L’ex Pubblico ministero del processo Trattativa, Antonio Ingroia, e il movimento del quale è fondatore, Azione civile, si fanno promotori di “Comitati di resistenza” da istituire in tutta la Sicilia per opporsi alla realizzazione dei depositi di scorie nucleari in diversi punti dell’Isola, come indicato dal Governo nazionale anche per diversi altri siti ubicati in tutta la Penisola. Ingroia nei giorni scorsi, attraverso un video, aveva invitato i siciliani ad una “rivolta civile” contro quello che giudica un atto di prevaricazione che viene imposto dall’alto.
Stamattina l’ex Pm (che oggi svolge la professione di avvocato) rinnova l’appello con una nota: “Cade dall’alto, come una doccia gelata, la notizia che il nostro prezioso territorio rientrerebbe nei paesi scelti per il deposito di rifiuti nucleari come annunciato nella notte tra il 4 e il 5 gennaio”.
“Azione Civile Sicilia-Ingroia si oppone con Resistenza e dice NO! ai rifiuti tossici in angoli di Sicilia che costituiscono Patrimonio dell’umanità”.
“Nelle zone individuate, in cui rientrano Trapani, Calatafimi-Segesta, l’area tra Castellana Sicula e Petralia Sottana, Butera, oltre alle indiscutibili ripercussioni ambientali e con gravi ricadute negative sulla salute di cittadini/e, provocherebbe un danno irreversibile a territori a vocazione prettamente turistica ed agricola. Ricchi di beni comuni naturali ed archeologici che il mondo ci invidia”.
Quindi Ingroia ribadisce l’appello sia ai siciliani che agli italiani “per ribadire con forza il nostro NO AI RIFIUTI RADIOATTIVI attraverso la costituzione di Comitati di Resistenza in tutta la Sicilia, in tutta Italia a partire da Calatafimi Segesta”.
Intanto anche l’associazione culturale BCsicilia prende posizione sullo stesso argomento ed e”esprime totale contrarietà alla scelta di inserire la Sicilia nell’elenco delle possibili zone in cui l’Italia dovrà costruire il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”.
“La mappa dei potenziali siti (ossia la CNAPI, Carta nazionale aree potenzialmente idonee), circoscritti per lo stoccaggio perpetuo delle scorie nucleari, eredità dell’ormai lontana storia dell’atomo in Italia ma anche della recente attività universitaria e ospedaliera, individua sette regioni che hanno zone compatibili con le necessità di un tale sito. Tra esse la Sicilia che non si salva da questa grande e perenne servitù, nonostante i cosiddetti criteri di selezione, stilati dall’ISIN, parlino di luoghi poco abitati, con modesta sismicità, senza vulcani né rischi di frane e alluvioni: proprio i contorni della Trinacria”.
“L’ipotesi – si legge nel comunicato – appare semplicemente irricevibile. Ci opporremo in tutti i modi a questa scelta scellerata, che ha visto la totale esclusione delle comunità coinvolte e l’individuazione, a priori, di sette regioni idonee: non si comprende in base a quali criteri”.
“I territori individuati in Sicilia sono di straordinario valore paesaggistico e culturale e da anni cercano faticosamente di costruire percorsi di promozione turistica che sarebbero mortificati e umiliati da una scelta simile: sarebbe la fine per aree che tentano di risollevarsi da una storica arretratezza e abbandono”.
“Vogliamo ricordare – conclude Bcsicilia – che, terremoti e dissesto idrogeologico a parte, la Sicilia, martoriata sotto il profilo ambientale, ha già pagato un tributo altissimo in termini di inquinamento e avvelenamento del territorio, ma anche di servitù militari, come il famigerato MUOS con le sue onde elettromagnetiche prodotte dal sistema satellitare ad alta frequenza sicuramente non esente da rischi. Come si suol dire: abbiamo già dato!”.
Barbara Contrafatto
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