Quasi dodicimila italiani (ma il numero è destinato ad aumentare sensibilmente col passare delle ore) chiedono a gran voce che in via D’Amelio, luogo della strage che il 19 luglio 1992 fece a pezzi Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, venga istituito Il Giardino della Memoria”. A lanciare la petizione sulla piattaforma change.org è Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso 31 anni fa. Questo il suo appello che abbiamo sottoscritto e che L’Informazione invita a sottoscrivere.
“Mentre nelle stanze del potere si discute sull’intitolazione di un aeroporto milanese ad una persona appena defunta e sulla quale sarebbe prima necessario che vengano alla luce almeno delle verità storiche se non delle risultanze processuali ormai superate dalla morte del suo protagonista voglio lanciare un appello a tutti i cittadini di buona volontà perché venga posto finalmente rimedio a quel mancato divieto di sosta che, ormai quasi trentuno anni fa, facilitò il compito a chi doveva preparare quell’attentato che spezzò la vita di Paolo e dei cinque agenti della sua scorta.
In quel luogo che quell’esplosione aveva trasformato in un inferno, in quella terra bagnata dal sangue mescolato insieme di Paolo dei suoi ragazzi, in quella terra dove erano disseminati i pezzi dei loro corpi smembrati, mia madre ha voluto che fosse piantato un Ulivo, che fece venire apposta da Betleme, perché quel luogo diventasse un simbolo di pace e di speranza piuttosto che di violenza e di morte.
Quell’ulivo oggi è meta del pellegrinaggio delle tante persone che da ogni parte d’Italia e del mondo si recano in quel luogo e si raccolgono in meditazione, ma oggi come allora, la strada è sempre ingombra di macchine che lo circondano e lo soffocano.
Ogni mattina, appena accendo il computer, la prima cosa che faccio è collegarmi alla telecamera che dal Castello Utveggio inquadra quell’ulivo e ogni mattina mi si stringe il cuore a vederlo circondato dalle macchine che anche in sosta selvaggia, al centro della strada, nonostante le strisce che dovrebbero indicare il divieto, riempiono quella strada.
E ogni mattina mi torna in mente quel 19 luglio e quel divieto di sosta che allora non c’era e che oggi è come se non ci fosse perché continua a non essere rispettato.
Mi è nato allora dentro un sogno, che quello che oggi è soltanto un posteggio di auto possa diventare finalmente un Giardino della Memoria dove le centinaia di persone che ogni giorno, a tutte le ore del giorno, vengono davanti a quell’albero, possano sostare in raccoglimento, magari sedendosi a riposare su delle panchine che lo circondino delle aiuole che lo delimitino, senza doversi districare in mezzo alle auto, facendo ritornare quel luogo quello che è e che deve essere, un luogo sacro e non soltanto un posteggio per le auto.
In quel giardino porrebbero essere poi piantati degli altri ulivi che ricordino le altre vittime, gli altri martiri di questa lotta che ha fatto così tante vittime nella nostra città e non solo.
Via D’Amelio, oggi come allora, è una strada chiusa, delimitata da quello che una volta era un giardino di limoni e oggi è soprattutto un posteggio e dietro il muro di quel giardino si nascose la mano azionò quel telecomando che fece scendere l’inferno in terra, non ci vorrebbe tanto a farlo tornare quello che è e che deve essere, un luogo sacro che ricordi il sacrificio di quelli che oggi chiamano eroi, che chiedono soltanto un po’ di pace.
E’ soltanto un sogno adesso, ma se saremo in tanti a sognarlo insieme, se davvero in tanti firmeremo questa petizione sarà più difficile per chi pensa soltanto ad intitolare aeroporti a chi non merita neanche di avere intitolato un vicolo ignorare la nostra richiesta e il nostro sogno potrà diventare realtà”.
Salvatore Borsellino
Solo per il rispetto a chi a creduto nella giustizia e da solo è stato lasciato a morire