Denunciati a Viagrande (Catania) 28 furbetti dei “buoni spesa”, molti dei quali percepivano il reddito di cittadinanza. A scoprire il fatto, i Carabinieri della locale Stazione al termine di un’articolata attività investigativa finalizzata ad accertare illeciti penali in ordine alla indebita percezione dei buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari, emessi dallo Stato allo scopo di fornire immediato ristoro agli indigenti che, in occasione dell’emergenza sanitaria pandemica  covid-19, non avevano ricevuto nessun altro tipo di sostegno pubblico. 

I militari hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Catania le 28 persone di età compresa tra i 25 e i 68 anni, residenti nei comuni di Viagrande e Aci Bonaccorsi, poiché ritenute responsabili di “falsità in scrittura privata, rilascio di dichiarazioni mendaci e produzione di atti falsi,  nonché truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”.

“La concessione del sostegno economico ad integrazione del reddito delle famiglie quale misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale – scrivono i Carabinieri – è subordinata ad una serie di requisiti reddituali e patrimoniali che cumulativamente ciascun nucleo familiare deve possedere al momento della presentazione della domanda e conservare per tutta la durata dell’erogazione del beneficio”.  

I controlli, come detto, hanno evidenziato che diversi nuclei familiari percepivano altre forme di sostegno economico (reddito di cittadinanza). “Di conseguenza – si legge nel comunicato -, sulla scorta delle informazioni acquisite, le autocertificazioni presentate sono risultate prive dei requisiti previsti nel bando, anche perché in altri casi i nuclei familiari si sono addirittura ‘sdoppiati’ o ‘accorpati”, come è successo a una donna “che dichiarava che il proprio nucleo familiare era composto da due persone mentre in realtà era costituito da tre, omettendo di indicare che uno dei figli fosse già percettore di reddito da lavoro dipendente,

Un’altra donna dichiarava invece che il proprio nucleo familiare era composto da quattro persone mentre, di fatto, il marito e uno dei due figli erano residenti in un altro immobile.

Poi c’è il caso dei due coniugi, residenti sotto lo stesso tetto, che presentavano due distinte istanze per ottenere il beneficio. E infine il detenuto agli arresti domiciliari che, pur essendo unico componente del nucleo familiare, nella dichiarazione accorpava altri tre componenti, padre, madre e sorella, anagraficamente facenti parte di un altro nucleo familiare. 

Nella foto: i Carabinieri di Viagrande (Catania)

Barbara Contrafatto