Caro Andrea Purgatori, ci mancherai. Mancherai a quelle persone ansiose di capire i lati oscuri di un Paese che ormai non si riconosce più. Mancherai a chi vuol conoscere le nefandezze che stanno dietro al caso di Emanuela Orlandi, alle stragi che hanno insanguinato l’Italia (piazza Fontana, piazza della Loggia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Capaci, via D’Amelio), alla storia della banda della Magliana, a Ustica, alla morte di Aldo Moro, a Michele Sindona, a Mino Pecorelli, a tante altre trame delle quali sei riuscito a svelare con grande abilità i connubi fra politica, mafia, P2, Banca del Vaticano e servizi segreti deviati.
Mancherai a chi, la domenica o il mercoledì sera (la tua trasmissione, secondo una felicissima scelta aziendale di La7, andava in replica), o in entrambi i giorni, non vedeva l’ora di guardare Atlantide per comprendere quello che nessuno (o pochissimi altri) ha il coraggio di mostrare.
Mancherai a chi, in questi anni, ha apprezzato il tuo garbo anche nei confronti dei politici più discussi, il tuo distacco nei confronti degli eventi, il tuo modo di mettere i fatti sempre al centro di tutto.
Non siamo d’accordo con quei giornalisti che hanno liquidato il tuo curriculum in modo “minimalista”: poche parole per dire che sei stato il cronista del caso Ustica, e basta, senza spiegare cos’è questo “caso” che molti anni fa fece inorridire il mondo. Allora ci fu uno sconosciuto cronista del Corriere della Sera (tu), che a soli ventisette anni scoprì perché quell’aereo di linea Bologna-Palermo che volava sul mare di Ustica venne “tirato giù” da un “caccia” del Patto Atlantico e si disintegrò assieme alle persone che si trovavano a bordo. Quel giovanissimo cronista, attraverso un’inchiesta seria e meticolosa, smentì i vertici dell’aeronautica militare e della politica, secondo i quali il DC9 dell’Itavia era finito in acqua a causa di un “cedimento strutturale”. La verità è che quel tratto di mare al centro del Mediterraneo era diventato lo scenario di guerra nell’ambito della Guerra fredda fra Stati Uniti, Paesi alleati, Urss e il leader libico Gheddafi. La vittima doveva essere proprio lui, Gheddafi: fu sparato un missile che invece di colpire l’aereo dove si presumeva dovesse esserci il “colonnello”, centrò per errore l’aereo civile.
Da allora l’Italia conobbe questo giornalista con la schiena dritta che faceva le inchieste come pochi, e cominciò a seguirlo anche al cinema, per il quale scrisse diverse sceneggiature di successo.
Chi scrive, alcuni anni fa, ha avuto l’onore di averlo come direttore di Left: un periodo bellissimo in cui lui, assieme all’editore Luca Bonaccorsi, mi diede carta bianca su un sacco di inchieste memorabili: dalla mafia al caso Cuffaro, dalla storia dell’altro ex governatore siciliano Raffaele Lombardo alla strage di Portella della Ginestra.
E diversi libri sulle guerre e naturalmente sull’Italia.
Malgrado le straordinarie cose che Andrea ha fatto nella sua carriera, riteniamo che il grande pubblico lo abbia conosciuto attraverso Atlantide, questa trasmissione in cui Purgatori – coadiuvato da registi, tecnici e artisti di primordine – ha fatto vedere e capire da vicino cosa è successo in un Paese a democrazia limitata come il nostro.
Caro Andrea, non sarà facile abituarsi alla tua assenza. E però restano le tue meravigliose inchieste, di cui i giovani potranno far tesoro per intraprendere un mestiere che tu hai interpretato in modo straordinario.
Nella foto: il giornalista Andrea Purgatori
Luciano Mirone
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