Mai avremmo pensato di scrivere un articolo sulla possibilità che Berlusconi diventasse presidente della Repubblica. Se sentiamo l’esigenza di farlo, se il Fatto quotidiano indice una petizione per scongiurare questa possibilità, se i Social sono pieni di vignette satiriche con il Cavaliere che giura solennemente di “difendere la prostituzione”, è perché una notizia del genere o fa inorridire o fa ridere. Come nel 1994. Quando il fondatore di Forza Italia bevve “l’amaro calice” e scese in campo.
L’eventualità – ancorché sottovalutata, oggi come allora – è reale. Può darsi che Berlusconi non sarà eletto, ma il fatto stesso che l’ipotesi venga considerata, deve far riflettere sulla totale mancanza di senso etico di questo Paese.
Non è il Berlusconi puttaniere che ci scandalizza. Quello tutt’al più può turbare le menti caste di certo moralismo al quale, in fondo, Silvio – al di là delle apparenze – al Quirinale non dispiacerebbe.
È il Berlusconi piduista, il Berlusconi colluso, il Berlusconi amico di mafiosi come Mangano, di condannati per mafia come Dell’Utri (fondatore di Forza Italia e suo principale punto di riferimento), il Berlusconi del G8 di Genova, il Berlusconi corruttore di milioni di coscienze con programmi diseducativi mandati in onda dalle sue tivù, il Berlusconi delle leggi ad personam, il Berlusconi che demonizza i magistrati, il Berlusconi pregiudicato.
Ma più di Berlusconi, a scandalizzarci fino alla nausea è quel popolo (e quella destra) pronto ad acclamarlo se egli dovesse sedersi sulla poltrona che è stata dei De Nicola, degli Einaudi, dei Saragat, dei Pertini e così via.
Un popolo che non si indigna di fronte a questa possibilità, è un popolo ignorante (nella migliore delle ipotesi) o in mala fede (nella peggiore) perché non sa, o finge di non sapere, cosa sono quei poteri (di cui l’ex presidente del Consiglio è permeato) che hanno corroso la democrazia e la vita civile di questa Nazione.
No, non è tanto l’eventualità di Berlusconi Capo dello Stato a scandalizzarci, quanto l’imbarbarimento di una parte di questo Paese che, invece di dire un semplice e garbato No-grazie, prima ce lo ha regalato per tanti anni a Palazzo Chigi, e adesso vuol ripetere il capolavoro mandandolo al Quirinale.
Nella foto: l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi
Luciano Mirone
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