“Il governo Schifani darà piena attuazione alla delibera di Giunta con la quale lo scorso anno sono stati stanziati tre milioni di euro per l’avvio delle procedure di progettazione e realizzazione del Museo regionale del Liberty nell’area dove sorgeva Villa Deliella a Palermo”.

Lo afferma con una nota inviata a questo giornale Marianna Caronia, capogruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana.

“Tutto ciò – dice Caronia – è stato confermato dal nuovo assessore ai Beni culturali ed all’identità siciliana, Elvira Amata, in occasione di una seduta della Commissione Cultura dell’Ars durante la quale ha esposto le linee programmatiche della sua azione di governo. L’assessore si è impegnata ad agire, d’intesa con l’assessorato alle Infrastrutture, per fare in modo di sanare una ferita che risale al 1959, quando Villa Deliella venne abbattuta cancellando una delle più pregevoli opere progettate da Ernesto Basile, protagonista della stagione del Liberty siciliano”.

“Quella demolizione dichiara la capogruppo della Lega all’Ars – , emblema del “sacco di Palermo”, la più grande speculazione edilizia che ha interessato la città, ha lasciato un’area da sempre inedificabile in uno stato di abbandono. Ritengo che l’avvio delle procedure per far nascere il museo del Liberty sarà un bel segnale politico da parte del nuovo governo regionale che renderà giustizia ad uno stile architettonico che ha segnato una fase storica di Palermo, ed al tempo stesso un atto significativo nella direzione della legalità e dello sviluppo per dare nuova linfa alla vocazione turistica della Sicilia e della città di Palermo”. 

L’area dove sorgeva Villa Deliella a Palermo. Sopra: il manufatto liberty prima della demolizione

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Quello che segue, l’articolo a firma di Desirée Maida, pubblicato lo scorso anni sul giornale online ArtTribune, che parla in modo esauriente di questo argomento. 

Nell’immaginario culturale collettivo, Palermo è sinonimo di architettura comunemente definita “arabo-normanna” (denominazione più turistica che storico-artistica, a dire il vero), ma nel corso della sua millenaria storia la città siciliana è stata la protagonista ideale di vicende scritte da altri autori e movimenti artistici, tra cui il Liberty. Siamo nei decenni compresi tra l’Otto e il Novecento, momento in cui la famiglia di imprenditori e mecenati dei Florio trasforma Palermo in una delle capitali del Liberty europeo: tante le ville commissionate e fatte costruire dalla facoltosa famiglia di armatori, tante le famiglie dell’aristocrazia e dell’alta borghesia palermitana che prendono il loro esempio, facendo della città un piccolo grande bijoux d’architettura. Tanti sono anche gli architetti e le maestranze che in questo periodo hanno fatto di queste case di nuova costruzione dei capolavori, tra tutti Ernesto Basile, l’architetto che si contraddistinse nella progettazione di edifici dal linguaggio eclettico: un sapiente e ispirato mix di citazioni tratte dal repertorio artistico medioevale e moderno, purismo geometrico nell’ideazione planimetrica, volumi dallo sviluppo imprevedibile ed estrosità decorativa. E Palermo, dal centro fino alle aree prossime alla campagna, si riempì di questi bijoux che andavano così trovare la loro naturale collocazione nella già stratificata storia della città. Fino a quando però, intorno agli Anni Cinquanta, la ricostruzione postbellica prese una bruttissima piega, quella della speculazione edilizia passata alla storia come “Sacco di Palermo”, e le architetture Liberty furono quelle che pagarono il prezzo più alto.

L’ex sindaco Vito Ciancimino, autore del “sacco” di Palermo 

DAL LIBERTY AL SACCO DI PALERMO. IL CASO DI VILLA DELIELLA

Tra le tante ville demolite in questo periodo, una fece particolare clamore: si tratta di Villa Deliella, progettata da Ernesto Basile e costruita tra il 1905 e il 1909, e andata distrutta nel novembre del 1959, poco prima che scattasse il vincolo di bene culturale. La villa fu demolita con una licenza rilasciata dall’assessorato ai lavori pubblici perché, secondo le linee di un piano regolatore che ancora di fatto non esisteva, l’area era stata destinata ad altri usi. Sulla vicenda si alzarono voci indignate come quella di Giulio Carlo Argan e di Bruno Zevi che, in un articolo su L’Espresso, definì la demolizione della villa “un atto di banditismo di nuovo tipo”: uno scandalo che fece troppo clamore, una piaga che è diventata simbolo del Sacco di Palermo. Cosa si è fatto poi sull’area che un tempo occupava Villa Deliella? Un posteggio. Oggi però, dopo anni di dibattiti spesso animati, la Regione Siciliana ha annunciato che in quell’area sorgerà – e quindi verrà costruito – il Museo Regionale del Liberty – Villa Deliella. Tutto lascerebbe quindi supporre a un lieto fine ma, come tutte le storie che si rispettino, c’è sempre qualcuno che rimane scontento. E a Palermo, in queste ore, a essere scontenti sono un bel po’ di persone. Come mai?

