Scusate, qualcuno può spiegare il significato dei 5 quesiti referendari per i quali il popolo italiano è chiamato ad esprimersi il 12 e il 13 giugno? Non lo chiediamo noi, ma il rag. Ugo Fantozzi, che non possiede internet e neanche un livello culturale alto, come i Signori che lo hanno promosso. E’ vero, basta una semplice ricerca sul Web (e a volte neanche quella è sufficiente) per chiarire il senso di questa “urgente” necessità della Lega e del Partito radicale di ricorrere al referendum. Ma il dramma vero è per chi, come il mitico Fantozzi, non ha internet e non possiede un livello culturale alto.
Sarebbe auspicabile – magari la prossima volta – che chi promuove referendum così incomprensibili, approfondisca certi dati in relazione al tasso di analfabetismo e di semi analfabetismo esistente nel nostro Paese, associandolo alla percentuale di disimpegno, di astensione e di sfiducia verso qualsiasi iniziativa che certa politica porta avanti da decenni, e alla fine faccia le sue conclusioni, specie se pensiamo che la “consultazione del popolo sovrano” i suoi costi li ha: per i cinque i quesiti, segretari e scrutatori percepiranno 192 euro (dove si vota “solamente” per il referendum), mentre ne guadagneranno 208 dove contemporaneamente si voterà per il rinnovo dei sindaci e dei Consigli comunali. I presidenti di seggio, invece, guadagneranno 262 euro (solo referendum) e 282 (anche elezioni amministrative). Il tutto, ovviamente, esentasse. Moltiplichiamo queste cifre per il numero dei comuni italiani e facciamoci un’idea del denaro pubblico impiegato per questa operazione.
Fatta questa premessa, passiamo ai cinque quesiti, immaginando che in cabina si trovi un elettore di cultura non proprio eccelsa come Ugo Fantozzi, per giunta sprovvisto di internet, alle prese con le 5 schede consegnategli poco prima dal presidente di seggio.
1) Incandidabilità. “Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi”. Si tratta della legge Severino, di cui non tutti conoscono i contenuti, ma tutto sommato si tratta di uno dei punti più comprensibili di questo referendum, almeno per il grande Fantozzi.
2) Limitazione delle misure cautelari. “Abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274 (comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale”. Qualcuno può spiegare qual è “l’ultimo inciso”? Può spiegare qual è la legge di cui si parla, magari per evitare che Fantozzi, una volta in cabina, non venga preso dalle convulsioni?
3) Separazione delle funzioni dei magistrati. “Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati”. Dopo che Fantozzi è stato portato sull’orlo della crisi di nervi, il quesito 3, forse più semplice degli altri, a condizione di conoscere il significato dei termini “requirente” e “giudicante”, può servire a risollevarlo un po’: vuoi tu, cittadino Fantozzi, che chi è stato pubblico ministero (e quindi ha svolto indagini su qualcuno), diventi giudice ed esprima un verdetto di condanna o di assoluzione sulla persona per la quale il giorno prima ha indagato? Vuoi tu che chi è stato giudice diventi pubblico ministero?
4) Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. “Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte”. E qui, dopo che Fantozzi si era illuso di poter superare quel terribile senso di frustrazione che lo porta a sentirsi cretino di fronte a cotanta scienza, viene assalito dal solito raptus di prendersela con lo Stato. Ricorda con nostalgia ben altri referendum, quello fra monarchici e repubblicani, fra divorzisti e anti divorzisti, fra abortisti ed anti abortisti e comincia a sudare freddo, maledice il momento in cui ha deciso di andare a votare, avrebbe voglia di gridare “questi referendum sono una vera “cag…”, ma siccome bisogna mantenere il contegno, i carabinieri sono a un passo e la mitica signorina Silvani è segretaria di seggio, preferisce esprimere il suo rancore in un altro modo, approfittando del segreto dell’urna. Legge il quesito successivo e mette in opera il “piano segreto”. Prende la matita e si esalta: scrive e soprattutto… disegna.
5) Consiglio Superiore della Magistratura. “Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura”. Adesso che il nostro Eroe ha capito come vendicarsi, tira fuori la mezza lingua, si elettrizza e si lascia andare in silenzio a quel florilegio di volgarità che caratterizza il suo inconscio quotidiano quando è al cospetto del suo odiato direttore. Malgrado i conati di vomito e il senso si svenimento, esce rinfrancato dall’urna con quel ghigno da “vendicatore solitario” e pensa a quella frase che vorrebbe urlare ma che non osa pronunciare perché è un perbenista futtuto, “andate tutti a fare in …”. Si trattiene, perché nel frattempo la signorina Silvani, con quel sorriso mefistofelico gli chiede: “Fantocci, l’ha fatto il suo dovere?”. Lui gonfia il petto ed orgogliosamente risponde “sì, l’ho fatto”.
Luciano Mirone
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