“Aprire la ferita, farla sanguinare per condividere una testimonianza, e poi, il giorno dopo, ritrovarmi da sola con le mie battaglie per una memoria concreta, è divenuto ormai intollerabile”. Un grido di dolore, un moto di indignazione, quello di Flavia, figlia dell’Avvocato Serafino Famà, ucciso a Catania il 9 novembre di 29 anni fa, che oggi ha disertato le commemorazioni organizzate per ricordare suo padre, freddato dai clan mafiosi perché non si era piegato alle logiche perverse del crimine organizzato.

Una presa di posizione dura, assunta nell’unico giorno dell’anno in cui Catania dedica un ricordo al penalista trucidato con sei colpi di  pistola calibro 7,65.

Flavia Famà. Sopra Flavia col padre poco tempo prima del delitto

Una decisione che coincide con il diniego della Ferrovia Circumetnea di intitolare all’Avvocato Famà la stazione della metro di Piano Tavola (come richiesto da lei e dal fratello Fabrizio), troppo recente per non lasciare strascichi; una decisione, quella di disertare la commemorazione del padre, che comunque sarebbe arrivata lo stesso perché non lei stessa dice di non riconoscersi in un rito che non sente suo.

E lo spiega con questa lettera inviata alla vigilia dell’evento all’Avvocato Francesco Antile, presidente della Camera penale (intitolata proprio a Serafino Famà), che ha organizzato la manifestazione.  

“Provate per un attimo – scrive Flavia – a pensare come vivreste se ad essere stato ucciso fosse vostra moglie, vostro marito, vostro figlio o vostra figlia. Vi sentireste mancare la terra sotto i piedi e l’ossigeno? Ecco, se riuscite a immaginare anche lontanamente questa sensazione, sappiate che si avvicina solo leggermente a quello che proviamo noi. La memoria ha bisogno di coerenza e di impegno. Io domani non ci sarò”.

Un messaggio secco, pieno di umanità ma anche di dolore: “Ho visto dalla locandina e dal programma, dai social – dice la figlia di Serafino Famà -, che gli appuntamenti sono molteplici. Immagino lo sforzo organizzativo. In merito al primo appuntamento delle ore 8:30, presso il piazzale Serafino Famà per la  deposizione della corona di fiori sul luogo dell’agguato, vi chiedo di ribadire con forza che il piazzale, tutto, porta il nome di mio padre e non può essere solo un parco che, per quanto bello, rischia di sbiadirne la memoria”.

“Per il convegno consueto – seguita – vi chiedo di sapere se saranno previsti anche stavolta crediti formativi e in tal caso vi pregherei di non prevederli per il futuro. La memoria di mio padre non può essere oggetto di crediti”.

“Presenziare a queste iniziative – puntualizza Flavia – in cui si trattano sempre più argomenti tecnici e meno racconti di un uomo, di un collega, mi crea grande fatica. L’anno scorso il premio alla carriera, peraltro a una persona che con me e mio fratello si è comportata in maniera pessima, l’ho trovata una cosa assolutamente fuori luogo”.

“Infine – conclude la figlia del penalista -, non solo perché anche io ho studiato legge, ma soprattutto perché mio fratello ed io siamo i figli di Serafino, abbiamo più volte rappresentato la disponibilità e l’interesse ad essere coinvolti nell’organizzazione, nella scelta degli argomenti, ma così non è stato. Mi chiedo, dunque, a che servirebbe la mia presenza? Quale valore aggiunto ritenete che io potrei dare domani? Ecco perché io domani non ci sarò”.

Luciano Mirone