“A Catania l’emergenza abitativa grave interessa almeno 15 mila famiglie. Al momento sono 6 mila quelle inserite in graduatoria d’attesa per la casa popolare. Sono invece tremila gli sfratti, tra eseguiti e avviati, registrati negli ultimi 5 anni. Eppure la città deve fare i conti con il triste paradosso di alcune incompiute:  le cosiddette ‘due torri’ di Librino e altri due immobili siti nel viale Moncada dello stesso quartiere”.

Stamattina ne hanno parlato alla stampa Giusi Milazzo e Agata Palazzolo, rispettivamente segretaria di Sunia Sicilia e Sunia Catania, il sindacato degli inquilini. È intervenuto anche l’ingegnere Mario Spampinato del Sunia provinciale.

L’iniziativa pubblica si è resa necessaria perché, nonostante le richieste di confronto con il Comune, non è mai stato fissato un incontro con il commissario straordinario.

Ma andiamo ai dettagli.

Il riferimento è alle “due torri” a Librino, in viale Biagio Pecorino /viale San Teodoro: da più di quindici anni gli alloggi (ben 72 per palazzina) attendono di essere completati. Avrebbero dovuto già essere riqualificati e ristrutturati con i Fondi del Pon Metro 2014/2020. Il finanziamento del completamento di circa 12 milioni di euro è stato adesso spostato sui fondi del Patto per Catania. Nel corso degli anni le due torri sono state vandalizzate. 

Per quanto riguarda la mancata realizzazione di due immobili  al Viale Moncada di Librino di 32 alloggi ciascuno finanziati per 15 milioni di euro con i Fondi del PNRR: non è noto a che punto siano le fasi di avviamento alla costruzione. Il progetto prevede anche la riqualificazione dell’area esterna circostante.

Il Comune di Catania non ha poi partecipato al bando del Piano regionale “Sicuro verde e sociale” finanziato a livello regionale per 230 milioni di euro con il Fondo complementare del PNRR. Il bando regionale rivolto ai Comuni e agli Iacp dell’ Isola era destinato alla manutenzione straordinaria e alla sicurezza sismica degli immobili di edilizia residenziale pubblica e all’intervento per riqualificare le aree esterne.

Lo Iacp di Catania ha ottenuto finanziamenti per progetti attuabili sia nella città di Catania che in alcuni centri della provincia, per un importo di quasi 29 milioni di euro.

Gli immobili di edilizia residenziale pubblica di proprietà del Comune e una parte di quelli dell’Istituto case popolari sono poi privi di qualsiasi intervento di manutenzione straordinaria da decenni.

Per quanto riguarda le periferie, il Piano urbano integrato per la città di Catania finanziato con 135 milioni di euro con i Fondi PNRR Misura 5 C2 riguarda anche alcune grandi periferie, tra queste Librino e Monte Po.

Secondo la normativa, fa notare il Sunia, si sarebbero dovuti avviare processi partecipativi invece non realizzati. Ad oggi, dopo più di un anno dalla loro presentazione e dopo la loro approvazione, nonostante il finanziamento del 10% delle somme assegnate, si è ancora fermi alla fase della progettazione. 

Per Librino -la quota del finanziamento è di quasi 24 milioni di euro- è prevista la realizzazione di parte del parco, un potenziamento delle strutture sportive e la riqualificazione della scuola Brancati, intervento quest’ultimo fortemente richiesto dal “Comitato Librino attivo”. 

Il progetto per la parziale realizzazione del Parco Monte Po Acquicella è stato invece finanziato con più di 15 milioni di euro; anche quest’ultimo intervento è stato avanzato grazie a un’idea del “Comitato Parco Monte Po -Acquicella”.

“Stiamo parlando di oltre duecento alloggi al momento non disponibili- commenta Agata Palazzolo- Si tratterebbe di un primo passo verso la soluzione definitiva alle esigenze attuali. La cittadinanza è stata anche esclusa forzatamente da una grande opportunità del PNRR. L’Iacp aveva ottenuto il finanziamento per “Sicuro verde e sociale”, ma  il Comune non ha presentato il progetto. Questi sono fatti, purtroppo, difficili da contraddire”.

