“I video che elogiano Totò Riina sì. Per l’algoritmo di TikTok non c’è niente di male nell’esaltazione del più grande stragista della storia d’Italia. L’audio delle minacce mafiose a Giorgio Ambrosoli, quello invece no: viola i termini e le condizioni di utilizzo per ‘Molestie e bullismo“.
Alla vigilia del trentennale della strage di via D’Amelio, WikiMafia denuncia Tik Tok per una “censura” che il noto Social network avrebbe attuato nei confronti dell’associazione antimafia in merito ad un video realizzato da quest’ultima sulle minacce ricevute da Giorgio Ambrosoli prima di essere ucciso, in cui si ravvisano le parole “cornuto e bastardo”.
Ambrosoli è l’avvocato nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana e delle attività finanziarie del banchiere legato alla P2 e alla mafia Michele Sindona, assassinato l’11 luglio 1979 da un sicario di Cosa nostra ingaggiato dallo stesso Sindona. Una delle storie italiane più significative di quei decenni su cui WikiMafia ha acceso i riflettori con il video per fare memoria e per far conoscere un “eroe borghese” come Ambrosoli.
“Per carità – scrive WikiMafia – , l’algoritmo è una macchina perfetta ma di per sé stupida. Quello di Facebook ne è la prova lampante, tanto che già subimmo cinque anni fa una censura record proprio perché eravamo contro la scarcerazione di Totò Riina. Evidentemente quello di TikTok, se riconosce parole come ‘cornuto e bastardo’, a maggior ragione se totalizza in poche ore oltre 10mila visualizzazioni, sospende il video”.
“La cosa grave però è un’altra – dice WikiMafia – : di fronte al nostro ricorso, in cui abbiamo spiegato di cosa si trattasse e del perché avessimo pubblicato quell’audio, TikTok ha confermato la sospensione. E a 5 giorni dalla rimozione, di fronte a un altro reclamo più dettagliato, permane la sospensione del video per ‘Molestie e bullismo”.
“Il video – spiega WikiMafia – fa parte da tre anni del MafiaVlog dedicato a Giorgio Ambrosoli, che realizzammo tre anni fa insieme a suo nipote Stefano. Lo abbiamo ripubblicato in occasione dell’anniversario della morte dell’avvocato milanese sia su Facebook che su Instagram, senza subire alcuna sospensione”.
“TikTok – afferma il sodalizio antimafia – non è il social ‘dei balletti’ (come ci è capitato di leggere su un blasonato giornale) perché è frequentato da giovani e giovanissimi. E come abbiamo già dimostrato con Giovanni Falcone, divenuto in poco tempo virale (un suo video ha totalizzato oltre 340mila visualizzazioni, età media 22 anni), è uno strumento neutro, come tutti i social: dipende dall’uso che se ne fa”.
“Noi da dieci anni – puntualizza WikiMafia – usiamo i social per sensibilizzare anzitutto i nostri coetanei sui temi legati alla lotta alla mafia. E lo facciamo bene, visti i tassi di engagement che abbiamo, soprattutto su Instagram. Questo non significa svilire l’alto lavoro accademico e scientifico che portiamo avanti, significa semplicemente saperlo comunicare. Cosa che gli accademici non sanno fare, o meglio non vogliono, beandosi di restare nella propria torre d’avorio”.
“Noi – afferma ancora WikiMafia – siamo una realtà di lotta e di ricerca scientifica. Purtroppo dobbiamo scontrarci con i limiti delle realtà dei social media e con la stupidità dei propri algoritmi. Far conoscere il tenore delle minacce mafiose a Giorgio Ambrosoli è un modo per far capire a chi sta su TikTok qual è la natura reale del fenomeno mafioso. Che non è certamente quella dei video apologetici su Totò Riina che si trovano a bizzeffe, che vogliono farlo passare per grande uomo, quando in realtà non lo era affatto”.
“Speriamo – conclude WikiMafia – che questa nostra denuncia pubblica porti TikTok a tornare sui suoi passi e rendere nuovamente disponibile il video (e ad oscurare semmai tutti i contenuti a favore del fenomeno mafioso che vengono pubblicati)”.
Redazione
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