Lunedì scorso il sindaco di Belpasso (Catania) Daniele Motta (“dato il significativo aumento dei contagi registrato nella settimana appena trascorsa”), preannunciava con un comunicato diffuso attraverso i Social e gli organi di informazione, “la massima restrizione anti Covid-19: Belpasso prossima zona rossa”, in quanto, “unica scelta possibile, unica sensata, unica responsabile”.
Siamo arrivati a venerdì e ancora non si capisce come il sindaco del comune etneo intenda procedere. Chiariamo: questo articolo non è un attacco al primo cittadino di Belpasso, semmai vuole evidenziare come la situazione di Belpasso sia la conseguenza di una politica nazionale e regionale che nei confronti del Covid continua ad avere un approccio tra lo schizofrenico e il superficiale, di cui spesso le comunità locali pagano conseguenze devastanti. Basti pensare ai colori delle regioni, ai parametri stabiliti in base a non meglio precisati criteri oggettivi (visti i risultati scadenti), alla foga con la quale – seguendo il verbo salviniano – buona parte della classe dirigente ha chiesto di riaprire “tutto e subito”.
Anzi, bisogna dire che il Comune di Belpasso – per quanto riguarda la prevenzione – ha mostrato buona organizzazione, sia in occasione dei drive in per i tamponi, sia in occasione delle vaccinazioni: questo per rafforzare il concetto di cui sopra.
Detto questo, per capire i tentennamenti e le ambiguità di una politica nazionale e regionale che col virus ha deciso di conviverci, è interessante seguire (anche) quel che succede a Belpasso.
Lunedì 26 aprile. Il sindaco, dopo avere preannunciato la “zona rossa”, scrive: “La zona rossa forse fa paura, ma continuare così si può? A discapito di chi? Di noi stessi e dei nostri cari! Continuare così, dopo aver fatto tutto quello che potevamo fare, potrebbe voler significare imbattersi in prospettive molto più ‘paurose’ di una zona rossa che invece ha scopi esclusivamente precauzionali”.
E poi: “In attesa che i vaccini producano gli effetti sperati, ci aggrapperemo a questa prossima condizione con lo spirito che ci ha sempre contraddistinto, quello di chi non si arrende mai”.
Nel comunicato del sindaco di quel giorno si apprende che “i morti complessivi registrati a Belpasso dall’inizio della pandemia ad oggi sono 30”, numero che scende a 29 in una errata corrige diffusa nei minuti successivi.
Martedì 27 aprile. Si verifica il “miracolo”. Soltanto 2 nuovi contagi e ben 16 guariti. “Grazie ai numeri di oggi – scrive Motta – Belpasso si colloca (spero non) momentaneamente sotto la soglia di allerta, quella stessa soglia che ieri, invece, mi ha visto costretto ad anticiparvi il probabilissimo inserimento di Belpasso nella lista dei ‘Comuni rossi”.
“Oggi – seguita il primo cittadino – il nostro caso rimane ‘in attesa’ e strettamente sotto osservazione”. Zona rossa scongiurata? “Per il momento sì – afferma Motta – ma è presto per dirlo. I numeri sono altalenanti”. E infine: “Vedremo cosa ci riserverà la giornata di domani, nella speranza che i numeri si confermino buoni”. Della serie: ha da passa’ a nuttata.
Mercoledì 28 aprile. Speranza vana: 28 contagi e 10 guariti, con un “abbassamento” ufficiale del numero dei morti complessivi, che adesso diventano 26. “Numeri che si commentano da soli”, afferma il sindaco.
“Però – chiosa – c’è un’informazione che vorrei darvi per completezza: l’aumento dei numeri di oggi è dato soprattutto dall’incremento dei positivi all’interno dello stesso nucleo familiare. Cosa abbastanza inevitabile. Se ieri, di un dato cognome avevo 1 solo membro, oggi ne ho visti 5. Stessa cosa per diverse altre famiglie”.
E ancora: “I numeri di domani – afferma Motta – saranno piuttosto decisivi per capire che piega prenderà questa settimana per Belpasso”.
Giovedì 29 aprile. 35 contagi, 10 guariti. “Oggi peggio di ieri, c’è poco da dire”, commenta il sindaco. “Decisivi i numeri di domani”. Insomma, un’altra nottata sfigata.
E siamo a oggi, venerdì 30 aprile, alla vigilia di un week end come quello dell’1 maggio, nel quale assisteremo ad assembramenti di ogni tipo, con e senza distanziamento, con e senza mascherina, con e senza disinfettante, con e senza quel “buon senso” dei cittadini che spesso il sindaco di Belpasso auspica nei suoi post.
Qui, egregio sindaco, non si tratta dell’augurabile “buon senso” di cui molti italiani spesso sono (siamo) sprovvisti, ma di regole certe, che la politica ha il dovere di fare rispettare in nome della salute e del benessere economico di tutti. Se molti non le rispettano, la politica ha il dovere di intervenire.
Possibile che ancora si debbano vedere capannelli di persone che, incuranti del virus, stazionano a dieci centimetri l’una dall’altra senza protezione nei luoghi di maggiore ritrovo? Possibile che fenomeni del genere non si riescano a controllare adeguatamente? Possibile che ancora non si capisca che sono proprio questi soggetti che mettono a rischio la vita di una comunità?
Lei, signor sindaco, in ogni occasione – dal Covid all’abusivismo edilizio, fino ai divieti di sosta – lamenta di poter disporre soltanto di “9 vigili urbani” che dovrebbero coprire “un territorio vasto” che si estende “fino alla provincia di Siracusa”. Addirittura in questi giorni, nei suoi post, ha detto: “E nessuno mi venga a dire che sono mancati i controlli o le attenzioni da parte nostra”.
Scusi Motta, ma allora, secondo lei, cosa è mancato? Temiamo che gli appelli al “buon senso”, se non sono seguiti dal rigore, rischiano di essere prediche inutili, specie se si pensa che i Vigili di Belpasso spesso vengono utilizzati per combattere i venditori ambulanti, colpevoli – in un periodo drammatico come questo – di chissà cosa.
Rispettiamo il suo sfogo, signor sindaco, ma le ricordiamo quel che ha fatto qualche tempo fa il suo collega di Bari: consapevole della pericolosità della situazione, è sceso personalmente in strada per redarguire bonariamente quei cittadini che non rispettavano le norme anti Covid.
Nessuno pretende che lei faccia altrettanto, ma con quell’atteggiamento “di buon senso”, il primo cittadino del capoluogo pugliese ha creato “un clima” di deterrenza, seppure bonario.
Comunque allegria, domani è il primo maggio. Vediamo cosa ci riserva la nottata.
Nella foto: Belpasso (Catania) vista dall’alto
Luciano Mirone
In via P. Piemonte ci sono una centenaria, tre ultranovantenni e diversi ultraottantenni che seppur abbiano prenotato la somministrazione del vaccino non vengono contattati. Qualcuno può far qualcosa o servono solo per ricevere la vista del Sindaco e delle Assessore quando hanno compiuto i 100 anni e poi quando devono essere portati al seggio per votare il candidato che le va a prendere a casa ? a che serve sciorinare numeri su numeri quando poi non si parla o si nascondono questi casi di inciviltà sanitaria ?
Sembrerebbe che in cabina di regia anticovid siano subentrati alcuni esponenti belpassesi di attività commerciali “allergici” alla zona rossa, che hanno “consigliato” di soprassedere alla famigerata zona rossa… In un paese normale tali individui sarebbero stati accompagnati nelle patrie galere.
….. le patrie galere oggi sono piene di immigrati come se gli Italiani fossero tutti rispettosi della legalità …