Notizia di pochi giorni fa, la Pilatus bank – entrata nella cronaca maltese degli ultimi anni – è stata multata dall’Unità Antiriciclaggio per una cifra pari 4,9 milioni di euro,mentre i suoi alti funzionari incriminati con l’accusa di un “grave e sistematico fallimento” nel seguire le leggi antiriciclaggio. L’indagine sulle operazioni della Pilatus Bank ha rilevato decine di transazioni potenzialmente sospette; per i titolari dei conti, la Pilatus ha rappresentato per mesi una tappa intermedia per trasferire fondi da paesi considerati ad alto rischio di criminalità.
Come rivelato dalla giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa con un’autobomba nel 2017, due dei principali clienti della banca erano proprio le figlie del presidente dell’Azerbaigian, İlham Aliyev – solamente loro sembra abbiano fatto transitare oltre 120 milioni di euro, in prestiti e depositi.
Avere questa clientela d’elite, era spesso messa in discussione, se si considera la fonte dell’estrema ricchezza e del reddito della famiglia Aliyev, in un paese ricco di petrolio e noto per la corruzione e i traffici illeciti. Secondo quanto dichiarato dalle ultime indagini, circa il 25 per cento dei fondi detenuti da vari clienti presso la banca proveniva dagli Emirati Arabi Uniti, dalla Turchia, dal Kazakistan e, appunto, dall’Azerbaigian. La vicenda merita uno sguardo più da vicino su cos’era la Pilatus Bank, dall’ascesa al definitivo declino.
Nel settembre 2012 Ali Sadr, il rampollo di una famiglia benestante iraniana naturalizzato negli Stati Uniti, aveva richiesto una licenza bancaria maltese, in veste di proprietario e presidente della futura Pilatus Bank; nonostante alcuni rallentamenti normativi generati dal fatto che in effetti Sadr non avesse alcuna esperienza nel settore bancario, nel gennaio 2014 la neonata banca ottenne la licenza dalla MSFA, l’ente regolatore finanziario di Malta.
Si sorvolò su alcune condizioni che avrebbero richiesto l’introduzione di un azionista più esperto nella banca, poichè lo stesso Sadr fece un passo indietro rispetto alla sua posizione per la gestione. Quel mese segnò l’inizio delle attività della Pilatus in veste di banca privata, orientata verso facoltosi clienti stranieri, introdotti principalmente dallo stesso Sadr o da altri alti funzionari vicini all’uomo.
I nomi che transitavano per la banca erano davvero importanti: tra i più noti, il negoziatore energetico cinese Chen Cheng – coinvolto in una sospetta corruzione legata alla società di energia maltese Enemalta-.
Nel corso dei mesi che seguirono, la Pilatus fece notevoli eccezioni, acquisendo tra la sua elitaria clientela l’allora Capo Staff del Governo Muscat, Keith Schembri, ed il suo contabile nonchè manager della controversa società finanziaria Nexia BT, Brian Tonna.
Proprio Schembri sembra avesse avuto rapporti d’amicizia con Sadr, avendo peraltro partecipato nel 2015 al matrimonio del banchiere insieme all’allora Premier Joseph Muscat.
Nell’ottobre 2015, l’MFSA segnalò la necessità di una revisione approfondita delle operazioni della banca, raccomandando all’Unità di Antiriciclaggio maltese FIAU di focalizzare in maniera particolare i conti dei clienti più facoltosi: già allora era piuttosto evidente che una pratica comune tra i clienti della Pilatus fosse proprio quella di trasferire ingenti somme di denaro da un conto ad un’altro, talvolta tramite prestiti forniti dalla stessa banca e rimborsati in un periodo di tempo eccezionalmente breve. Tutte queste operazioni avvenivano senza alcun controllo, nè preoccupazioni, da parte dei dirigenti della Pilatus che le giustificavano come un comune servizio della banca per i suoi clienti.
Nel marzo 2016, la FIAU si prodigò nel fare un’ispezione tra le operazioni della banca, recandosi direttamente alla sede di Tax Biex; da quell’improvviso controllo si ricavò solamente il blocco dell’imminente apertura di una filiale di punta a Londra – sembra che Sadr avesse persino inviato una mail di reclamo a Keith Schembri, per lamentarsi di come le accuse mosse dalla FIAU avessero bloccato i suoi progetti-.
La Pilatus ne uscì comunque indenne, portando la FIAU ad una “marcia indietro” sulle sue valutazioni. Ancora oggi, l’Unità di Antiriciclaggio sembra non essere in grado di stabilire se, al momento di quel primo sopralluogo, la banca fosse già in possesso di altre informazioni e documenti atti proprio a mostrare che tutte le operazioni fossero assolutamente a norma di legge.
Nell’aprile 2017, la Pilatus fu di nuovo sotto i riflettori: sembra che la banca avesse facilitato dei pagamenti – legati a corruzione – per la società Egrant, di proprietà della moglie dell’allora Primo Ministro Joseph Muscat.
Tali dichiarazioni, pubblicate dalla giornalista Daphne Caruana Galizia, erano coincise con una fuga di notizie sui precedenti risultati della FIAU e sui suoi “frettolosi” controlli sul riciclaggio di denaro presso la banca, dati che furono riportati dal quotidiano nazionale Times of Malta.
Nonostante la natura delle accuse su Egrant, l’allora Procuratore Generale, Peter Grech, non riscontrò alcuna base legale per intervenire. A tutt’oggi, tra i dati della Pilatus, non sono mai state trovate tracce di un account a nome della società Egrant.
Nel 2018, l’Autorità Bancaria Europea concluse che la stessa FIAU avesse violato a sua volta le leggi antiriciclaggio dell’UE, per non aver immediatamente sanzionato la banca durante il sopralluogo dl 2016, e nel mese di marzo, fece nuovamente irruzione alla Pilatus sequestrando tutti i suoi dati, nel tentativo di arrivare fino in fondo sulle operazioni eseguite dalla banca.
L’arresto nello stesso anno di Ali Sadr negli Stati Uniti, ha innescato la catena di eventi che hanno poi portato alla revoca della licenza della Pilatus Bank. L’MFSA destituì Sadr ed il suo team dalla gestione dalla banca, mettendola nelle mani di un amministratore nominato dal regolatore finanziario; solamente nel mese di novembre, la Banca Centrale Europea ritirò formalmente la licenza della banca, su raccomandazione della stessa MFSA.
Sadr rispose a sua volta con una serie di azioni legali, sostenendo che l’azione contro la sua banca era motivata da lotte politiche interne al Paese e ciò, a suo dire, era dimostrato dal fatto che “funzionari corrotti” stessero prosciugando la banca dei suoi beni. Nel marzo 2020, Sadr è stato dichiarato colpevole delle accuse di violazione delle sanzioni all’Iran. Tutte le accuse contro di lui sono state successivamente ritirate a seguito di gravi errori procedurali da parte dei pubblici ministeri statunitensi.
Nonostante sembri che la saga Pilatus Bank abbia finalmente trovato un degna conclusione, non è possiblie negare i danni irreparabili recati alla reputazione del Paese, dando una percezione errata della sua competenza e di un’indubbia integrità dei suoi leader politici e dei capi degli organismi di regolamentazione. Bisognerebbe solo capire di chi sono le responsabilità. Malta ha ancora bisogno di sapere se ci sono altri “scheletri nell’armadio” della banca incriminata.
Valentina Contavalle
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