Sette milioni e 200 mila Euro. È tanto il giro di affari relativo al cimitero di Randazzo (Catania) che l’ex assessore e contemporaneamente imprenditore in odor di mafia Nunzio Batturi (secondo quanto scrivono il ministero dell’Interno, il Prefetto di Catania e i Commissari straordinari) intendeva portare avanti attraverso un “progetto di finanza” che prevedeva la costruzione di loculi, di tombe, di campi di inumazione e di tanto altro all’interno del locale camposanto, con l’avallo dell’ex sindaco Francesco Sgroi, dell’ex  Giunta e dell’ex maggioranza del Consiglio (tutti mandati a casa all’inizio dell’anno per infiltrazioni mafiose), malgrado “l’esorbitante maggior costo per la collettività rispetto all’intervento eseguito direttamente dal Comune di Randazzo”.

La manifestazione antimafia organizzata alcuni mesi fa davanti al municipio di Randazzo (Catania) dopo lo scioglimento degli organi comunali per infiltrazioni della criminalità organizzata. Sopra: l’ingresso del locale cimitero

Per questo e per tanto altro, la Commissione straordinaria insediatasi nel comune etneo all’inizio del 2024, ha deciso di revocare e di far cessare l’efficacia degli atti del “Progetto di finanza” riguardante “la progettazione, la costruzione, la manutenzione e la gestione per la realizzazione di nuove sepolture nel cimitero comunale”, dando “immediata eseguibilità all’atto, stante l’urgenza del provvedere”.

Un provvedimento – si legge – stabilito nel contesto delle “situazioni di infiltrazioni e di condizionamento di tipo mafioso” da cui, stando alla relazione di quarantuno pagine redatta dai Commissari straordinari, l’assessore “Omissis” (si tratta di Batturi, che nella relazione dei Commissari, per ragioni di opportunità, non viene nominato) sarebbe tutt’altro che esente.

Anzi, scrivono i commissari, il “project  finance è finalizzato a determinare il monopolio dell’edilizia privata all’interno del cimitero a prezzi predeterminati, inibendo l’accesso al libero mercato da parte del privato committente”.

Per comprendere il potere che l’assessore “Omissis” esercitava (ed esercita) a Randazzo, basta vedere la quantità e la qualità delle deleghe che l’ex sindaco gli ha assegnato prima dello scioglimento: Lavori pubblici, Manutenzione, Patrimonio, Pubblica illuminazione, Acquedotto, Mercato, Autoparco, Viabilità, Sviluppo economico e perfino Polizia municipale (sicuramente per fare rispettare la legalità). Basta vedere come lui e i suoi amici, secondo quanto si legge nelle quarantuno pagine, abbiano messo le mani perfino nella gestione del campo sportivo, nella biblioteca comunale e nella Pro Loco che ha il compito di coordinare le associazioni locali.

 I Commissari straordinari – dopo avere studiato il robusto malloppo di delibere che si sono raggruppate nel corso degli ultimi otto anni –, sull’affaire cimitero hanno riscontrato “carenza ed erronea valutazione dell’interesse pubblico, violazioni di legge, illegittima approvazione del Piano triennale delle opere pubbliche, conflitto di interessi e sviamento dell’interesse pubblico”.

Ma è intorno alla metà delle motivazioni che supportano la delibera di revoca che i Commissari affondano i loro colpi spiegando i rapporti fra mafia, politica e affari che, secondo loro, si sono determinati in quel Comune nel corso dell’ultimo decennio.

Entrando nello specifico, i funzionari statali hanno rilevato che “la deliberazione di Giunta Comunale n. 100/2023 è stata approvata anche dall’assessore Omissis, che versava in evidente conflitto di interessi per essere, contemporaneamente, anche l’operatore economico che aveva proposto la finanza di progetto approvata in Dup (Documento unico di programmazione, ndr.), nonché cognato del progettista, segnalato dai consiglieri di minoranza all’Autorità nazionale anti corruzione (Anac)”.

“Il signor Omissis – scrivono i Commissari – sia in ragione del suo ruolo di amministratore del Comune di Randazzo, sia in ragione delle sue attività economiche ed imprenditoriali, ha svolto un ruolo di particolare rilievo nelle dinamiche che hanno determinato lo scioglimento del Consiglio Comunale di Randazzo”.

“Per tale ragione – spiegano – il Ministro dell’Interno ha chiesto ai sensi dell’art. 143 comma 11 del TUEL che lo stesso venga dichiarato incandidabile, unitamente al Sindaco, in quanto responsabile delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento, per effetto dell’azione di infiltrazione e di condizionamento della Pubblica Amministrazione anche nel settore dei contratti e delle concessioni”.

“In tale contesto e secondo quanto descritto nelle relazioni di scioglimento – puntualizzano – l’azione politica, amministrativa ed imprenditoriale dell’Omissis ha costituito elemento sintomatico di assoggettamento e di condizionamento della Pubblica Amministrazione, a beneficio di interessi privati riferibili anche a contesti criminali”.

Sulla condotta dell’ex assessore, sia il Prefetto di Catania, sia il Ministro dell’Interno hanno scritto relazioni molto pesanti. Sulla stessa scia i Commissari straordinari: “Il Signor Omissis – dicono – ha svolto ruoli di primo piano amministrativo e politico in seno all’Amministrazione Comunale, durante tutto l’arco temporale nel quale sono state adottate le deliberazioni consiliari relative alla finanza di progetto. Egli ha difatti ricoperto nella consiliatura 2018-2022 la carica di vicepresidente del Consiglio Comunale e, successivamente, quella di assessore comunale”.

Significativo il passo successivo: “In veste di Assessore ai Lavori pubblici ha partecipato ad una conferenza dei servizi convocata dalla Prefettura di Catania, in merito all’affidamento al Comune di beni confiscati alla criminalità organizzata. In tale sede egli ha dichiarato (pur in assenza di specifica delega) il disinteresse del Comune ad acquisire i beni confiscati sul territorio comunale, per ragioni che sono state ritenute, nelle relazioni allegate al DPR di scioglimento, del tutto insussistenti. Lo stesso signor Omissis è risultato contiguo a soggetti pregiudicati per associazione a delinquere di tipo mafioso e/o appartenenti o comunque riconducibili a famiglie criminali egemoni sul territorio”.

Ancora: “La suddetta condizione di contiguità è stata accertata per effetto delle frequentazioni dello stesso Omissis con esponenti della locale criminalità e per la sussistenza di rapporti di collaborazione e lavorativi con gli stessi. In particolare è risultato che il sig. Omissis ha intrattenuto rapporti lavorativi ed ha anche assunto nella propria ditta diversi soggetti pregiudicati o raggiunti da ordinanze restrittive per associazione a delinquere di stampo mafioso, appartenenti alla stessa consorteria criminale”.

Ma non è tutto. “La ditta Omissis – scrivono i Commissari – ha ricevuto dal Comune di Randazzo Euro 63.390,70 per lavori di somma urgenza; Euro 547.478.29 per affidamenti diretti; complessivi Euro 491.609,22 fra il 2018 ed il 2022, per come risulta dai mandati di pagamento”.

“Socio della Omissis – segnalano i funzionari statali – è il sig. Omissis, il quale, a decorrere dal 2013 , è stato costretto a versare 12.000 Euro annuali al gruppo criminale riconducibile ad un ergastolano. Le numerose illegittimità sono frutto di accordi tra il Sindaco, il responsabile comunale del servizio e lo stesso Omissis”.

Luciano Mirone