“Non accettiamo lezioni di antimafia da parte di nessuno”. Il candidato della destra alla presidenza della Regione Sicilia, Renato Schifani, uomo di Berlusconi e di Dell’Utri, coinvolto anche oggi in qualche delicata inchiesta di mafia (da quelle passate è uscito formalmente indenne), fa questa dichiarazione.
Egregio Schifani, se lei avesse affermato di non accettare lezioni di bridge o di gite in yacht, ci saremmo inchinati, ma al cospetto di una frase così “pittoresca” (ci consenta questo eufemismo) non possiamo fare a meno di dire che lei sta garbatamente prendendo per i fondelli chi – in buonafede – la voterà.
In base a quali elementi fa queste affermazioni? Quali segnali (deboli o forti) sono stati lanciati dalla destra in questi trent’anni per combattere la mafia? Ha fatto una selezione della classe dirigente? Ha puntato sulla questione morale? Ha varato delle leggi contro i boss? Ha difeso i magistrati che lottano Cosa nostra? Cosa?
Recentemente il sito internet Wiki Mafia – formato da intellettuali, docenti universitari e studenti – ha condotto un’analisi sui partiti che parlano di mafia in questa campagna elettorale. A parte Fratelli d’Italia che ha ottenuto un inqualificabile 3 (una miseria rispetto al 9 del partito di De Magistris, all’8-9 del M5S e perfino al 6 del Pd), le altre formazioni della sua coalizione (da Forza Italia alla Lega,) sono state classificate come “non pervenuto”, un modo elegante per evitare uno 0 che avrebbe avuto l’amaro sapore dell’umiliazione. Si rende conto?
La verità è che lei, egregio Schifani, ha perso il senso della realtà o semplicemente una buona occasione per cambiare discorso, per glissare, per fingersi distratto davanti a chi, in questo momento, dice che queste elezioni siciliane (nell’Isola si voterà il 25 settembre anche per le regionali) sono condizionate dalla presenza di due personaggi come Marcello Dell’Utri (fondatore di Forza Italia assieme a Silvio Berlusconi) e Totò Cuffaro (ex presidente della Regione), condannati con sentenza definitiva per gravi fatti di mafia. Accusare chi denuncia tutto questo di “terrorismo antimafioso”, vuol dire insultare il buon senso.
E allora, egregio (probabile) futuro presidente della Regione, se finanche certi esponenti di punta della destra siciliana e nazionale, se perfino le persone che votano tradizionalmente a destra si dicono “indignate” dalla sua candidatura e affermano che ripiegheranno sull’ex sindaco di Messina, Cateno De Luca, ci consenta un consiglio: su certi argomenti abbia il buon senso di tacere, quantomeno per non offendere l’intelligenza di tutti.
Nella foto: Renato Schifani e Silvio Berlusconi
Luciano Mirone
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