A Belpasso (Catania), nel cuore del centro storico, un imprenditore locale, Rosario Fiammingo, con tenacia, coraggio e spirito di intrapresa, ha sfidato la cultura della demolizione e del cemento ed ha sposato la cultura della ristrutturazione e della conservazione, e alla fine ha plasmato un gioiello destinato ad essere una struttura ricettiva di alto livello. Raccontata così, sembra una cosa normale.

Invece vi sbagliate. In una cittadina un tempo deliziosa, che più di molte altre, negli ultimi cinquant’anni, ha subito sfregi a ripetizione con abbattimenti indiscriminati dei manufatti antichi fra i più belli della provincia, Fiammingo ha rivoluzionato una cultura che potrebbe rappresentare una inversione di tendenza per una collettività che vuole puntare sul turismo di qualità.

L’ingresso di Palazzo Fiammingo con lo sfondo del giardino. Sopra: la facciata del palazzo in una immagine notturna

Ha acquistato un palazzo antico disabitato da alcuni anni (i proprietari originari erano imparentati con l prestigiosa famiglia Bufali, fondatrice dell’odierna Belpasso), si è dedicato anima e corpo, assieme alla sua famiglia (la moglie Gabriella, i figli Elia e Giosuè) per cinque lunghi anni, di giorno e di notte, al progetto, al restauro, alla “pulitura” con gli spruzzi d’acqua della facciata e dei capitelli, all’impasto della calce, all’uso dei materiali originali come la pietra lavica, la pietra bianca di Siracusa, il legno, l’intonaco, il coccio pesto, le mattonelle in terracotta (il tutto con la supervisione della Sovrintendenza alle Belle Arti di Catania), e con orgoglio l’altra sera ha inaugurato questa bellissima struttura che da ora in poi si chiamerà “Palazzo Fiammingo”.

Una felicissima anomalia in un paese mortificato da una idea troppo decrepita di sviluppo, un esempio per quegli imprenditori, per quei cittadini, per quei politici che snobbano o che guardano con sufficienza una cultura d’avanguardia che altrove continua a dare risultati straordinari.

Uno scorcio del giardino interno 

Basta ricordare che il vecchio Piano regolatore, tuttora in vigore, fino ad alcuni anni fa prevedeva la demolizione di questo edificio, assieme ad altri di grande pregio situati in centro storico, che in extremis sono stati salvati dalla ruspa grazie alla “corsa” in Sovrintendenza effettuata dal geometra Gianni Russo e dal sottoscritto: un vincolo di inedificabilità e alla fine è stato salvato il salvabile.

Tuttavia saremmo ingenerosi verso quei cittadini che con lo stesso coraggio di Fiammingo, da qualche tempo, si sono dedicati alla ristrutturazione dei loro immobili antichi, riportandoli agli splendori di un  tempo (presto questo giornale, nel contesto delle sue battaglie per il nuovo Piano urbanistico generale, pubblicherà un reportage fotografico sui restyling più belli effettuati in città), ma non crediamo di sbagliare se affermiamo che questa è l’operazione più grossa effettuata finora a Belpasso, l’intervento che potrebbe lanciare un messaggio all’intera città, come dire: cari cittadini, senza la bellezza non si va da nessuna parte.

Una struttura che invitiamo a visitare (se qualcuno sospetta che si tratti di una pubblicità occulta è fuori strada: è una pubblicità spassionata per una operazione che merita visibilità, a Belpasso e soprattutto fuori).

A maggior ragione da parte di chi – come noi – da una vita si batte per la conservazione di un’identità urbanistica – quella etnea – fra le più belle del mondo. Ecco il motivo di questo articolo. 

Bisogna vederli questi paesi al piedi del vulcano più alto d’Europa, con le loro case basse, le facciate rosa, gialle, bianche, grigie, gli archi in pietra lavica, i giardini col gelsomino e le rose, le cisterne col ferro battuto, le stalle per i cavalli, le carretterie per i carretti, il basolato e gli archi a sesto acuto e gli affreschi sulle volte altissime e i palmenti con le vasche e le botti immense dove un tempo si produceva il vino.

Il momento dell’inaugurazione. Da sinistra Giosuè, Gabriella, Rosario ed Elia Fiammingo

Questa bellezza non si può solo raccontare, si deve vedere.

Ed ecco perché ci piace riprodurre la frase contenuta nel video che i titolari di Palazzo Fiammingo hanno diffuso durante l’inaugurazione della struttura: “Le parole, come le immagini, non possono spiegare l’impegno e la dedizione che la nostra famiglia ha messo per realizzare questa impresa. Ciò che avete visto sono gli sforzi e i sacrifici che abbiamo compiuto per più di 5 anni, e questa sera siamo lieti di festeggiare la fine di questa grande impresa con voi Cari ospiti. Ci auguriamo che tutto ciò che questa sera vi circonda, sia in grado di trasmettere il coraggio e la tenacia che la nostra famiglia ha vissuto fino ad oggi nel riportare questo palazzo allo splendore che merita”. Auguri.

Luciano Mirone