“Vulissi Sammastianu”. Fra le tante frasi che hanno accompagnato la richiesta che L’Informazione ha fatto all’Unesco (l’inserimento di Mistretta fra i siti più importanti del Patrimonio dell’Umanità, con la petizione indetta dalla Pro Loco pochi giorni dopo sulla piattaforma change.org, alla quale chiediamo a tutti di aderire con una firma), queste due parole di Rino Cavolo, “Vulissi Sammastianu”, pubblicate nella pagina Facebook di Tele Mistretta (che ha ripreso la proposta), così intrise di sicilianità, di religiosità, di cultura popolare e di ironia, sono quelle che ci hanno colpito maggiormente.
“Vulissi Sammastianu” è una invocazione rivolta a San Sebastiano, Patrono di Mistretta, affinché possa fare risorgere la sua città, dopo che gli esseri umani non sono riusciti in questo compito assai arduo dovuto all’isolamento, allo spopolamento, alle distanze che penalizzano questo bellissimo “Giardino di pietra dorata” appollaiato sui monti Nebrodi, in Sicilia, fra le province di Messina e di Palermo.
“Vulissi Sammastianu” è una frase antica – in questo caso adattata al protettore del paese – che un tempo veniva pronunciata per invocare la pioggia, il buon raccolto, il miracolo della guarigione di una persona cara.
“Vulissi Sammastianu” contempla un “Sammastianu” tutto unito, ma con l’iniziale rigorosamente maiuscola, e non declinato nel più moderno “San Bastianu”, un “Sammastianu” che ha il sapore della lingua arcaica che si perde nella notte dei tempi e che ritroviamo durante quella incredibile festa che si celebra a Mistretta a gennaio e ad agosto, nella quale il Patrono viene portato a spalla per le vie del paese, accompagnato dai cori più disparati di quelle genti visceralmente legate al Santo, evviva Sammastianu, Sammastianu ma’ fari a ‘razia, Sammastianu ccu tuttu ‘u cori, che si identificano nel protettore, perché è Sammastianu da secoli la vera guida di questa comunità un tempo “splendida”, oggi in crisi, ma comunque Colui che indica la via.
“Vulissi Sammastianu” è il capolavoro della sicilianità vera, di quella Sicilia orgogliosa del proprio dialetto, in mezzo ad una lingua italiana che sta smarrendo la sua identità per quelle incomprensibili parole inglesi che ritroviamo in ogni frase, poiché crediamo di essere al passo coi tempi e invece non ci accorgiamo di essere sempre più poveri e sempre meno belli.
“Vulissi Sammastianu” è anche un modo ironico e fatalista di buttare lì una frase e per dire, chissà, non si sa mai, magari stavolta… ma sì, priamulu tutti ‘a Sammastianu.
Nella foto: un momento della festa di San Sebastiano, Patrono di Mistretta (immagine di Chiara Porrazzo, tratta dal sito San Sebastiano Mistretta)
Luciano Mirone
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