Adesso che il Governo Meloni ha deciso di combattere la droga affidandosi a uno spot televisivo (Roberto Mancini che dice “tutte le droghe fanno male”), adesso che finalmente si fa sul “serio”, adesso che si è deciso di rompere il muro dell’omertà, milioni di assuntori di cocaina, di crack, di ecstasy, di anfetamine, di eroina, colpiti da queste fatidiche cinque parole pronunciate dal commissario tecnico della Nazionale, paralizzati dall’opprimente senso di colpa, da ora in poi si opporranno decisamente allo spacciatore di turno e in discoteca ordineranno un chinotto o al massimo un latte macchiato.
Cominciamo questo pezzo con una punta di amara ironia, perché ci sembra davvero ridicolo ridurre una cosa drammatica come la lotta alla droga a pochi secondi di spot girato da una persona perbene come Mancini, certamente non colpevole delle inadeguatezze altrui (in questo caso il Governo), ma è il segnale di una recita, di una resa, di un fallimento.
Lo Stato, che dopo decenni di omertà decide di mettersi in pace con la propria coscienza attraverso un’isolatissima pubblicità, dà davvero una rappresentazione grottesca e tragica di se stesso.
La politica, da sempre allergica ai test anti droga all’ingresso del Parlamento, ci viene a fare la morale (al di là delle buone intenzioni dell’attuale Presidenza del Consiglio) contro la droga. Per carità!
Non siamo degli specialisti in fatto di tossicodipendenze, ma siamo sufficientemente “normali” per dire con quanto dolore abbiamo assistito alla morte di qualche amico caduto nella voragine dell’eroina, per descrivere lo stupore di fronte a un comunicato dei carabinieri o della polizia in cui quotidianamente si parla di una diffusione capillare nelle discoteche, davanti alle scuole, nelle piazze, di qualsiasi tipo di droga; per raccontare la sensazione di pena che ci attraversa quando in un film vediamo quella “pista” di polvere bianca aspirata dalla narice di un adulto che deve dare un senso alla sua vita di merda, o la sensazione di infinita tenerezza quando quella “pista” viene sniffata da un ingenuo ragazzo di quattordici anni che non sa come sconfiggere la timidezza.
Quando in uno Stato la droga prende il sopravvento in modo così virulento, così preponderante, così silenzioso, riteniamo di essere sufficientemente “normali” per dire che esso ha abdicato alla sua funzione primaria (contribuire al progresso dei propri cittadini) e si è appiattito sulle banalità del pil.
Lo Stato siamo noi, siamo tutti responsabili, certo. Ma la responsabilità di un parlamentare che decide la linea politica da intraprendere, è paragonabile a quella di una persona comune?
Certo, lo sappiamo che molti genitori hanno colpe gravissime nello scambiare la buona educazione con il buonismo, l’amore con i soldi, la modernità con il modernismo, eccetera eccetera eccetera: il discorso porterebbe lontano per le implicazioni psico-sociali che si porta dietro, quindi, sul punto, preferiamo stopparci qui.
Siamo altrettanto convinti che se la droga è stata sdoganata, gli esempi di certi personaggi pubblici sono devastanti. Dopo la morte di Maradona, scrissi un articolo: la grandezza del campione non può vietarmi di dire che (a prescindere dal contesto sociale in cui Diego è vissuto) egli non sia stato un esempio edificante per i giovani. Apriti cielo! Mi sono attirato gli strali di un sacco di tifosi. In ogni caso, è vero che della propria vita privata ognuno può fare quello che vuole. Ma è anche vero che ognuno può pensarla come vuole: nessuno mi può vietare di provare una sensazione di schifo per la droga, dalla sigaretta all’eroina, nessuno mi può vietare di dirlo chiaro e forte ai ragazzi quando mi invitano a parlare nelle scuole.
Ma in questo articolo il tema è un altro: qual è l’efficacia di uno spot governativo contro la droga? Secondo noi la politica ha colpe gravissime. Quali?
1) Ha abdicato nella lotta (“vera”) alla mafia. Ogni giorno carabinieri, poliziotti e guardia di finanza sequestrano grandi quantitativi di stupefacenti, arrestano decine di pusher e trafficanti, ma è il classico tentativo di svuotare il mare con un cucchiaino: fino a quando non si reciderà il cordone ombelicale che la lega alle organizzazioni criminali, sarà tempo perso: le mafie troveranno sempre il tempo e il modo di riorganizzarsi, di rimpiazzare un capo in galera, di sostituire il carico sequestrato con altri mille carichi che passano indenni.
2) Si mostra totalmente indeguata di programmare impianti sportivi, spazi verdi, strutture culturali e artistiche che siano in grado di riempire il vuoto sociale dei giovani che alla fine si rifugiano negli stupefacenti.
2) Esprime un’assoluta mancanza di una seria politica di educazione nelle scuole, dove molte ore vengono dedicate ai temi della legalità e dell’antimafia, ma non della droga (fenomeno direttamente connesso con i primi due).Esiste un programma ministeriale “visibile e chiaro” che prevede degli incontri frequenti con psicologi, sociologi, ex tossicodipendenti, genitori, personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport (in un contesto del genere, la presenza di Mancini avrebbe un senso) in cui si instauri un rapporto con i ragazzi per parlare di rischi, ma anche di valori? Magari ci sono degli insegnanti che isolatamente portano avanti questi discorsi, ma questo – al di là del nostro apprezzamento per le singole buona volontà – non basta. Un fenomeno epocale come questo, pieno di vuoto sociale, di insoddisfazioni, di soldi utilizzati per colmare i vuoti affettivi ed educativi, o lo affronti con uno tsunami di nuova cultura o lasci passivamente che i telefonini, i Social e la televisione completino l’opera.
Nella foto: il commissario tecnico della Nazionale di calcio, Roberto Mancini, nello spot contro le droghe
Luciano Mirone
Lascia un commento...