È triste apprendere della morte di un attore straordinario come Aldo Puglisi (ottantanove anni, catanese, figlio della mitica tradizione del teatro siciliano), doppiamente triste quando hai la consapevolezza che quell’attore, almeno al cinema, non è stato compreso come meritava. Eppure è il meraviglioso protagonista (nella parte di Peppino Califano) di Sedotta e abbandonata di Pietro Germi.

Fortunatamente all’inizio degli anni Sessanta (proprio quando si inaugurava la stagione della “commedia all’italiana”) il suo destino si intrecciò con quello di un altro grande artista non pienamente compreso: Germi, appunto, che durante il provino di Sedotta e abbandonata, girato interamente a Sciacca in provincia di Agrigento, quando lo vide per la prima volta, impacciato, emozionato e tremante, gli disse: “La parte del protagonista, assieme a Stefania Sandrelli, sarà tua”.

Aldo Puglisi, Saro Urzì, Stefania Sandrelli e Lando Buzzanca in Sedotta e abbandonata. Sopra: Aldo Puglisi e Stefania Sandrelli in un’altra scena del film

E lo preferì a Lando Buzzanca, al quale, malgrado il ruolo secondario, la carriera cinematografica avrebbe riservato ben altri successi, almeno dal punto di vista commerciale.

Germi voleva un attore con la Sicilia stampata in volto, con un’emotività, un’espressione, un pathos non costruiti ma spontanei. Un tipo attraversato dalla “febbre erotica” per la cognata Stefania Sandrelli, dal rimorso per averla messa incinta, dal pentimento perché adesso doveva sposare una “buttana”.

Immediatamente gli occhi del regista genovese caddero su Aldo Puglisi, giovane attore di palcoscenico ben strutturato grazie ad una consolidata tradizione familiare maturata nella compagnia del grande Giovanni Grasso.

Meno male che il destino, almeno allora, fu benevolo con Aldo, sennò oggi – quando si è sparsa la triste notizia della sua morte avvenuta in un ospedale di Catania per dei problemi polmonari dovuti al Covid – lo avremmo ricordato soprattutto come attore teatrale, ruolo nel quale eccelleva, sia per le sue notevoli capacità, sia perché, come detto, ebbe come maestri gli attori del grande Grasso (“il tragico più grande del mondo”, secondo la definizione di Lee Strasberg, fondatore dell’Actor’s Studio di New York).

Per comprendere pienamente di cosa stiamo parlando, invitiamo il lettore a vedere (o a rivedere) Sedotta e abbandonata. Se altri registi, successivamente, non sono riusciti ad avere lo sguardo lungo come il Pietro Germi di quest’opera, la colpa non è certamente di Puglisi, e probabilmente neanche loro: diciamo che le doti di Aldo, forse, non corrispondevano alle esigenze di certi Mostri sacri del cinema italiano come il Vittorio De Sica di Matrimonio all’italiana con Sophia Loren e Marcello Mastroianni o come il Mario Monicelli de La ragazza con la pistola con Monica Vitti, tanto per citare qualche film al quale l’attore catanese prese parte.

Castello di Acicastello. Presentazione de “Il set delle meraviglie” di Luciano Mirone. Da sinistra il critico cinematografico Franco La Magna, l’autore del libro, gli attori Tuccio Musumeci, Aldo Puglisi e Claudio Musumeci e il presentatore della serata Alfio Cincotta

Diciamo che è andata così. Ma qualcuno dovrebbe spiegare perché Puglisi sfonda come protagonista in un film e non fa altrettanto in altri. Forse una spiegazione non c’è, oppure sì, misteri del grande schermo.

In ogni caso, l’autore di questo articolo lo ricorda per la grande signorilità con la quale, all’inizio degli anni Duemila, si è fatto intervistare per un reportage pubblicato da Repubblica (era reduce dalla buona performance cinematografica di Segreto di Stato di Paolo Benvenuti) e nel 2017, per la disponibilità dimostrata in occasione della presentazione de Il set delle meraviglie, libro del sottoscritto dedicato ai film celebri girati in Sicilia che hanno fatto sognare il mondo (Sedotta e abbandonata era fra questi, assieme a La terra trema e Il Gattopardo di Visconti, Divorzio all’italiana, Il padrino di Coppola, Il Postino di Troisi e diversi altri. Sì, perché Aldo era un uomo sensibile, delicato e semplice.

