A Malta la campagna vaccinale contro il Covid 19 procede tra paura ed incertezze per le nuove varianti del virus, ma anche con la prospettiva di ricominciare.
Martedì 16 febbraio, secondo quanto dichiarato dal Ministro della Salute Chris Fearne, l’Isola ha registrato il primo caso di variante sudafricana di Covid-19, che si aggiunge ai agli oltre 50 della variante britannica.
Nonostante il recente aumento dei casi – ed un numero di morti apparentemente in crescita, in rapporto alla popolazione isolana – non tutte le notizie relative alla pandemia Covid-19 sono negative.
Il programma di vaccinazione sta sicuramente procedendo ad un ritmo costante. Malta è stata classificata come uno dei paesi in Europa con il più alto tasso di vaccinazione – con 3,7 persone vaccinate ogni 100 – davanti a Danimarca, Irlanda, Lituania e Spagna.
Le vaccinazioni contro il Coronavirus sono iniziate subito dopo Natale: la priorità è stata riservata ad operatori sanitari, case residenziali per anziani, assistenti e persone di età pari o superiore agli 85 anni. L’inizio tuttavia non è stato dei più rosei: per tutto il mese di gennaio, la velocità di somministrazione del vaccino si è dimostrata un punto piuttosto controverso; mentre il Governo celebrava il “successo”, l’associazione degli infermieri MUMN (The Malta Union of Midwife and Nurses) affermava quanto la campagna stesse procedendo troppo a rilento, probabilmente anche a causa di diversi problemi logistici e di alcuni disguidi: incredibile la storia delle lettere destinate a persone decedute per invitarle a fare il vaccino.
Una serie di equivoci che hanno causato ritardi, mancate presentazioni e scarsa organizzazione nei centri sanitari. Molto spesso si è assistito a scene non proprio edificanti: anziani ammassati – talvolta sotto la pioggia – senza alcun modo per mantenere il distanziamento sociale.
Fotunatamente la situazione sembra essere nettamente migliorata: ad oggi si contano circa 55 mila vaccinazioni effettuate, con un anticipo di ben due settimane rispetto alle iniziali prospettive.
Il 91 per cento di tutti i “frontliner” – medici, personale sanitario e forze dell’ordine – ha ricevuto la somministrazione del vaccino. Secondo un calendario stabilito dal Ministero della Sanità maltese, tutti i lavoratori a diretto contatto con il pubblico – tra cui in particolare insegnanti e personale scolastico, del trasporto pubblico, di uffici postali e delle banche – inizieranno a essere vaccinati a partire dalle prime settimane di marzo.
Prevista infine per l’inizio di maggio la vaccinazione per la restante popolazione, che resta in attesa dell’approvazione persino di un quarto vaccino, “Johnson & Johnsons” – ad aggiunta di quello Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca -, di cui Malta ha già previsto un’ordine di 250mila dosi che accelererebbe la tempistica sulla conclusione della campagna.
Settembre è stato identificato come il mese entro il quale si dovrebbe raggiungere “l’immunità di gregge” sull’isola; la fine dell’anno 2021, invece, per l’inoculo di tutta la popolazione.
Questo, dunque, non è il momento di abbassare la guardia. Sembra che Malta sia all’ultimo giro di boa nella gara contro il CoronaVirus; chiaramente, l’ultima cosa che si dovrebbe rischiare di fare, in questa fase delicata, è annullare il buon lavoro svolto dai funzionari sanitari, viste tutte le difficoltà, i sacrifici e le perdite economiche e di persone.
L’isola ed i suoi abitanti hanno cominciato a vedere la luce alla fine del tunnel. Si inizia a guardare verso il giorno in cui la vita tornerà alla normalità.
Nella foto: l’ospedale Mater Dei di Malta
Valentina Contavalle
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