Mentre stanno per concludersi i festeggiamenti in onore di Santa Lucia, patrona di Belpasso (Catania), saluto con piacere “La vita di Santa Lucia” (RMB Edizioni), ennesima fatica letteraria di Turi Marchese che da anni concilia la sua naturale inclinazione poetico-narrativa (alla quale si deve una notevole produzione di racconti, testi teatrali, canti, ballate) con lo studio delle tradizioni popolari con il quale dà il suo importante contributo al recupero e alla conservazione del passato, oltre che alla valorizzazione del siciliano, insostituibile strumento di conoscenza e divulgazione del patrimonio culturale della nostra Comunità.
Sulla scia di un percorso iniziato da qualche decennio con La vita di Santa Barbara e proseguito con La strata di la Cruci, La vita di Sant’Agata, La vita di Santa Caterina di Alessandria, Turi Marchese – alla maniera dei cantastorie che andavano in giro di piazza in piazza e, accompagnandosi con uno strumento musicale, declamavano ad un pubblico curioso e attento le loro storie – propone questo Cuntu che ha per protagonista Lucia, figghiuzza duci, china di biddizzi e curaggiusa, convinto che la storia di questa giovane siracusana sia da annoverare fra le cose preziose ca non è giustu teniri ammucciati/ intra li cantunati cchiù scurusi.
Un compito non facile che l’Autore affronta ccu umiltà e rispettu e consapevole della pisanti mprisa, ma anche ccu l’emozioni ca si frena a stentu, regalandoci seicento versi (distribuiti in centocinquanta quartine di endecasillabi con rima alternata) nei quali – attraverso un misto di storia, leggenda e, soprattutto, fede – vengono ripercorsi i momenti più importanti della vita della giovane, già cunvinta cristiana in quegli anni in cui la Sicilia era suttamisa a lu mperu romanu: dalla malattia da cui la madre stenta a guarire nonostante ppi tantu tempu fa li megghiu curi al viaggio a Catania per implorare, sulla tomba di S. Agata, aiutu a lu Divinu; da quando ccu gioia, cunfortu e meravigghia/vidi ca la matruzza è guarita alla confessione alla stessa madre ca idda a Gesù Cristu è cunsacrata; dalla rabbia del promesso sposo alla denuncia ca Lucia è cristiana; dall’arresto decretato dal prefetto Pascasio alla serenità con la quale la ragazza aspetta ca cumincia lu processu; dalla determinazione con la quale argomenta e difende le proprie scelte alle torture di Pascasio; dalla sua sopravvivenza dopo la cunnanna a morti nta lu focu alla morte per mano di un soldato cui era stato dato òrdini precisu e nettu di tagghiari la so testa ccu la spata .
Trasportato dalla musicalità dei versi, sorretto dalla semplicità dell’espressione, rapito dalla crescente drammaticità, il lettore partecipa emotivamente alla vicenda e, mentre pregusta la messinscena con l’immancabile accompagnamento di chitarra, esprime la sua gratitudine all’Autore e rinnova la sua ammirazione per questa giovane Santuzza gluriusa di cui ccu na sincera fidi, comu ‘n massu/ccu tutt’u cori divota è Belpassu.
Vito Sapienza
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