Agnese Giammona, una delle protagoniste de “La terra trema” di Luchino Visconti

Allora nel giardino del castello (eravamo ad Aci Castello), malgrado il suo non perfetto stato di salute, intervenne per raccontare i retroscena di Sedotta e abbandonata (l’amore fra Stefania Sandrelli e Gino Paoli, le bizzarrie di Germi nella piazza principale di Sciacca, la “pesantezza” di Saro Urzì quando irrompeva in scena). Nella cittadina agrigentina, ancora oggi,  lo considerano un mito. E il motivo c’è: gli abitanti di Sciacca (nel ’63, quando il film fu girato, il paese impazzì) ebbero la fortuna di vederlo sul set, di studiarne la tecnica, di osservarne la mimica, di vivere le sofferenze del “dietro le quinte”, di cui in serata – quando gli attori erano liberi dal lavoro – Aldo parlava in piazza con tutti, al punto da essere considerato una sorta di cittadino d’adozione. 

Un pomeriggio intenso e divertente, quello di Acicastello, reso scoppiettante dalle gag e dai racconti irresistibili di Tuccio Musumeci (amico di Aldo da vecchissima data), dalla partecipazione di una delle sorelle Giammona (protagonista de La terra trema di Luchino Visconti, girato nella vicina Acitrezza), del critico cinematografico Franco La Magna, di Claudio Musumeci (figlio di Tuccio e attore) e dell’avvocato Alfio Cincotta, presentatore dell’evento.

“Alla fine ci sedemmo su una panchina…”

Alla fine della presentazione ci sedemmo su una panchina della piazza di Acicastello. Lui alternava delle pause con delle frasi ben calibrate, come faceva al cinema e al teatro, mentre Tuccio, con le sue battute, attirava l’attenzione dei passanti. In poco tempo quella panchina diventò un palcoscenico. A un certo punto dal pubblico partì un applauso spontaneo e caloroso.

Luciano Mirone

Queste le opere cinematografiche che hanno visto la partecipazione di Aldo Puglisi.

Cinema

3 notti d’amore, regia di Renato Castellani (1964)

Sedotta e abbandonata, regia di Pietro Germi (1964)

Matrimonio all’italiana, regia di Vittorio De Sica (1964)

Gli amanti latini, regia di Mario Costa (1965)

Letti sbagliati, regia di Steno (1965)

Signore & signori, regia di Pietro Germi (1966)

Peggio per me… meglio per te, regia di Bruno Corbucci (1967)

La ragazza con la pistola, regia di Mario Monicelli (1968)

Vacanze sulla Costa Smeralda, regia di Ruggero Deodato (1968)

Amore e rabbia, regia di Pier Paolo Pasolini (1968) – voce

Un caso di coscienza, regia di Giovanni Grimaldi (1969)

Il merlo maschio, regia di Pasquale Festa Campanile (1971)

Quando le donne persero la coda, regia di Pasquale Festa Campanile (1971)

Nonostante le apparenze… e purché la nazione non lo sappia… All’onorevole piacciono le donne, regia di Lucio Fulci (1972)

Vogliamo i colonnelli, regia di Mario Monicelli (1973)

Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, regia di Lina Wertmüller (1974)

Il giustiziere di mezzogiorno, regia di Mario Amendola (1975)

Prima notte di nozze, regia di Corrado Prisco (1976)

Arrivano i gatti, regia di Carlo Vanzina (1980)

L’uomo dal sigaro in bocca, regia di Mario Sesti (documentario, 1997)

Segreti di stato, regia di Paolo Benvenuti (2003)

Tosca e altre due, regia di Giorgio Ferrara (2003)

Quell’estate felice, regia di Beppe Cino (2007).

Televisione

L’ombra nera del Vesuvio, regia di Steno (1987) (miniserie TV)

Avvocati, regia di Giorgio Ferrara (1998) (miniserie TV)

Ultimo – L’infiltrato, regia di Michele Soavi (2004) (Miniserie TV).