Maggio 1992. Una delle più pericolose eruzioni della storia (iniziata un anno prima) minaccia il centro abitato di Zafferana Etnea. Dopo una serie di consultazioni di esperti, si decide di deviare il canale lavico all’interno di un “canale d’invito”. L’operazione ha buon esito. Il magma (che cesserà il suo deflusso nel 1993) viene dirottato verso la Valle del Bove. Zafferana è salva. Gli abitanti tirano un sospiro di sollievo. Da allora sono passati trent’anni.
Giuseppe Nicolosi (geologo ed esperto vulcanologo) in quei mesi fu incaricato dal Comune di Zafferana di effettuare due compiti delicati: 1) la redazione dei rilievi geo-topografici (tachimetrici ed orografici) nella zona di Valle Calanna (per la salvaguardia delle opere idriche presenti); 2) la realizzazione del progetto di sbarramento artificiale per fermare l’avanzata della colata lavica.
Dott. Nicolosi, cosa ricorda di quell’evento?
“E’ stata una delle eruzioni più importanti del Novecento: fu emesso un volume significativo di magma sul versante Est della Valle del Bove. L’evento eruttivo è stato denso di significato: si è potratto per oltre 430 giorni, con inizio nella notte fra il 13 e 14 dicembre 1991. Ha messo in luce delle problematiche che fino ad allora non si erano verificate. La colata lavica, pur iniziando da quote altimetriche elevate (2 mila 450 metri sul livello del mare) arrivò nel tempo fino a 600 metri. Nel suo decorso dalle bocche e dalle fessure laterali poste a quota 2450 metri ( sotto la Montagnola), la colata lavica modificò l’assetto morfologico e topografico della Valle del Bove (distruggendo il Rifugio Gino Menza) e successivamente cambiando l’assetto naturale anche della Val Calanna. La colata arrivò fino a Piano dell’Acqua (modificando anche il suo aspetto naturale) a breve distanza dal centro abitato”.
Si trattò di un’operazione complessa?
”Molto. La colata, che aveva rallentato la sua corsa, fermandosi e accumulandosi alle spalle del sentiero Schiena dell’Asino, aveva consentito la possibilità di studiare e ubicare la possibile barriera a mezzo di terra. Il sito prescelto si collocava fra Val Calanna e Portella Calanna. Tale operazione richiese un grande sforzo di mezzi e di uomini, con l’ausilio della Protezione Civile che se ne fece carico nella sua realizzazione”.
Citiamo alcune date importanti: 7 e 8 agosto 1894, 8 maggio 1914, 19 marzo 1952, 19 e 25 ottobre 1984, 26 dicembre 2018. Si tratta di ricorrenze importanti per la popolazione dell’Etna, poiché la parte orientale del vulcano è stata interessata da forti crisi sismiche. Possiamo dedurre che ciclicamente (in media ogni 40-50 anni) in queste zone si verificano forti terremoti?
” Vivendo su un vulcano attivo, il fenomeno eruttivo e sismico va di pari passo con quella vulcano-strutturale dell’edificio. La differenza degli eventi sismici nel territorio è legata sia al sistema sismogenetico del vulcano che a quello geostrutturale regionale che è legato alle strutture profonde (ad esempio la faglia Ibleo-Maltese e la faglia della Val di Noto, che influiscono nella formazione ed evoluzione dell’Etna). Il concetto ciclico non è del tutto attendibile in quanto dipendente dalle energie tensionali e da quelle magmatiche”.
Nel 2021 e all’inizio del 2022, l’Etna è stata protagonista di numerosi e violenti fenomeni parossistici che hanno creato notevoli disagi alle popolazioni dei paesi pedemontani. Il 14 maggio 2022, il vulcano ha ripreso la sua attività in maniera più “dolce “, con un passaggio da attività esplosiva a quella effusiva. Secondo lei cosa sta succedendo?
”Il sistema eruttivo dell’Etna è sempre cambiato nelle fasi e nei modi. L’Etna è un vulcano prevalentemente effusivo ma negli ultimi periodi abbiamo assistito a fasi di violento parossismo con nubi di cenere con associate modeste colate laviche sommitali. Ciò deriva dal fatto che il chimismo dei gas e dei fluidi varia a seconda del sistema di alimentazione (dal mantello o dai serbatoi posti a differenti profondità)”.
Possiamo prevedere delle eruzioni anche a bassa quota?
“Prevedere un’eruzione in un sistema complesso come quello dell’Etna, caratterizzato dal fatto di essere in continua evoluzione e modificazione, non può escludere a priori la possibilità di eruzioni laterali anche a basse quote, anche perché va considerato che eventi del genere si sono sempre verificati”.
Giuseppe Russo
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