Una strage dimenticata. La prima dei nazisti in Italia. Prima di Marzabotto, prima di Sant’Anna di Stazzema, prima delle Fosse Ardeatine, prima di tante altre. Sedici morti, venti feriti, trecento prigionieri. È l’eccidio di Castiglione di Sicilia (Catania), un paesino di appena mille anime alle pendici dell’Etna.
È l’alba del 12 agosto 1943 quando le truppe tedesche – in ritirata dopo lo sbarco dell’esercito anglo americano nelle coste della Sicilia – compiono uno dei massacri più violenti durante la loro occupazione nel nostro Paese. Ad essere uccisi sono Nicolò Camardi, Francesco Cannavò, Giuseppe Carciopolo, Antonino Calano, Nunzio Costanzo, Giovanni Grifò, Giovanni D’Amico, Francesco Di Francesco, Salvatore Di Francesco, Giuseppe Ferlito, Vincenzo Nastasi, Salvatore Portale, Santo Purello, Giuseppe Rinaudo, Carmelo Rosano e Giuseppe Seminara.
Una strage rimossa colpevolmente due volte: la prima per l’efferatezza della stessa, la seconda per la presenza di una donna (qualcuno la definirebbe “eroina”, e secondo noi non farebbe retorica), suor Anna Amelia Casini, dell’Ordine delle figlie di Sant’Anna, offertasi in ostaggio per risparmiare trecento persone destinate alla fucilazione.
Una storia emersa dagli anfratti della memoria collettiva solo grazie all’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che nel 2002 conferisce a Castiglione di Sicilia la medaglia al valor civile. Il prossimo 12 agosto, nel centro catanese, quei sedici cittadini verranno ricordati.
Cosa avvenne? Mentre attraversano il paese preceduti da un carro armato, quaranta tedeschi della divisione Goering cominciano a sparare sulla popolazione inerme. All’improvviso. L’inferno di fuoco dura mezz’ora. “Alcuni soldati entrano con forza dentro le case, sfondando le porte”, scrive lo storico e giornalista Ezio Costanzo . “Altri sparano su coloro che tentano di fuggire. Un uomo viene centrato al cuore perché non rispetta l’ordine di non muoversi: ma il soldato tedesco non si accorge che davanti a sé ha un sordomuto”.
Quindi gli uomini di Hitler entrano urlando nelle case, prendono a calci gli uomini e li percuotono col fucile, buttano dal balcone una donna, catturano trecento persone, tutti uomini, compresi anziani e bambini, e li trasportano in una grotta di contrada San Vincenzo per fucilarli. Intimano alla popolazione di sgombrare il paese, che viene abbandonato il 13 agosto.
A quel punto entra in azione la suora – probabilmente in compagnia di altre religiose dell’Istituto Regina Margherita – che si reca sul posto ed evita una carneficina ben più grave: si offre in ostaggio al posto dei prigionieri. Alla fine vengono risparmiati tutti, sia lei che i reclusi, rilasciati il 14 agosto.
Ma perché quella orrenda strage? A svelarlo è la stessa suor Anna che nel suo diario scrive: “Siccome nel tempo in cui i tedeschi si trovavano a Castiglione… i paesani avevano ucciso cinque tedeschi perché devastavano le campagne e spadroneggiavano a più non posso… per cinque dei loro morti ne dovevano uccidere trecento”.
“L’interprete – prosegue suor Anna – girava intorno al capitano con insistenza ripetendo le stesse parole: ‘I colpevoli sono fuggiti’. Ma il capitano gridava: ‘Cinque me ne hanno uccisi, fucilateli subito”. A quel punto – secondo quanto si legge nel memoriale – la religiosa offre la propria vita. Dopo alcune ore i tedeschi lasciano Castiglione senza uccidere gli ostaggi.
