“Giù le mani dalla magistratura. Magistratura libera e indipendente”. Il cartello piazzato questa mattina davanti al Palazzo di giustizia di Catania sintentizza lo spirito con il quale la Società civile catanese si trova in piazza Verga a protestare: “Vogliamo un nuovo procuratore estraneo ai giochi di potere che in questo momento si stanno facendo a Roma”. Questo il contenuto degli interventi che si sono succeduti, parallelamente alla raccolta di firme da inviare al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (presidente del Consiglio superiore della magistratura e garante dell’autonomia e dell’indipendenza del potere giudiziario).     

E’ dalle 9 di questa mattina che il movimento Agende Rosse di Salvatore Borsellino (fratello del giudice Paolo Borsellino, trucidato nel ’92 da un’autobomba piazzata in via D’Amelio, assieme agli agenti della scorta), l’associazione Antimafia e Legalità presieduta dall’avvocato Enzo Guarnera, animatore di questa manifestazione, Libera di don Luigi Ciotti, la Cgil, Antimafia 2000, il Sumia, Memoria e Futuro, Liberi cittadini, Catania Insieme e semplici cittadini, si trovano di fronte al Tribunale per gridare il loro NO alla “giustizia politicizzata” che “vuole pilotare la nomina del nuovo procuratore capo” del capoluogo etneo.

L’intervento di una militante di Libera

Il riferimento esplicito è al presidente del Senato, Ignazio La Russa, che, secondo quanto è trapelato in questi giorni, non gradirebbe che il posto dell’attuale procuratore Carmelo Zuccaro venisse preso dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita.

Una situazione che sta esplodendo anche all’interno del Consiglio superiore della magistratura, con le dimissioni del relatore della Quinta Commissione (organo chiamato a decidere sulla nomina del nuovo procuratore di Catania) che ha deciso di lasciare per i motivi spiegati dall’articolo del Fatto quotidiano che riproduciamo per intero dopo questo pezzo.

Ma al di là del nome del nuovo Procuratore capo di Catania, il Sit in di stamane (che durerà fino alle 18 di stasera per dare la possibilità a chi è impossibitato di intervenire la mattina, di partecipare nelle ore successive) ha lo scopo di lanciare un preciso monito alla politica: giù le mani da un potere autonomo e indipendente come la magistratura che deve indagare e giudicare su mafia e corruzione, due fenomeni che da molti anni intossicano la vita sociale e civile di questo Paese  impedendogli di progredire come le altre Nazioni normali (luciano mirone).

Di seguito l’articolo del Fatto quotidiano.

Alcuni militanti delle Agende Rosse di Catania davanti al Palazzo di giustizia di Catania

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Di P. Frosina e G. Pipitone sul Fatto del 20/05/2024
C’è una nomina diventata un caso al Consiglio superiore della magistratura. È quella del nuovo procuratore di Catania, poltrona tra le più importanti d’Italia, vacante da luglio dopo l’addio di Carmelo Zuccaro, diventato procuratore generale sempre nella città etnea. 
La scelta del successore è considerato un passaggio di estrema delicatezza, tanto da attirare l’attenzione dei massimi vertici del potere giudiziario e politico. Così, da ormai un mese e mezzo, la procedura è congelata nelle stanze di palazzo Bachelet: la Quinta commissione, competente sugli incarichi direttivi, ha terminato l’istruttoria addirittura il 9 aprile scorso (quando si sono concluse le audizioni dei candidati) ma da allora non è riuscita a votare le proposte da sottoporre al plenum, l’organo al completo, a cui spetta l’ultima parola.

L’intervento dell’avvocato Enzo Guarnera, presidente dell’associazione Antimafia e Legalità 

Per cinque settimane si è andati avanti di rinvio in rinvio, fino alla seduta di lunedì 20 maggio, quando il relatore della pratica, il togato indipendente Andrea Mirenda , ha abbandonato i lavori della Commissione con un clamoroso gesto di protesta: “Devo prendere atto con estrema amarezza che, nonostante gli scandali che più e più volte lo hanno travolto, il Consiglio, immune ad ogni revisione critica del proprio passato, persevera in dinamiche che, quando non opache appaiono sicuramente estranee alle regole procedimentali e di merito che ne disciplinano l’attività”, denuncia in un comunicato stampa.
E al fattoquotidiano.it rievoca lo scandalo nomine di qualche anno fa: “ Siamo alle solite, nulla è cambiato, Palamara non operava da solo”. 
Nel Risiko in corso su Catania i candidati con chance di vittoria sono quattro. Il favorito è un “Papa straniero”, Francesco Curcio, attuale capo dei pm di Potenza. Un copione che ricalcherebbe quanto accaduto ormai dodici anni fa, quando al vertice della procura etnea fu eletto Giovanni Salvi: era l’unico non siciliano a rompere il derby tra Giovanni Tinebra e Giuseppe Gennaro. Anche questa volta Curcio è l’unico “straniero” tra i candidati favoriti. A spingerlo – come era avvenuto con Salvi – è la corrente progressista di Area (rappresentata in Commissione da Antonello Cosentino) con un prestigioso sponsor esterno, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, magistrato da sempre in ottimi rapporti con la politica (è stato capo di gabinetto dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando). 
A sfidare Curcio, però, ci sono tre degli attuali aggiunti (i “vice” del capo) alla Procura etnea: Francesco Puleio, Ignazio Fonzo e Sebastiano Ardita. Quest’ultimo pm antimafia do grande esperienza, sulla carta sarebbe un concorrente molto forte: prima dell’attuale incarico (ricoperto nel 2017) è stato procuratore aggiunto e procuratore reggente a Messina, membro del Csm, consulente della Commissione parlamentare antimafia e direttore generale del Dap, il Dipartimento carceri del ministero della Giustizia.
 
