E’ una libera versione teatrale del romanzo “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati, scrittore, giornalista, drammaturgo e pittore italiano. Oggi, nella sua continua attività di sperimentazione, Fabbricateatro di Catania propone questa trasposizione teatrale, “La fortezza”, piena di allegorie e di metafore. Che andrà in scena il 26, 27 e 28 luglio alle 19 presso l’Istituto di incremento ippico catanese (Via Vittorio Emanuele II, n. 508)
Un’operazione che non poteva non avere un raffinato deus ex machina come Elio Gimbo, che cura la regia, ma al tempo stesso Fabbricateatro rinnova la collaborazione con il CUT (Centro Universitario Teatrale dell’Università degli Studi di Catania) che ha già prodotto tre spettacoli (“Il divo” e “I deboli” di Martoglio, e “Il castello di K.” di Kafka) interpretati da studenti universitari teatralmente formati durante le sessioni di prove o nel corso del laboratorio invernale.
Il romanzo di Buzzati fu pubblicato per la prima volta da Rizzoli nella collana “Il sofà delle muse”, diretta da Leo Longanesi il 9 giugno 1940. Il giorno dopo l’Italia entrò in guerra contro la Francia e l’Inghilterra, a fianco della Germania. Eppure non vi è nel romanzo e nella magnifica allegoria della Fortezza Bastiani un’intenzione antimilitarista, una critica all’esercito inteso come modello sociale. Lo stesso Buzzati, infatti, aveva provveduto a chiarire che per lui la Fortezza Bastiani – e il suo cumulo di desideri, speranze e sogni di gloria – corrispondeva alla redazione del Corriere della Sera (giornale per cui iniziò a scrivere nel 1928).
“Il deserto dei tartari è la parabola di una comunità di umani isolata dal mondo e della sua ricerca di senso in una attesa infinita”, spiega il regista Elio Gimbo. “Quanti anni ci mette un desiderio per trasformarsi in una fantasia delirante? Chi stabilisce il limite fra la giusta aspettativa e l’inizio della follia? – s’interroga il regista- Il trentaquattrenne Buzzati racconta il sentimento dell’attesa che diventa malattia con la previsione del proprio destino di successo”.
“Chiunque di noi ha avuto o ha la propria Fortezza Bastiani: il teatro è una di queste – afferma l’amministratore di fabbricateatro Daniele Scalia. – Nel lavoro con i giovani studenti universitari abbiamo individuato nell’allegoria del romanzo il miglior contenitore per rappresentare ciò che in questo passaggio accade alle loro giovani vite”.
“Questo lavoro sugli studenti ha generato un metodo ed un obiettivo, il sogno della nostra Fortezza Bastiani – racconta con emozione Sabrina Tellico, storica attrice della compagnia -. Il metodo è quello di una formazione teatrale basata su un duro lavoro fisico imposto dai training storici del ‘900 per affinare la propria presenza scenica. Il nostro obiettivo è formare compagnia stabile d’ateneo interamente composta da attori-studenti”.
Fabbricateatro rispolvera la propria tradizione di “correzioni teatrali dello spazio urbano” con la proposta di un allestimento en plen air presso il baglio de “lo stallone”: oggi sede dell’Istituto di incremento ippico.
Uno splendido angolo della Catania settecentesca architettonicamente incontaminato e puro accoglierà una messinscena dove l’elemento principale tornerà ad essere – come in passate creazioni teatrali della compagnia – la paglia.
“Al fine di sfruttare al massimo la suggestione esercitata dal luogo lo spettacolo avrà inizio alle ore 19,00 con rigorosa puntualità – aggiunge il regista -. Gli attori saranno illuminati naturalmente dalla luce del tramonto. Si consiglia agli spettatori di assistere allo spettacolo con un abbigliamento comodo e informale”.
La rappresentazione è realizzata con il contributo dell’Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo Regione Siciliana, Palcoscenico Catania, Unict e Ministero della Cultura.
Interpreti: Sabrina Tellico, Nicoletta Basile, Aurora Strano, Francesco Rizzo, Nicole Somers Andolina, Roberta Puglisi, Daniela Liotta, Chiara Sabbatini, Rosaria Romeo, Salvo Pace, Leonardo Grasso.
Direzione di scena Rita Stivale, costumi Fabbricateatro, scene Bernardo Perrone e Filippo Gravina, fonica Simone Raimondo.
Redazione
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