Giorni convulsi. Siamo alla vigilia dell’armistizio di Cassibile (3 settembre 1943), l’esercito dell’Asse è disunito e disorganizzato, molti italiani si arrendono agli Alleati, i tedeschi benché fiaccati dalla progressione delle truppe nemiche continuano a “combattere fino alla morte”, come ordinato dal Fuhrer. Provengono da Randazzo i soldati della divisione Goering, e ripiegano verso Messina da dove prevedono, attraversato lo Stretto, di risalire lo Stivale per arrivare in Germania.
E però gli americani capeggiati da Patton – in rapida incursione nella Valle dell’Alcantara e gli inglesi guidati da Montgomery, provenienti dalla costa ionica di Giarre, avanzano “a tenaglia” nelle campagne orientali dell’Isola. Castiglione è un luogo strategico importante, situato alle pendici dell’Etna, fra le province di Catania e Messina, a un passo da Taormina, dove i tedeschi per avere il controllo della situazione sull’Italia meridionale e sul Nord Africa, hanno istituito l’Alto comando.
Castiglione può essere il rifugio giusto in attesa del momento propizio per ripartire. In quei giorni di fame, di spossatezza, di disperazione, l’esercito di Hitler fa razzia di generi di prima necessità che per la gente del posto rappresentano l’unico mezzo di sostentamento e di collegamento, pane, frumento, frutta, verdura, biciclette, carretti, muli, asini, cavalli. La tensione fra la popolazione e l’esercito nazista è altissima. Poi in rapida successione si consumano i fatti che Ciampi nel 2002 ricorda grazie alla medaglia al valor civile con la seguente motivazione: “Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale Castiglione di Sicilia fu teatro di una feroce rappresaglia tedesca che provocò la morte di sedici civili ed il saccheggio di numerose abitazioni”.
Luciano Mirone
What a well written article the bravery of Sister Anna should be marked by a bronze Statue a true hero, the people of Castiglione showed great courage facing heavily armed troops. You have my total respect and admiration. My only regret is that the British Forces did not arrive in-time to save them. On the 14th August 1943 an extract from the War Dairy of the 5th/7th Gordon Highlanders reads “Accordingly the Brigadier orders the CO to move to CASTIGLIONE some miles beyond Linguaglossa under cover of darkness. Whole Bn. had been engaged on crater filling up to 1900hrs. but after an evening meal, the Bn with essential transport moved into Linguaglossa. The road to Castiglione was both cratered and mined However in bright moonlight we entered at 0130hrs 15 Aug 43. The Germans who had left 24hrs before had blown the railway bridge at the entrance so that all transport had to be left completely empty, but soon the Mayor and the Police arrived and with the aid of Bn Interpreter the defence of the town was organised”
Il commento precedente è del Major Alan Robert Batty MBE British Army. Una testimonianza preziosa di cui ringraziamo sinceramente l’autore. Questa la traduzione letterale in italiano attraverso il sopporto di Google traduttore:
“Quale articolo ben scritto, il coraggio di Suor Anna, doveva essere segnato da una statua di bronzo un vero eroe, il popolo di Castiglione ha mostrato grande coraggio di fronte a truppe pesantemente armate. Hai il mio totale rispetto e ammirazione. Il mio unico rimpianto è che le forze britanniche non arrivarono in tempo per salvarle. Il 14 agosto 1943 un estratto dal Dairy della guerra del 5 ° e 7 ° Gordon Highlanders legge: “Di conseguenza il Brigata ordina al CO di trasferirsi a CASTIGLIONE qualche miglia oltre Linguaglossa sotto copertura delle tenebre. Intero Bn. Era stato impegnato sul cratere di riempimento fino a 1900hrs. Ma dopo un pasto serale, il Bn con trasporto essenziale si è trasferito in Linguaglossa. La strada per Castiglione era sia craterizzata che minata. Tuttavia, nella luce lunare della luna siamo entrati a 0130hrs 15 agosto 43. I tedeschi che avevano lasciato 24 ore prima avevano soffiato il ponte ferroviario all’entrata in modo che tutti i trasporti dovessero essere lasciati completamente vuoti, ma presto Sindaco e Polizia e con l’aiuto di Bn Interpreter è stata organizzata la difesa della città “.
