Anche il quotidiano La Repubblica – dopo il “caso” sollevato nei giorni scorsi da questo quotidiano – si occupa della mancata intitolazione della stazione metro di Piano Tavola all’Avvocato Serafino Famà, ucciso dalla mafia il 9 novembre 1995 (domani il ventinovesimo anniversario con due commemorazioni che si svolgeranno a Catania: la prima alle 8,30 presso il piazzale Famà nei pressi del viale Raffaello Sanzio, la seconda alle 9,30 presso il Tribunale).
Oggi Repubblica ha pubblicato un’intervista di Rosa Maria Di Natale a Flavia Famà, figlia del noto penalista, che nello scorso agosto assieme al fratello Fabrizio, ha inoltrato un’istanza al ministero delle Infrastrutture, al direttore generale della Fce (la Ferrovia Circumetnea che gestisce la costruenda tratta di metropolitana Catania-Paternò-Adrano) e al sindaco di Belpasso Carlo Caputo, da cui la frazione di Piano Tavola dipende, chiedendo di dedicare la fermata al padre, dato che la piazza antistante alla futura fermata, nella quale Serafino Famà è nato e vissuto per tanti anni, prende il suo nome. Un modo per dire che la stazione potrebbe essere denominata “Piano Tavola-Serafino Famà”, o anche “Piano Tavola-Famà”. Niente da fare.
Secondo il ministero di Salvini i nomi da dare alle fermate di una metropolitana non competono a quel dicastero. Secondo il direttore generale di Fce Salvo Fiore le stazioni metro prendono il nome della località nelle quali queste sono ubicate. Secondo il sindaco di Belpasso l’intitolazione della fermata non compete al suo Comune, anche se la piazza antistante – ha assicurato – continuerà a chiamarsi Serafino Famà.
Un diniego a tutti gli effetti, anche se edulcorato dalle parole che la circostanza impone. “Nessuno accoglie la nostra istanza”, dice Flavia Famà a Repubblica, eppure, spiega, la denominazione della vicina fermata di Misterbianco sarà battezzata con un cognome. Su questo, la Fce non ha dato chiarimenti (almeno, non ancora) “alla seconda Pec dove Flavia chiede conto del caso del vicino Comune”.
Poi la figlia dell’Avvocato Famà rincara la dose, ma stavolta contro il Comune di Catania, dove nel 2012 il piazzale fra il viale Raffaello Sanzio e il viale Scammacca (luogo dell’omicidio) fu intitolato al padre, ma “nel linguaggio ufficiale viene chiamato piazzale Sanzio”, basta vedere cosa c’è scritto nei display luminosi degli autobus municipali”.
Quindi una considerazione amara: “Credo che Catania abbia un problema a ricordare i catanesi stessi, Ricordiamo quanta fatica venne fatta per il giornalista Pippo Fava. D’altronde a Catania si diceva che la mafia non esisteva e che era un fenomeno palermitano”.
Infine: “Noi figli di Serafino Famà continueremo a chiedere e a chiedere. D’altronde cos’altro possiamo fare?”.
P.S.: stamane questo giornale, dopo numerose chiamate al centralino della Ferrovia Circumetnea e al telefono privato del direttore generale della Fce Salvo Fiore, ha scritto il seguente messaggio wa allo stesso funzionario: “Buongiorno dott. Fiore, sono Luciano Mirone del quotidiano online L’INFORMAZIONE. Nei giorni scorsi ci siamo occupati della mancata intitolazione della stazione metro di Piano Tavola all’Avvocato Serafino Famà (come si deduce dal documento inviato da codesta Direzione generale, e firmato da lei, alla famiglia della vittima di mafia). Abbiamo sentito le ragioni della figlia e riteniamo doveroso ascoltare anche le sue. Poc’anzi ho provato a telefonarle, ma non sono riuscito a mettermi in contatto con lei. Può essere così gentile da richiamarmi? Grazie”.
Finora nessuna chiamata, ma per una intervista siamo sempre a completa disposizione.
Nella foto: la riproduzione dell’articolo uscito oggi su “La Repubblica” che parla del diniego di intitolare la stazione di Piano Tavola, frazione di Belpasso (Catania), all’Avvocato Serafino Famà, ucciso dalla mafia il 9 novembre 1995
Luciano Mirone
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