parziale non vedi.
Usciamo dalla metafora e parliamo di fatti concreti: abbiamo l’impressione che gli amministratori che da decenni sono alla guida di questo comune, non abbiano un’immagine completa di un paese sempre più in decadenza.
Si magnifica, tramite Social, l’illuminazione al led di questo o di quel monumento, l’inaugurazione della XV Traversa (per la terza o quarta volta in pochi anni), l’inutile distaccamento del corpo dei Vigili urbani in un quartiere (per la “modica” spesa di 500 mila Euro), la prossima apertura della Farmacia comunale, ed altri interventi di piccolo e medio cabotaggio (tra l’altro isolati), ma si continua a non avere un progetto che tenga conto di una visione completa della città e del territorio.
Signor Sindaco, lei si rende conto di quello che sta succedendo alla nostra città? Non vede come molte case del centro storico stiano cadendo a pezzi, come altre espongano il cartello del “si vende” ed altre finiscano sotto i colpi implacabili delle ruspe? Non vede come gli antichi quartieri che da sempre costituiscono la spina dorsale della comunità stanno scomparendo? Non vede come l’abnorme abusivismo edilizio sta divorando il territorio? Possibile che una persona intelligente come lei non si avveda di questo?
Noi pensiamo che – proprio perché intelligente – lei si stia accorgendo di tutto, ma non possa fare niente, poiché gli interessi di alcuni (non appartenenti a questa amministrazione, ma collegati politicamente con la stessa) sono tali e tanti che di fronte ad essi qualsiasi esigenza di progettualità si blocca, anche a costo di fare sprofondare il paese.
È una situazione dolorosa, perché si sta uccidendo l’anima di un paese un tempo fiore all’occhiello di una provincia: basti pensare alle due banche fondate a Belpasso (con filiali persino fuori provincia), una zona industriale fiorente, uno stadio fra i più belli della Sicilia (almeno fra i dilettanti), due squadre di calcio, due cinema, due arene, un impianto edilizio fra i più originali fra quelli barocchi del catanese, e tanto altro.
Di tutto questo, cosa è rimasto? Poco o nulla. La colpa, ovviamente, non è né sua né dei politici che amministrano questa cittadina da pochi anni, ma confessiamo che da voi – in quanto giovani – ci saremmo aspettati uno scatto di orgoglio e una rottura con il passato che purtroppo non abbiamo visto.
Il progetto di una città è come il progetto di una casa: con le fondamenta, i pilastri, il salone, la cucina, il bagno, le camere da letto. È possibile realizzare una casa senza un progetto? Scontata la risposta. E’ possibile amministrare una città senza prevedere una programmazione che tenga conto dello sviluppo urbanistico, sociale ed economico della stessa? Anche in questo caso la risposta dovrebbe essere scontata. Dovrebbe…
La programmazione di una città si traduce con tre parole semplicissime: Piano regolatore generale (Prg) attraverso il quale – nel giro di alcuni anni – puoi programmare la costruzione di scuole, di impianti sportivi, di parchi, di ospedali, di piazze, di strade, e soprattutto puoi progettare la riqualificazione del centro storico: un investimento economico che deve prevedere la valorizzazione di tecnici e di maestranze locali.
Lei, signor sindaco, sa sicuramente che il Piano regolatore di Belpasso è scaduto “solo” da diciassette anni, senza che né “vecchi”, né “giovani” amministratori abbiano sentito l’esigenza di rinnovarlo, come impone la legge e il buon senso, dato che il Prg redatto nel 1992 dall’architetto Lima è talmente surreale da aver definito “pessima” l’edilizia barocca del centro storico (tanto per fare un esempio).
La svolta si sarebbe potuta dare nel 2013, quando il “giovane” Carlo Caputo diventò sindaco e si ritrovò su un piatto d’argento (offerto dal precedente commissario Sajeva) la possibilità di conferire l’incarico del nuovo Piano regolatore ad uno dei migliori urbanisti d’Europa, il prof. Leonardo Urbani, che si era aggiudicato il bando.
Sarebbe stata una grande occasione di rinnovamento per tanti motivi: intanto perché Urbani ha quella indispensabile visione del campo di calcio che la politica (“questa” politica) ha dimostrato di non avere, e poi perché, essendo sganciato da certe logiche, avrebbe potuto lavorare autonomamente per redigere uno strumento urbanistico adatto alle esigenze di una comunità come Belpasso, con il vantaggio di completare il lavoro in sei, massimo otto mesi, pena il pagamento di penali previste dalla legge.
Si verificò il contrario. Con un atto incredibile (“200 mila Euro di parcella per Urbani sono troppi, meglio risparmiare”), Caputo revocò l’incarico all’urbanista per conferirlo nientemeno che all’Ufficio tecnico comunale, che spesso (a prescindere dalla validità di funzionari e dipendenti) si è mostrato inadeguato per molto meno a causa della mancanza di strumenti necessari, figuriamoci un lavoro complesso come il Prg.
Caputo evidentemente pensava che attraverso la nomina di un consulente avrebbe risolto il problema. Invece – come purtroppo avevamo previsto – è stato capace di perdere cinque anni fra slogan, promesse non mantenute e qualche statua con la quale pensava di portare turisti a frotte.
Lei signor sindaco, che di Caputo è stato uno dei più fedeli collaboratori, invece di rompere con la logica vecchia, logora e stantia del suo predecessore, ne ha seguito il modello, lasciando il Piano nelle secche dell’ufficio tecnico e prendendo un altro consulente.
Intanto i manufatti del centro storico cadono a pezzi, l’abusivismo edilizio avanza, le associazioni aspettano da anni il Parco delle Torrette, il paese si desertifica sempre più, le attività economiche del centro storico soffrono, mentre ai margini della città si scaricano incredibili colate di cemento.
Possiamo permetterci di chiederle uno scatto di reni per il bene del nostro paese? Perché non rifà il bando e conferisce il Piano regolatore ad un grande urbanista come succede nei posti normali?
Luciano Mirone
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