Mistretta merita, secondo lei, di essere considerata Patrimonio dell’Umanità per il suo eccezionale centro storico e per le peculiarità presenti nel territorio? Iano Antoci (Pd) è stato sindaco del comune siciliano (posto nel cuore dei monti Nebrodi, 900 metri sul livello del mare) dal 2007 al 2009 e e dal 2009 al 2014, dopo un’esperienza di consigliere comunale (1993-1998).

Sulla proposta avanzata dal nostro giornale si dimostra prudente (“la parte storica della mia città è fra le più belle ed estese che abbia mai visto”), mentre mostra un certo possibilismo nell’allargare il progetto ai comuni vicini. Senza peli sulla lingua, in merito alle criticità del paese, parla di responsabilità delle classi politiche che si sono succedute in questi decenni.    

Allora avvocato, Mistretta merita di essere inserita fra i siti Unesco?

“Credo di sì. Per me che vi sono nato e cresciuto, che vi ho lavorato e vi lavoro, il centro storico di Mistretta, e ovviamente mi riferisco alla sua parte più antica, cioè quella posta alle falde del castello saraceno, è sicuramente uno dei più belli ed estesi che abbia mai visto. Ho tuttavia ben presente che il percorso che in tal senso si vorrà intraprendere è particolarmente lungo, complesso e articolato; richiede la predisposizione di studi ed approfondimenti utili a dimostrare l’assoluta straordinarietà del sito che si vuole candidare”.

Quali sono i punti di forza e le criticità della sua città?

“Uno dei punti di forza è sicuramente il centro storico nella sua parte più antica e la sua struttura urbanistica; poi, i palazzi fatti costruire tra l’800 ed il ‘900 dalla ricca borghesia locale; le chiese e soprattutto l’ambiente naturale incontaminato e salvaguardato, prima che dalle prescrizioni del Parco dei Nebrodi, dalla attività consapevole, attenta e rispettosa di generazioni di agricoltori e pastori. Tra le criticità segnalerei la mancanza dei servizi indispensabili, soprattutto quello sanitario; i trasporti, lo stato delle strade extraurbane; la pulizia e la manutenzione delle strade della città, spesso invase da rifiuti e da vegetazione”.

Quali sono state le difficoltà principali che ha dovuto affrontare negli anni in cui è stato sindaco?

“In particolare la strenua difesa delle principali istituzioni cittadine (Ospedale, Tribunale, Agenzia delle Entrate, Carcere, Scuole e Compagnia dei Carabinieri) oggetto di ripetuti tentativi di soppressione a causa delle scriteriate, improbabili ed inefficaci politiche di contenimento della spesa attuate dai governi nazionale e regionale”.

Mistretta, negli ultimi decenni, ha subito un notevole decremento demografico. Perché?

“Quello dello spopolamento è un fenomeno che insiste, già da diverso tempo su una parte considerevole della penisola italiana e che, seppure in maniera non omogenea, può ritenersi ormai cristallizzato nelle cosiddette ‘aree interne’, cioè in quelle aree del Paese distanti dai servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità). Nell’assenza di tali servizi essenziali possono rinvenirsi le cause e le ragioni che hanno costretto e costringono i residenti di tali territori periferici a migrare verso altri centri che meglio rispondono alle loro esigenze ed offrono più numerose e appetibili occasioni di lavoro, oltre che sensibili risparmi”.

Ci sono delle responsabilità della classe politica?

“Certamente! Abbiamo assistito e assistiamo da un lato alla progressiva diminuzione degli stanziamenti statali e regionali per l’erogazione dei servizi essenziali e dall’altro al fallimento della legislazione nazionale e regionale che avrebbe dovuto favorire appunto le aree interne e montane più interessate al fenomeno dello spopolamento. Ritengo, tuttavia, che l’inverno demografico, lo spopolamento delle are interne, l’abbandono di luoghi di grande interesse storico, urbanistico e naturalistico non siano una ineluttabile e non contrastabile prospettiva. Siamo ancora in tempo per evitare un destino che sembra, ma che non è assolutamente irreversibile”.

Cosa glielo fa pensare?

“Lo confermano realtà comunali molto vicine a Mistretta e con caratteristiche ambientali e socioeconomiche sovrapponibili. Certo, non è impresa né facile né semplice; occorre individuare con attenzione le criticità, le misure da adottare, gli obiettivi da perseguire e raggiungere, i tempi di attuazione, i soggetti che dovranno attuarli e monitorarli, le risorse necessarie, in un quadro organico e credibile. Chiaramente bisognerà abbandonare la logica delle iniziative spot, delle prospettive miracolose, ma anche il rassegnarsi ad un destino cinico e baro. Ecco, contrastare la rassegnazione, richiedendo un impegno costante e attento a tutti gli attori e disegnando una prospettiva di sviluppo seria e credibile. Occorre impegnarsi in una corale riflessione che ragioni sulle cause generali e specifiche del fenomeno e sulle misure, iniziative strategiche ed azioni e che, sinergicamente, privati, imprese, amministrazioni pubbliche, dovranno programmare e realizzare. La regione Sicilia dovrà fare la sua parte, adottare le misure di sostegno necessarie e dotarle di adeguata copertura finanziaria”.

A suo avviso la richiesta di far parte dei siti dell’UNESCO deve partire solo da Mistretta o è importante coinvolgere il territorio con le sue ceramiche, la Fiumara d’arte, i resti archeologici dell’antica città di Halaesa?

“Sono realtà diverse con diverse caratteristiche e prospettive; tuttavia, è una strada che si può percorrere”.

Cosa pensa dell’istituzione del super carcere?

“Quella della costruzione del ‘nuovo’ carcere è una storia lunga. Nel 2010, ministro della Giustizia il conterraneo Angelino Alfano ed io sindaco, la costruzione del nuovo carcere, dotato di ben 450 posti detenuto, era stata inserita nel piano straordinario di edilizia penitenziaria. Purtroppo, il commissariamento del governo Berlusconi ad opera della ‘triade’ (UE, BCE e FMI) e l’avvento del governo ‘tecnico’ Monti provocò l’accantonamento del programma”.

Nella foto: l’ex sindaco di Mistretta (Messina), Iano Antoci

Luciano Mirone