Il Museo delle Migrazioni di Lampedusa non chiude. Uno dei luoghi simbolo di quest’isola impegnata da anni nell’accoglienza umanitaria e sul fronte del rispetto dei diritti umani, continua a fare testimionianza e memoria.
“Al contrario di quanto riportato da alcuni organi e siti di informazione, intendiamo rilanciare l’attività del museo non solo sul fronte della tutela della memoria collettiva ma anche aprendo nuovi spazi destinati ad ospitare installazioni artistiche e momenti di confronto e riflessione”. Lo dicono Rosangela Mannino presidente della Fondazione Visioni d’Autore e Luca Siragusa rappresentante legale della società Hub Turistico Lampedusa, consociate in Ats Pelagies che si è aggiudicata la gara per la gestione del sito bandita dal Parco della Valle dei Templi.
“Restiamo stupiti e amareggiati – aggiungono i rappresentanti dell’associazione Pelagies – di fronte alle dichiarazioni di Tareke Brhane del Comitato 3 Ottobre riportate da alcuni organi di stampa, che fanno riferimento ad una presunta intenzione da parte della nostra associazione di chiudere il Museo: niente di più falso. Non solo intendiamo mantenere l’attività ma vogliamo anche affiancare nuove iniziative offrendo la possibilità di esporre le proprie opere ad artisti locali ed ospitando eventi ed iniziative sul tema delle migrazioni, del valore della memoria e del rispetto dei diritti umani”.
“Proprio riconoscendo al Comitato 3 Ottobre l’importante lavoro portato avanti in questi anni – aggiungono Rosangela Mannino e Luca Siragusa – avevamo proposto una collaborazione incentrata sulla concessione di alcune stanze attraverso la condivisione delle spese necessarie alle attività connesse”.
“Per essere più espliciti – dicono gli estensori della nota inviata a L’Informazione – avevamo prospettato al Comitato 3 Ottobre la possibilità di continuare ad usufruire di alcune aree dell’immobile destinate al Museo attraverso un canone annuo per sostenere le spese ‘ordinarie ed obbligatorie’ dell’immobile, canone che sarebbe stato tranquillamente coperto attraverso gli introiti derivanti dai biglietti di ingresso e dalle attività collaterali da rendicontare e coordinare con piena trasparenza e tracciabilità”.
“Di fronte alla nostra proposta – si legge nel comunicato, di cui gli estensori si assumono la responsabilità di ciò che scrivono -, derivante dal fatto che per la gestione del sito la nostra associazione non percepisce alcun contributo pubblico e dunque si autofinanzia, Tareke Brhane ha risposto diffondendo attraverso la stampa notizie non corrette ed oltretutto tendenziose, e di questo siamo dispiaciuti perché il valore del Museo delle migrazioni di Lampedusa deve prescindere dal gestore pro-tempore del sito, chiunque esso sia”.
“Il Museo delle migrazioni di Lampedusa, dunque, si prepara ad un rilancio delle proprie attività: siamo già al lavoro – concludono i rappresentanti dell’associazione Pelagies – per riorganizzare tutti gli spazi del sito e per ripristinare le aree che in questi anni sono state utilizzate dal precedente gestore in modo poco consono all’attività museale”.
Nella foto: il Museo delle Migrazioni di Lampedusa
Redazione
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