Telecolor nel 2004 dedicó alla strage un lungo reportage alla strga con un’intervista all’allora procuratore militare intelisano che ritrovò il fascicolo sulla strage di Castiglione nel famoso armadio della vergogna. Un armadio ben nascoso nell’archivio della Procura Militare di Roma con le ante rivolte al muro. Dentro i fascicoli delle stragi nazifasciste in Italia rimaste in larghissima parte impunite come quella di Castiglionr
Luciano Grazie per aver ricordato questo evento
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Peccato che non si ricordano anche i feriti. Beh… Bisogna morire per essere ricordati. Il mio pro Zio fratello di mio nonno un soldato tedesco per allontanarlo nel fuggì fuggì generale in quel malcapitato evento, l’ha colpito alla nuca col calcio del fucile tranciando il nervo ottico e a soli 14 anni rimase per sempre cieco . Chi è di Castiglione lo ricorderà bene il suo nome era Gaetano Cardillo. Scomparso 20 anni fa dopo una vita al buio. Mi chiedo se era meglio avere il suo nome inserito nella lapide gli avrebbe risparmiato tante pene . Ovvio che possono ricordarsi quest’uomo cieco solo i più grandi da 50anni in su…
Salve
Mi chiamo Enzo anch’io, desidero rispondere al sig. Enzo autore dell’articolo non certo per fare polemica con lei, bensì, per farle presente che i fatti nel modo come li ha esposti lei, sono molto lontani dalla verità storica e documentata. Mi spiego meglio, chiunque le abbia raccontato simili fatti sul suo pro zio, o non gli e li ha saputI raccontare, o lei era troppo giovane per memorizzare tutto il racconto.
1) il 10 agosto 1943 il suo pro zio aveva 29 anni e non certo 14 come ha scritto lei, dal momento in cui il suo pro zio era nato il 17/6/1914;
2) Tanu Caddiddu al Secolo Gaetano Cardillo, era un signore che morì celibe, abitava in via Chiapparo n. 9-11 e successivamente si trasferì in via Santa Barbara n.29. La cecità del sig. Cardillo si acutizzò con gli anni fino a non vedere più, io, lo ricordo con il bastoncino bianco che andava per le vie del paese. Non è vero che sia stato colpito alla nuca, bensì, in fronte, così come non è vero che diventò cieco per mano dei dei tedeschi. Aggiungo altresì, che da ricerche compiute, si evince su un documento (scheda personale) datato 23 luglio 1940, che il sig. Cardillo durante l’era fascista, nella voce SEGNI PARTICOLARI, è contrassegnata con: “Minorazione 921”. Che significa quasi cieco.
Queste pagine di storia devono essere diffuse e ricordate sempre, ad ogni anniversario. Il silenzio cancella la storia.
La strage rimase nel dimenticatoio per oltre mezzo secolo come se non fosse mai avvenuta.Questo è stato un errore imperdonabile della storiografia ufficiale ,tra l’indifferenza di studiosi e ricercatori accreditati..La chiave di svolta di tutta la vicenda è stata la scoperta di un armadio, ben nascosto, con le ante rivolte verso il muro, per impedirne l’ispezione dei fascicoli , presso la Procura militare di Roma,contenenti centinaia di stragi avvenute in Italia e delle quali non si sapeva nulla.Il cosiddetto “armadio della vergogna ” . Il Comune di Castigliuone di Sicilia ,grazie alla caparbietà del Direttore didattico Giovambattista Gioeni che si occupò della strage,raccogliendo numerosi documenti e, interessando e coinvolgendo tantissimi Uffici ministeriali , nel 2002 ottenne il riconoscimento per l’assegnazione della medaglia al merito civile che oggi si trova attaccata sul gonfalone della Città, grazie al decreto del Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi.