Cinquanta anni fa a Ragusa veniva ucciso l’ingegnere Angelo Tumino, consigliere comunale del Movimento sociale italiano e figura molto discussa impegnata nel commercio di antiquariato. Secondo le indagini, in quella zona costiera, all’epoca, il materiale antico era scambiato con partite di stupefacenti, in un contesto in cui Cosa nostra e il neofascismo – che probabilmente avevano raggiunto una saldatura attraverso la presenza di certe figure altolocate – non erano esenti da tali traffici. Del delitto Tumino si occupò il giovane giornalista de L’Ora Giovanni Spampinato, il quale, unico fra i vari cronisti ragusani, scrisse che per l’uccisione dell’ingegnere era stato indiziato Roberto Campria, figlio del presidente del Tribunale, che otto mesi dopo avrebbe ucciso il giornalista che continuava indagare e a scrivere sulle verità inquietanti che riguardavano l’omicidio del professionista, e sui movimenti dei neofascisti locali collegati a Stefano delle Chiaie, allora ricercato per essere uno degli artefici della “strategia della tensione” che nel 1969 culminò con la strage di piazza Fontana a Milano.
Sul delitto Tumino (mai risolto, ma riaperto da alcuni mesi fa grazie al paziente lavoro degli inquirenti ragusani) offre oggi una preziosa testimonianza nella sua pagina Fb, Salvatore Spampinato, fratello minore di Giovanni, che in un libro di prossima pubblicazione racconterà diversi aspetti inediti di questa drammatica vicenda. Questo il testo.
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Nel tardo pomeriggio del 25 febbraio 1972 ignoti uccisero l’ingegnere Tumino con un colpo di pistola al centro della fronte e lo abbandonarono in una sperduta trazzera di campagna.
Il suo corpo fu trovato il giorno dopo da una contadina. Gli inquirenti dissero che si trattava di un delitto misterioso, e così è rimasto fino ad oggi, facendo parte dei misteri italiani.
Gli autori del delitto Tumino non sono stati individuati, e non ha avuto giustizia. Questo delitto per lungo tempo ha interessato l’intera città di Ragusa, per l’efferatezza, i misteri, i sospetti su Roberto Campria, figlio dell’allora presidente del tribunale, i dubbi sull’operato dei magistrati, e la successiva uccisione di Giovanni Spampinato che stava indagando giornalisticamente per scoprire cosa c’era dietro quel delitto.
Giovanni Spampinato è stato ucciso dopo 8 mesi da Roberto Campria, il sospettato numero uno del delitto Tumino, e il primo ad essere stato lungamente interrogato.
Il pomeriggio che Tumino venne ucciso fu visto uscire di casa assieme a Roberto Campria e un’altra persona, e quando gli inquirenti misero a confronto la testimone con alcuni conoscenti di Tumino, stranamente non convocarono Roberto Campria, pur sapendo che era l’amico più intimo di Tumino, e la testimone l’aveva ben descritto (lo riconoscerà dopo 4 mesi tramite una foto che le verrà mostrata dal giudice istruttore Ventura).
Roberto Campria era in procinto di sposarsi con la figlia di un noto avvocato di Ragusa, ma, dopo un mese dal delitto Tumino, la fidanzata l’ha lasciato per i sospetti che la città aveva su di lui. E quando il giudice istruttore Ventura gli chiese l’alibi (dopo 4 mesi), Roberto Campria disse che il pomeriggio del 25 febbraio era stato ininterrottamente con la sua fidanzata fino a mezzanotte, ma la fidanzata (dopo altri 3 mesi, perché i tempi investigativi furono estremamente ed inspiegabilmente molto lunghi) non confermò l’alibi di Roberto Campria dicendo che si allontanò per 40 minuti, proprio nell’orario che Tumino fu ucciso, e nessuno chiese mai a Campria dov’è andato e cosa ha fatto in quei 40 minuti.
Giovanni Spampinato è stato l’unico giornalista a fare il nome di Roberto Campria rivelando che era l’unico indiziato, e molte altre cose importanti, ad esempio che Tumino nel pomeriggio del 25 febbraio fu visto da alcuni contadini in una zona di campagna chiamata Cava Corallo in compagnia di una persona, ben descritta, mentre cercavano Villa Romeo, e lo riferì anche al giudice istruttore.
I contadini testimoni vennero interrogati e fornirono una descrizione univoca della persona vista con Tumino, ma non venne fatto un identikit e non gli fu chiesto di Villa Romeo, quindi non venne effettuato alcun sopralluogo nella villa per capire cosa c’era, e cosa stesse cercando Tumino. Roberto Campria dopo avere ucciso Giovanni Spampinato uscì dal delitto Tumino.
Dopo 20 anni, per la prima volta, giornalisti e scrittori hanno cominciato a leggere e rileggere i documenti prodotti in quegli anni, ponendo dei dubbi sulla conduzione delle indagini relative al delitto Tumino, e negli ultimi 30 anni se ne è discusso molto.
Anche sull’uccisione di Giovanni Spampinato, pochi anni fa è emerso dai documenti che in una delle due pistole (della quale si è sempre detto che l’abbia usata Roberto Campria), la polizia scientifica la stessa sera dell’omicidio accertò che non vi erano impronte.
Questo fa pensare che ad uccidere Giovanni Spampinato non è stato solo Roberto Campria, ma il rapporto della polizia scientifica non non fu preso in considerazione sin dal primo momento. E anche le dichiarazioni rese dai 5 soccorritori non vennero prese in considerazione.
Sul vero motivo dell’uccisione di Giovanni Spampinato non è mai stata fatta luce, e anche il suo lavoro di giornalista d’inchiesta fu subito insabbiato.
Io, Salvatore Spampinato, fratello minore di Giovanni, da cinque anni lavoro ininterrottamente a questa vicenda e ho appena finito di scrivere un libro basato esclusivamente su tutto quello che è documentato, per dissolvere in modo definitivo le molte dicerie e falsità messe in giro in questi 50 anni da chi ha voluto autoassolversi per non avere fatto niente di utile perché si arrivasse a trovare la verità.
Ho voluto raccontare nel modo giusto tutta la vicenda che ha interessato l’intera città e ha visto numerosi colpi di scena fine a se stessi, e come la giustizia ha fallito sia per Tumino che per Giovanni Spampinato.
Il libro sarà pubblicato a breve, e io tornerò presto a parlare di questa vicenda perché il 27 ottobre ricorrerà il 50° anniversario dell’uccisione di mio fratello Giovanni Spampinato.
Come sempre dò la mia disponibilità ad affrontare questi argomenti e l’intera vicenda con chi vuole saperne di più, anche nelle scuole, come ho già fatto più volte.
Redazione
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