Una donna su una macchina rossa. La macchina rossa viene trascinata dalla furia dell’acqua che scende violentemente da via Etnea, a Catania, mentre la pioggia scroscia incessantemente sul fiume impazzito e spinge ogni cosa in direzione di piazza Duomo, di Porta Uzeda, del mare.
Quella macchina sembra un siluro che si mantiene a fior d’acqua. Una provvidenziale fioriera installata in mezzo alla strada la blocca. La donna non sa se rimanere a bordo o se scendere. Il fiume si gonfia, aumenta di livello, la donna è terrorizzata, teme di rimanere intrappolata e decide di scendere.
Indossa una giacca rossa e un paio di pantaloni blu. Dal balcone osservano la scena, la filmano e la implorano: “Resta in macchina, resta in macchina, non scendere”. Scappa qualche parolaccia, ma è più un’imprecazione contro il destino che contro la signora.
Lei tenta di guadagnare il marciapiede, non riesce ad avanzare neanche di un centimetro. Dall’auto prende l’ombrello per ripararsi, ma come fai a ripararti da un uragano?
A un certo punto, dall’angolo della strada, sbuca un ragazzo. Nessuno sa chi è. Sfida l’acqua impazzita e tutti restano a bocca aperta per il bellissimo gesto.
Ha un giubbotto e dei pantaloni scuri. Qualche testimone che siamo riusciti a contattare dice che si tratti di un extracomunitario. Di lui non sappiamo nient’altro. In cuor nostro speriamo che lo sia davvero, ma speriamo anche che si tratti di qualcuno di quei quartieri catanesi dimenticati da Dio e dalla politica.
Si sfila la cintura, affronta la furia, la lancia verso la donna con la speranza che lei l’afferri, riesce addirittura ad avvicinarsi alla donna. Il video dura qualche minuto, poi si interrompe, quindi non conosciamo l’epilogo. Viene pubblicato sui Social e diventa virale, come virale diventa l’intervista che il sito online di Repubblica fa alla signora salvata.
Lei ringrazia il suo “salvatore”, che in altra epoca avremmo definito “eroe”, o magari “angelo del fango”, come nel 1966 furono chiamati i volontari giunti a Firenze da tutte le parti d’Europa per salvare i fiorentini dall’alluvione che sommerse la città. Ma in tempi di retorica dell’antiretorica questo tizio resta tale, o al massimo “il ragazzo dal giubbotto scuro”.
E allora abbiamo cercato altre testimonianze per completare il video. Come è riuscito “il ragazzo dal giubbotto scuro” a salvare “la signora dalla giacca rossa”?
Il ragazzo – ci dicono – si è spostato nel bar di fronte, ha preso l’ombrellone, ne ha legato la cinghia all’estremità e finalmente ha raggiunto la donna. Non sappiamo altro. Ma non importa. Sappiamo soltanto che lei si è salvata. E questo basta. Nel ventunesimo anno di inizio millennio di questa apocalisse annunciata, forse non tutto è perduto. Non sappiamo neanche se “il ragazzo dal giubbotto scuro” sia stato, nel frattempo, rintracciato da qualche organo di informazione per essere intervistato.
A noi piace chiamarlo eroe, o al limite angelo. In attesa di pubblicare il suo nome e il suo volto, lo ringraziamo per averci dato la possibilità di sperare negli esseri umani.
Luciano Mirone
Un bellissimo esempio, ormai rarissimo. Che il Buon Dio lo aiuti e lo ricompensi per l’umano gesto.
Nel teatrino che ho visto nel sito c’era un imbecille che gridava nei confronti della signora dicendo che era cretina, voglione addirittura defindo pazza una persona in difficoltà pazza. A differenza di chi ha preso l’iniziativa di soccorrerla un gesto spontaneo diverso da quello del cronista e mi hapresuntuoso, che dal balcone di via Etnea faceva lo stronzo. Fare i critici affacciato al balcone Guardandosi lo spettacolo e facendo il cronista da stadio se ne poteva fare a meno, invece di dire chi fazzu scinnu era più intelligente gettare Una corda legata al balcone e correre in soccorso della signora in 8tPericolo. Adesso è più corretto chiedere scusa alla signora