“I soldi stanziati dal piano nazionale di rinascita e resilienza (Pnrr) ci sono, ma gli enti pubblici faticano a programmare, come dimostrano anche i continui slittamenti delle scadenze dei bandi che riguardano occasioni importanti sia a livello sociale che di crescita economica”.

È questa la sintesi  del convegno svoltosi alla Camera del lavoro di Catania sul tema: “PNRR: tra potenzialità e criticità per costruire il futuro di Catania e provincia”. 

Con la sua relazione, il segretario generale della Cgil, Carmelo De Caudo, ha avviato il confronto sottolineando “la grande opportunità del PNRR che ci mette tutti in una posizione di responsabilità storica. Per Catania e provincia lo stanziamento dei fondi del Piano nazionale ripresa e resilienza, ammonta a 186 milioni di euro. Sapere leggere i problemi del territorio, se si fa sindacato in una città complicata come Catania, significa saper indicare eventuali soluzioni o almeno valide chiavi di lettura. Affinché non si sbagli, affinché non si perdano le occasioni di sviluppo”. 

Il pericolo però esiste. La Cgil guarda prima di tutto al Welfare e al suo inevitabile legame con la sanità pubblica ribadendo che il Distretto “Catania città” continua a non convocare gli incontri di concertazione. 

De Caudo si chiede: “Che fine faranno quei fondi non spesi che possono ancora essere rimodulati?”. La Cgil annuncia una stretta vigilanza “affinché tutti i bandi che si stanno esitando siano al centro dell’interesse  dei 7 distretti del catanese”, e chiede con forza una medicina del territorio sempre più strutturata.

“I PTA, ossia i Presidi territoriali di assistenza, non esistono ancora, eppure, quanto sarebbero stati utili in questa fase così delicata per la salute fisica e mentale di ogni cittadino”, ha aggiunto il segretario, che ribadisce la necessità di un rafforzamento dei consultori, necessari proprio ai cittadini più fragili, ipotizzando l’utilizzo dei finanziamenti del PNRR.

Ancora De Caudo ricorda la necessità di puntare sui quartieri, sul turismo e sulle reti museali senza dimenticare i trasporti e l’opportunità di utilizzare 235 milioni di euro previsti nel Pnrr, disponibili per l’ interramento delle ferrovie e permettere dunque il prolungamento della pista aeroportuale.

“La gestione dei fondi non sembra ancora avere raggiunto il giusto grado di responsabilità e consapevolezza da parte degli enti pubblici locali”, ha concluso De Caudo. 

Per Anna Privitera, direttrice GAL Terre di Aci, “il PNRR è una grandissima opportunità per il settore pubblico e privato ma richiede uno sforzo massimo, per raggiungere i risultati previsti dallo stesso programma. L’auspicio maggiore è che non si perda di vista il coinvolgimento della cittadinanza, tanto nella progettazione quanto nell’attuazione. Diversamente, non si potranno ottenere cambiamenti significativi. Da mesi – dice Privitera – assistiamo ad un proliferare di bandi e chiamate a progetti ai quali i comuni del nostro territorio stanno cercando di partecipare con grandissimo sforzo degli uffici tecnici, già oberati delle mansioni di ordinaria amministrazione. Registriamo forte l’esigenza dei comuni di essere supportati con maggiori e qualificate risorse”.

Il vice sindaco facente funzioni di sindaco di Catania, Giuseppe Bonaccorsi, a proposito dei progetti legati alle Ferrovie ha  segnalato il suo disappunto rispetto a quella che lui ha definito “una velocizzazione della tratta ma nulla di più”, sul fronte della Palermo-Catania, e per giunta “sulla base di un progetto redatto 20 anni fa. Il cittadino di Catania non è dunque messo nella stessa condizione di un cittadino di una città del nord”. 

La Cgil ha ricordato al sindaco facente funzione che l’ unico distretto che non ha ottemperato alle linea guida del 2022 è stato proprio quello di Catania. 

L’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, ha invece posto l’accento sulle “case di comunità che in Sicilia saranno 50 grazie al PNRR e funzioneranno da filtro tra il territorio da una parte e i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta dall’altra”. Ma ha anche esplicitato la difficoltà di programmare per il PNRR in vista dell’impossibilità di provvedere a riempire di nuovo personale le eventuali nuove strutture.

Il segretario generale di Cgil Sicilia, Alfio Mannino, ha sottolineato che “per Catania come per ogni altro luogo riteniamo che sia fondamentale partire dai bisogni del territorio. Catania è una città con grandi potenzialità. Vanta un’agricoltura con forti tipicità e presenta potenzialità anche per quanto riguarda il turismo e ha un tessuto industriale con molte eccellenze, come nella farmaceutica e nell’high tech. Sotto il profilo economico ci possono essere prospettive di sviluppo, ma per questo obiettivo occorre affrontare le criticità con grossi investimenti nelle infrastrutture, ad esempio nell’intermodalità, e nei settori strategici. In questa fase il ruolo delle istituzioni locali è fondamentale, a Catania come altrove. La nostra azione di sollecito  quindi continua. Nutriamo qualche preoccupazione sul fatto che l’attenzione delle forze politiche possa essere distolta dalle prossime scadenze elettorali e per il fatto che il sindaco di Catania sia attualmente sospeso. Auspichiamo tuttavia che ci sia un sussulto di orgoglio della classe dirigente per non perdere le opportunità che si offrono col Pnrr e con i fondi europei”. 

L’assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone ha ricordato che in Sicilia i fondi PNRR saranno destinati soprattutto a misure di riqualificazione e formazione di disoccupati e percettori di sussidi. “Stiamo pensando alla profilazione, alla formazione e ai tirocini – ha detto-. E abbiamo messo in campo la ricollocazione collettiva. È nostro dovere intercettare senza traumi i lavoratori che transitano, o che saranno  costretti  a transitare, da un azienda all’altra”.

I lavori sono stati conclusi da Gianna Fracassi, vice segretaria generale della Cgil nazionale. “Quella sul PNRR non è una discussione tecnica ma straordinariamente politica; accade nel momento in cii si allocano le risorse, privilegiando  un aspetto piuttosto che un altro. Abbiamo 230 miliardi da spendere in 5 anni. Se noi non riusciamo a raggiungere i risultati, sarà il fallimento di tutti. Il rimpallo di responsabilità non funziona. Con le risorse di Next generation gli obiettivi sono chiari da due anni. Con questi soldi si possono fare molte cose particolari ma non possono essere usati per spese di rafforzamento degli organici pubblici, eccetto la progettazione a tempo determinato. Ma a medici, infermieri, insegnanti ci dobbiamo pensare noi”.

Redazione