Egregio ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, egregio direttore generale della Fce (Ferrovia Circumetnea) Salvatore Fiore, egregio sindaco di Belpasso (Catania) Carlo Caputo, lo scorso agosto i figli del compianto avvocato catanese Serafino Famà, trucidato dalla mafia il 9 novembre 1995, mediante una lettera, vi hanno chiesto di intitolare al loro genitore la costruenda stazione di Piano Tavola (frazione di Belpasso) della nuova tratta metropolitana Catania-Adrano, i cui lavori stanno andando avanti speditamente grazie anche al vostro costante e importante apporto.

Il ministero se n’è lavato le mani dicendo che non è compito suo stabilire i nomi delle stazioni metro, il direttore generale della Fce ha fatto la stessa cosa ma in altro modo, affermando che le denominazioni delle stazioni metro dipendono dalle località in cui sono ubicate e non dai simboli della Sicilia migliore, il sindaco di Belpasso ha risposto soltanto oggi – dopo che è uscita la nostra intervista alla figlia di Serafino Famà, Flavia, in cui lei stessa ha espresso la sua amarezza per il diniego della proposta – sostenendo che non è compito del suo Comune imporre il nome ad una fermata della metropolitana ma del ministero e della Circumetnea, assicurando comunque che la denominazione della piazza antistante (dove il noto penalista è nato ed ha trascorso diversi anni della sua vita) rimarrà intitolata a Serafino Famà.

Perdonate il linguaggio franco, ma ci saremmo aspettati risposte più adeguate alle persone che vi hanno inoltrato una proposta del genere. Non solo perché sono familiari di una vittima di mafia, ma per il dolore che si sono portati dentro fin da bambini.

Le vostre risposte – al di là della vostra buona fede – sono fredde, burocratiche, non umane, perché non tengono conto di quel dolore e della persona alla quale la stazione dovrebbe essere intitolata. Il ministero avrebbe dovuto cogliere al volo l’istanza, la Fce pure, e il Comune di Belpasso avrebbe dovuto prendere una posizione pubblica chiara e fare pressioni presso le due istituzioni affinché cambiassero parere. Ci sembra davvero singolare che non si possa neanche apporre la doppia denominazione Piano Tavola-Serafino Famà. 

In un caso del genere l’unica risposta da dare è Sì, senza “se” e senza “ma”. Ne guadagneremmo tutti: il ministero, il governo, la Ferrovia Circumetnea, il Comune di Belpasso, la Sicilia, l’Italia. Tutti. Sarebbe il minimo da dare ad una persona caduta valorosamente sul campo di battaglia e alla sua famiglia.

Dopo l’uscita del nostro articolo, abbiamo contattato il sindaco Caputo, il segretario del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, componente della Commissione parlamentare antimafia, il presidente del Consiglio comunale di Belpasso Andrea Magrì, la segreteria del Pd di Paternò, alcuni consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione (tutti di centrodestra, da Carmelo Carciotto a Stefano Toscano, il Movimento 5 Stelle di Catania e provincia.

Da tutti abbiamo ricevuto risposte incoraggianti. Il sindaco di Belpasso ha detto che presto uscirà con un comunicato stampa, il consigliere comunale della Lega di Belpasso, Stefano Toscano, ha dichiarato che vorrebbe incontrare la famiglia Famà. Altre attestazioni di buona volontà stanno arrivando in redazione, segno che quando la causa è nobile non esistono colori politici. Siamo fiduciosi.

Nella foto: l’avvocato Serafino Famà, ucciso dalla mafia il 9 novembre 1995

Luciano Mirone