Dopo 69 giorni di sciopero della fame ed un deperimento di 33 chili, il testimone di giustizia palermitano Angelo Niceta versa in condizioni gravissime. Lo denuncia il Comitato di cittadini che lo sostiene dicendo che “non possiamo restare a guardare passivamente mentre nell’indifferenza generale, anche di gran parte del mondo dell’antimafia e dell’informazione che si proclama ‘libera’, sta per consumarsi l’ennesima morte annunciata. La morte di un testimone di giustizia la cui unica colpa è forse di aver subito troppi torti e di essere troppo scomodo per il mondo della borghesia palermitana collusa mani e piedi con la mafia dal colletto bianco che oggi è al potere”.

“La protesta di Angelo Niceta – spiega il Comitato – non è strumentale né infondata. Tuttavia rispetto ai fatti precisi e documentati che sono stati puntualmente sollevati non è mai stata data alcuna risposta.
Angelo Niceta, in questa situazione, sebbene lo abbia richiesto formalmente, non è stato neppure convocato per essere audito davanti alla Commissione Centrale del Viminale, come invece prevede la Legge”.

“Ci appelliamo – seguitano i cittadini a difesa di Niceta –  a tutti coloro che non accettano questo esito drammatico per sollecitare in massa e con urgenza i deputati dell’opposizione (finora inerti di fronte alla mancata risposta del governo), le associazioni antimafia e i giornali non governativi perché smettano di fingere di guardare da un’altra parte e prendano finalmente posizione, com’è loro preciso dovere, chiedendo che il governo e il Ministro Piantedosi si assumano le loro gravissime responsabilità di fronte al Paese”.

“La stampa, anche quella che non perde occasione per vantarsi indipendente e scomoda – si legge nella nota -, non può continuare a ignorare una vicenda tanto importante. Bisogna chiedere inoltre che la magistratura indaghi sulle anomalie capitate ad Angelo ed alla sua famiglia”.

“Altrimenti – è il monito lanciato dal Comitato -, quando sarà successo l’irreparabile, sarà l’ennesima morte non solo dovuta a responsabilità del governo, che ci sono tutte, ma anche alla nostra incapacità come cittadini di mobilitarci e pretendere in modo esigente che chi ha influenza pubblica prenda posizione e agisca coerentemente, anche quando ciò è scomodo e può costare in termini di vantaggi personali”.

“Continuiamo – conclude l’appello – a far girare la petizione, nel cui testo è spiegata la storia di Angelo Niceta e sono riportati i fatti salienti e a chiedere di FIRMARLA a chi ancora non l’ha fatto” (al seguente link: https://www.change.org/p/testimone-di-giustizia-in-sciopero-della-fame-lo-stato-intervenga-per-angelo-niceta).

Nella foto: il testimone di giustizia Angelo Niceta

Redazione