E sottolinea la segretaria del Sunia Sicilia, Giusi Milazzo: “Per l’Italia sembra che il problema abitativo non esista e non ha acceso l’interesse dovuto, come avviene ad esempio, in Portogallo. Eppure gli studi evidenziano che il degrado abitativo è proprio la prima causa di altri gravi disagi, dalla povertà educativa alla difficoltá di trovare un lavoro degno di questo nome. Un altro caso che seguiamo è il Piano urbano integrato per la porzione che interessa Librino e Monte Po. Proponendo interventi non esaustivi si perde un treno che non passerà più. E intanto, chi non trova una casa o un ricovero, una volta sfrattato deve per forza ripiegare sulle notti trascorse in auto”.

In generale, a Catania, il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (ERP),  di proprietà del Comune e dell’Istituto case popolari, consiste in 7000 alloggi dislocati nelle periferie. Solo il 30%  è stato oggetto, negli ultimi dieci anni, di interventi di manutenzione straordinaria.

Il canone medio per un alloggio di 80mq oscilla, a seconda delle zone, dai 400 ai 700 euro; il prezzo non registra significative riduzioni anche in presenza dell’applicazione del contratto concordato.

Su un reddito familiare che oscilla tra gli 800 e i 1300 euro mensili, il solo canone incide dunque tra il 30% e il 50%. Gli alloggi disponibili sul mercato privato, molti dei quali non utilizzati, presentano canoni troppo elevati per il livello di reddito delle famiglie in condizioni di disagio abitativo.

Per l’ingegnere Mario Spampinato è  importante notare che: “La scadenza del Pon Metro 2023 è già arrivata. Oggi abbiamo tre linee di intervento di finanziamento che possono modificare la qualità della vita e cioè il PNRR e il Pon Metro plus, in grado di essere utilizzati anche per il social housing, magari puntando sulla riqualificazione. Il 31 marzo scade anche la fase della programmazione regionale POR 21/27 che prevede la chiusura della fase di aggregazione tra i comuni. Poi scatterà l’allargamento alle forze sociali. Chiederemo che all’interno 

di questa opportunità venga inserita la qualità dell’abitare per i cittadini che non possono permettersi un affitto. Queste misure, prese tutte insieme, sfiorano circa i 600 milioni di euro e di certo non possono essere sprecati”.

Il Sunia sottolinea inoltre che l’assenza di uno specifico assessorato comunale alle politiche abitative o alla casa, ma anche di un sistema di programmazione biennale del fabbisogno e degli interventi, rappresenta un ostacolo concreto alla soluzione dell’emergenza.

Ma ci sono anche i dati del Ministero degli Interni riferiti agli sfratti. Attualmente sono 553 le richieste di esecuzione e 135 gli sfratti eseguiti a Catania. Il 90% degli sfratti sono dovuti a morosità incolpevole. 

Non è stata mai costituita una commissione per la graduazione degli sfratti e le famiglie che perdono la casa non hanno alcuna possibilità di trovare soluzione alternativa.

Intanto, anche il Sunia di Catania partecipa all’iniziativa nazionale della Fillea Cgil e della Feneal Uil che si terrà il 1º aprile a Palermo in cui gli edili chiedono di  ridurre i danni che deriverebbero dall’applicazione del decreto 11/2023 così come concepito, con il blocco della cessione dei crediti per i bonus edili a discapito dei i redditi più bassi.

Il sindacato degli inquilini protesta in particolare contro l’eliminazione del superbonus per i redditi medio bassi e per  l’edilizia popolare. Lo stesso Iacp di Catania ha comunicato che a proposito del bando pubblicato per raccogliere le manifestazioni di interesse, sono state presentate proposte destinate a 16 lotti per un importo di circa 80 milioni di euro; obiettivo: riqualificare immobili per circa 1600 alloggi. Tutto questo è stato bloccato a causa dei provvedimenti del Governo. 

Redazione