È una Taormina nuova quella che da ieri, domenica 27 giugno 2021 – e fino a sabato 3 luglio – ospita la 67.ma edizione del festival cinematografico, targata anche quest’anno Videobank. Nuova e per certi versi inedita. Nuova per il boom di turisti nazionali e internazionali che ‘dopo’ la pandemia da Covid-19 – il dopo è relativo, con la variante Delta in agguato – si stanno riversando nella Perla dello Jonio per ricominciare a gustare la vita, con l’immagine dello spettacolo più bello del mondo che può rendere l’idea, il gioco pirotecnico – con lapilli e fontane di lava incandescente ad altezze incredibili che formano straordinari ghirigori nell’aria e diventano un tutt’uno con il gioco fuoco delle feste padronali dei paesi etnei – che l’Etna in eruzione offre quando le luci della sera prendono il posto di quelle del giorno.
Inedita per il colpo d’occhio che la marea argentata e dorata dei nastri sistemati lungo corso Umberto – motivo di un acceso scontro fra favorevoli e contrari -, da Porta Messina a Porta Catania, dà nelle ore notturne, quando lo scintillio ondeggia, seguendo il refolo della brezza marina che ‘accarezza’ questo paese siciliano sospeso fra cielo e mare, e tu hai la sensazione di trovarti in una sorta di Mecca del Cinema caratterizzata dalla distesa sfavillante di pellicole oro e argento.
A darti il segnale che il Festival è iniziato – con le sue proiezioni al Teatro greco di sera, e al Palazzo dei Congressi di mattina, e le manifestazioni culturali alla Casa del Cinema, i concerti e le feste e tanto altro – è il red carpet sistemato a Piazza Sant’Agostino, o piazza Mocambo, dal famoso bar fondato negli anni cinquanta dal mitico Robertino nel cuore dello struscio taorminese, con il bellissimo murales del pittore Bernard dove campeggiano i più grandi personaggi che lo hanno frequentato, quasi di fronte all’altra terrazza sul corso che è il Wurderbar, raffinato locale di marca mitteleuropea che si affaccia sul mare a strapiombo, sull’Etna e sull’hotel San Domenico.
Sì, il tappeto rosso è il segnale per tutti – ragazze, ragazzi, signore e signori – che il Festival, dopo un anno e ben sessantasette edizioni è sempre qui, malgrado le controversie che la storia ci riserva ogni tanto.
E quindi è il caso di farsi immortalare da un selfie o da una foto scattata da un turista di passaggio o dagli amici più timidi, con lo sfondo del nuovo manifesto dell’evento che ritrae il famoso bacio fra Burt Lancaster e Deborah Kerr in Da qui all’eternità, una rivisitazione stilizzata da Ginevra Chiechio, con una scelta cromatica più calda e luminosa rispetto all’originale, di una delle sequenze più intense e sensuali nella storia del cinema.
Questa pedana scarlatta, nei prossimi giorni, sarà calpestata da piedi più famosi, ma adesso si presta alla grande – un po’ per gioco, un po’ per scherzo, un po’ per convinzione – per un magnifico post su Facebook, come a dire al mondo intero Io c’ero.
Questo dà il senso dell’importanza del Festival del cinema di Taormina, un tempo l’Oscar europeo, più importante addirittura di Venezia, di Cannes, di Berlino, con i divi che oggi vediamo sui manifesti, allora presenti, in carne e ossa, al Teatro greco per ritirare i famosi David di Donatello.
Oggi di divi ce ne sono altri, ma al centro c’è sempre lei, Taormina. Bellissima. Intramontabile. Mitica. Con il suo teatro antico, i suoi vicoletti, le sue chiese, i suoi giardini.
Quell’Io c’ero gridato al mondo intero, vuol dire, Io-ci-sono, Io-voglio-ricominciare-da-qui. Da questo sogno. E’ il nuovo capitolo che si sta aprendo. Non è il passato. È l’eternità.
Luciano Mirone
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