Sul nome di Ardita, però – come ha raccontato nei giorni scorsi il quotidiano La Sicilia – c’è una convergenza di veti. 

Una parte del testo da inviare al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con le firme dei cittadini

I suoi ex compagni di corrente, i conservatori di Magistratura indipendente, non gli perdonano lo strappo del 2015, quando insieme a Piercamillo Davigo uscì dal gruppo (allora dominato dall’ex sottosegretario Cosimo Ferri) per fondare una nuova sigla, Autonomia&indipendenza. 
Ma anche i consiglieri laici di centrodestra, che pure lo stimano, non sembrano intenzionati a votarlo: “Ardita è considerato poco affidabile  dal punto di vista politico,  data anche la sua storica vicinanza a un pm “anti-sistema” come Nino Di Matteo, tra i padri dell’indagine sulla Trattativa Stato-mafia.
Così al Csm la destra politico-giudiziaria cerca un altro cavallo e blocca i lavori a oltranza. In Commissione l’unica consigliera laica di maggioranza, Daniela Bianchini di Fratelli d’Italia, potrebbe scegliere Puleio, aggiunto dal 2016, che nel curriculum ha già un’esperienza da procuratore capo (per quanto in un ufficio minuscolo, quello di Modica, poi soppresso). Su di lui puntano già i centristi di UniCost e anche Mirenda, unico togato eletto senza l’appoggio delle correnti, che sottolinea come il suo profilo prevalga in base al Testo unico sulla dirigenza giudiziaria (la circolare del Csm che fa da vademecum per le nomine).

Un altro momento dell’intervento dell’avvocato Guarnera, animatore di questa manifestazione. Alle sue spalle alcuni militanti di Libera e delle Agende rosse  

Ma pure Fonzo sembra avere le sue carte da giocare: nonostante la vecchia militanza progressista è considerato affidabile anche dai conservatori e potrebbe ottenere il voto di Magistratura indipendente, che esprime la presidente della Commissione, Maria Luisa Mazzola, e finora tiene le carte copertissime.
L’alternativa è che la corrente conservatrice converga su Curcio, in una sorta di “larga intesa” che potrebbe riproporsi per altre importanti pratiche, come denuncia Mirenda citando la vecchia prassi delle “nomine a pacchetto”.
“Nella seduta di lunedì”, racconta, di fronte all’ennesimo stallo “ho messo a verbale che non avrei accettato ulteriori rinvii”. La Commissione, però, “ha ritenuto di ignorare la richiesta e di rinviare ulteriormente la delibera a mercoledì prossimo, per essere decisa unitamente a quelle del procuratore generale presso la Corte d’Appello di Napoli, del presidente della Corte d’Appello di Salerno e, infine, del relativo procuratore generale. Il tutto, a mio sommesso avviso, nell’intento – non commendevole – di trovare una “quadratura” generale delle pratiche menzionate”, attacca.
“A Catania, nel frattempo, si guarda con preoccupazione alle dinamiche romane”.
Guarnera denuncia “l’inaudita gravità dei tentativi di interferenza sulla nomina del procuratore e fa appello  al capo dello Stato – nella qualità di presidente del Csm – “affinché le nomine di tutti i vertici giudiziari siano sganciate dai giochi dei partiti e dalla logica spartitoria delle varie correnti”.

Un momento della raccolta delle firme

Già nel 2012 gli ambienti della società civile etnea erano scesi in campo, quando il Csm avrebbe dovuto nominare il nuovo procuratore capo. Incarico delicato in una città come Catania, da sempre crocevia di rapporti criminali di altissimo livello. Sotto l’Etna per decenni gli interessi imprenditoriali e politici si sono saldati con quelli mafiosi. Anche per questo motivo 12 anni fa si cercò di far arrivare un “Papa straniero”. Questa volta, però, l’impressione è che il candidato di rottura possa essere nato a Catania.
Redazione