IL NUOVO MUSEO DEL LIBERTY A PALERMO

Quello lasciato da Villa Deliella è un vuoto che non passa certo inosservato, dal punto di vista morale, culturale e anche urbanistico. La Villa sorgeva a Piazza Croci, punto nevralgico che separa Viale della Libertà nelle parti “alta” e “bassa”. Sul lato in cui si trovava Villa Deliella, si erge la statua di Francesco Crispi che oggi, privato dello “sfondo” della Villa, sembra quasi fluttuare nel vuoto. O almeno è questa la sensazione percepita di chi, a piedi, proviene dalla parte opposta. Insomma, il vuoto c’è, urbanistico ed estetico, faccenda che è sempre rimasta insoluta. Anche se, anni fa, alcuni architetti avevano lanciato una proposta: ricostruire Villa Deliella “com’era e dov’era”, attenendosi al progetto originale di Basile, per farne la sede del Museo del Liberty. Proposta questa che non ha lasciato indifferenti numerosi esponenti del mondo della cultura palermitano che, all’unanimità, hanno risposto dicendo che “niente può sostituire nella memoria e nella coscienza Villa Deliella; niente se non Villa Deliella può colmare il vuoto lasciato alla città e alle coscienze di chi l’ha amata e la ama”. Un falso storico insomma, un esercizio filologico fine a se stesso, incoerente dal punto di vista storico-artistico e anacronistico perché non terrebbe conto dell’evoluzione urbanistica degli ultimi decenni. Ma stando alla recente delibera della Regione Siciliana, il Museo del Liberty si farà proprio dove sorgeva Villa Deliella, ma non sarà come Villa Deliella. Nessun ectoplasma della creazione del Basile ritornerà quindi in vita a Piazza Croci.

LA NASCITA DEL MUSEO DEL LIBERTY – VILLA DELIELLA E DELL’ITINERARIO DELL’ART NOUVEAU

“Era un impegno che avevo preso con il parlamento siciliano e con tutti i palermitani qualche giorno fa durante l’esame della manovra finanziaria all’Ars. Adesso, quell’impegno, è stato rispettato. Il governo regionale ha infatti stanziato tre milioni di euro per l’istituzione, a Palermo, del Museo regionale del Liberty – Villa Deliella e dell’itinerario dell’Art Nouveau”, ha annunciato il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci dopo il via libera della giunta alla proposta dell’assessore ai Alberto Samonà, che vedrà una sinergia tra gli assessorati dei Beni culturali e delle Infrastrutture, per un investimento pari a 3 milioni di euro. “Per la realizzazione del Museo, si partirà da un workshop organizzato nel 2019 dall’Ordine degli Ingegneri di Palermo che ha visto la partecipazione di ingegneri, architetti, urbanisti tra cui nomi importarti come Mario Cucinella, che hanno creato le basi e le ipotesi progettuali che possono ispirare il recupero di quell’area”, spiega ad Artribune Alberto Samonà. “Si progetterà quindi uno spazio museale che racconterà il Liberty e finalizzato alla valorizzazione delle parti storiche che ancora sono presenti, inoltre sarà creata una grande area verde collegata a questa nuova offerta culturale”. Il nuovo Museo farà parte dell’Itinerario dell’Art Nouveau, di cui faranno parte anche Villino Ida, capolavoro progettato e in cui visse Ernesto Basile che diventerà un museo a lui dedicato, Villino Florio, che ospiterò mostre temporanee, e Villino Favaloro, futuro Museo Regionale della Fotografia. A queste sedi di proprietà della Regione si uniranno anche luoghi privati, dando così vita a un percorso sul Liberty diffuso su tutta la città.

VILLA DELIELLA: CONSERVARE LA MEMORIA O RICOSTRUIRLA?

Quella di Villa Deliella è considerata una “ferita mai risanata”, anche perché simbolo di una temperie storica da cui la città, soprattutto negli ultimi anni, ha fatto di tutto per risollevarsi. “La demolizione di Villa Deliella è una ferita ancora aperta, e andava risanata con un atto politico e simbolico come quello che abbiamo fatto”, sottolinea Samonà. Ma perché in tanti considerano discutibile questo modo di risanare la ferita? Il ricordo non potrebbe essere fatto anche di vuoti? Non poteva essere posta, al centro dell’area, una lapide con la scritta “qui un tempo sorgeva Villa Deliella, opera di Ernesto Basile abbattuta dal malgoverno e dalla criminalità?”. Alla nostra domanda, così risponde Samonà: “poteva essere un bel gesto, come può essere un bel gesto anche questo. Progettare un’area vuol dire progettarla a 360 gradi insieme a chi ci ha lavorato in questi anni. Nell’ambito di un’opera di risanamento e rigenerazione urbana, chi dice che non debba esserci uno spazio verde, una lapide? Chi dice che dove c’era Villa Deliella non debba esserci anche qualcos’altro come un’area progettata integralmente per essere offerta alla libera fruizione?”. Intanto in molti si chiedono perché non utilizzare uno dei tanti edifici del Basile per fare il Museo del Liberty, invece di costruire un nuovo museo in un luogo già urbanisticamente complesso, ed è stata avviata una petizione su change.org, lanciata dalla critica d’arte Eva di Stefano, diretta alla Presidenza della Regione Siciliana e all’Assessorato ai Beni Culturali, in cui viene chiesto “un ripensamento sulle modalità di riqualificazione dell’area della ex Villa Deliella (potrebbe, per esempio, divenire una traccia di archeologia urbana legata alle vicende del sacco, vetrificando semplicemente dall’alto il piano interrato superstite in grado di accogliere, suggestivamente, il pubblico visitatore) e una più consona e meno dispendiosa localizzazione del museo del Liberty presso le sedi naturali già esistenti di cui è ricca la città di Palermo e tra cui si mostra primariamente funzionale il Villino Ida, manifesto dello stile unico di Ernesto Basile”. Il dibattito, in queste ore, è infuocato, e sta dividendo l’opinione intellettuale. Su quella pubblica, ancora, forse è presto per pronunciarsi: quale sarà la reazione dei palermitani nel vedere quell’area di Piazza Croci non più occupata da un parcheggio ma da un nuovo edificio o spazio verde? (Desirée Maida)