Onore al merito a chi ha deciso di donare il proprio terreno al Comune di Belpasso (Catania) per realizzare uno spazio verde in una cittadina sempre più invasa dal cemento e dall’abusivismo edilizio. Onore al merito agli eredi Caruso che con grande nobiltà d’animo e spiccato senso del Bene comune hanno dato una lezione di vita a quei politici e a quei cittadini che, invece di pensare al futuro, pensano avidamente a come far soldi attraverso la compravendita delle loro aree e quindi a togliere futuro ai loro figli.
L’altro giorno il “Parco Oreste e Maria Caruso” è stato inaugurato dal sindaco Carlo Caputo e dagli eredi Caruso visibilmente emozionati. La notizia risale a qualche giorno fa, avremmo potuto pubblicare il comunicato inviato dall’Amministrazione comunale e tutto sarebbe finito lì. Ma questa non è una notizia come tante, merita una riflessione, ne contiene almeno altre tre, che vale la pena di esporre.
La prima l’abbiamo accennata. In un comunità dove lo spirito dei Maestro don Gesualdo prevale sulla visione dei Giorgio La Pira o degli Adriano Olivetti, una famiglia si distacca dal “coro” e dona, ma non si limita a questo. Pone una condizione: quello spazio deve essere destinato a verde pubblico da riservare ai bambini, ai ragazzi e agli anziani, insomma, in quello spazio non vogliamo edificare un palazzo, ma costruire futuro. Non è solamente un gesto di altruismo, ma un concetto rivoluzionario da cui tutti dovremmo prendere esempio.
La seconda notizia è che per realizzare questa struttura ci sono voluti tre lustri, un dato che si commenta da solo e che la dice lunga sul “super attivismo” (soprattutto in fatto di spazi verdi, ovviamente è detto con ironia) delle Amministrazioni comunali che si sono succedute.
La terza è che in questa giungla di cemento che è diventata Belpasso, dove le piazze vengono scambiate per parchi pubblici, i parcheggi fantasma costano “solo” 500 mila Euro (da anni attendiamo chiarimenti in proposito) e lo strumento urbanistico è scaduto da oltre vent’anni, il verde pubblico lo ha dovuto “imporre” una famiglia generosa e lungimirante. Da Belpasso è tutto.
Luciano Mirone
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