Perché Paternò, grosso centro in provincia di Catania, non diventa “zona rossa” malgrado i 161 nuovi contagi registrati nella settimana che va al 16 al 23 aprile? Perché tutto rimane invariato, malgrado il parametro stabilito dal governo nazionale che prevede “250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti”? Perché una città di circa 47mila abitanti – a Paternò la restrizione dovrebbe scattare con un un minimo di 117 contagi– non viene dichiarata “zona rossa”? Perché il sindaco Nino Naso continua a dirsi contrario al provvedimento?
Alle emittenti locali, il primo cittadino – pur ammettendo i numeri – afferma di non essere d’accordo sull’istituzione delle “zone rosse” (“Non serve a niente, meglio un lockdown nazionale”) facendo intendere che la colpa della cattiva gestione della pandemia è tutta del governo nazionale e dei cittadini. Naso in questi mesi ha provveduto più volte a sanificare le scuole e i luoghi pubblici, ma questo non è bastato per arginare il rischio. Evidentemente i controlli non sono stati efficaci, visto che per stessa ammissione del sindaco si vedono un sacco di persone assembrate e senza mascherina. Naso intanto lascia la patata bollente nelle mani di Musumeci, al quale si ostina a non richiedere la misura restrittiva, come fanno gli altri sindaci per fronteggiare l’emergenza.
Ma allora perché il presidente della Regione non provvede comunque ad istituire la “zona rossa”, dato che sul suo tavolo arrivano ogni giorno i dati dell’Asp? Non è la prima volta che a Paternò si registrano cifre allarmanti: quattro mesi fa – fra novembre e dicembre – si è arrivati a superare i 600 contagi al giorno (il calcolo è stato eseguito per difetto).
Come è stato “gestito” il dato dei 31 positivi relativi allo scorso 30 aprile, quando attraverso il drive in, sono stati effettuati i tamponi rapidi? Perché non si è detto quanti dei 31 contagiati sono residenti a Paternò? Perché non si è eseguita una proiezione numerica in relazione ai 47mila abitanti? È sufficiente – per farsi comprendere dal cittadino medio – scrivere che l’incidenza del contagio è pari al 3,26%?
C’è un’interlocuzione “ufficiosa” fra il sindaco di Paternò e il governatore della Sicilia su questo argomento? Se sì, in quali termini? Leggendo i dati pubblicati sulla pagina facebook del Comune notiamo alcune singolarità di difficile intendimento.
L’Amministrazione si limita ad offrire la cifra complessiva dei “positivi”, degli “ospedalizzati” e dei pazienti in “isolamento domiciliare”, senza specificare il dato dei contagi in merito alle ultime ventiquattro ore e dei guariti (totali e provvisori). Eppure gli altri Comuni – grazie ai dati forniti dall’Asp – lo fanno. Perché Paternò no?
Il cittadino che vuol sapere il potenziale “colore” della sua città deve prendere la calcolatrice, fare le addizioni sulle differenze giornaliere e moltiplicarle per i sette giorni trascorsi. Insomma, una operazione che invece di semplificare, complica la vita della gente che vuol saperne di più.
Lo scorso 23 aprile la signora Maria Pia Di Giuseppe scrive sulla pagina Fb del Comune: “Escludete i commenti che non vi convengono, perché esprimono la realtà”. Facebook conferma: “Alcune risposte potrebbero essere state escluse”.
Leggendo i post dell’Amministrazione municipale in riferimento alle ultime settimane, vediamo (ma può darsi che ci siamo distratti) che manca il dato complessivo dei deceduti dall’inizio della pandemia ad oggi. Circa un mese fa si è appreso che i morti a causa del virus sarebbero 80. Da alcune settimane – sempre nella pagina fb del Comune – non risultano nuovi decessi. Quindi delle due l’una: o non ce ne sono stati, oppure i numeri non sono stati caricati. Eppure si calcola che nel frattempo in città si sono verificati almeno altri 11 decessi legati al virus. Quindi siamo a una novantina. Una cifra considerevole in rapporto al numero degli abitanti. Ma questo, “ufficialmente”, la gente non lo sa. A paternò i conti non tornano neanche sui morti.
Luciano Mirone
Secondo me l’unica cosa sensata è quella di denunciare questi amministratori pubblici per attentato alla salute dei cittadini. Non approntano adeguati controlli per verificare il rispetto delle regole anticontagio, non istituiscono la zona rossa sebbene i numeri siano tali da richiederla, ma percepiscono lauti stipendi….