Nell’ultimo giorno del 2024 scoppia la querelle fra il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, e il presidente dell’Anci Sicilia (Associazione nazionale comuni italiani) Paolo Amenta, sindaco di Canicattini Bagni (Siracusa), che critica la maggioranza di centrodestra (sostenitrice del governo Schifani all’Assemblea regionale siciliana) di avere approvato una Finanziaria finalizzata più a fare clientelismo che a risolvere i problemi di molti comuni dell’Isola in pre dissesto o in dissesto finanziario.

Amenta dichiara che l’anno che verrà, per molte Amministrazioni municipali, non sarà certamente migliore di quello che ci stiamo lasciando alle spalle per colpa di una Regione portata a fare una politica da Prima Repubblica e poco sensibile a risolvere i problemi drammatici dei siciliani.

Il governatore gli ha risposto per le rime: il presidente di un organismo importante come l’Anci – ha detto l’ex presidente del Senato – deve rimanere super partes, senza attaccare altre istituzioni, sennò snatura i compiti dell’Associazione che rappresenta .

Va ricordato che Amenta, successore dell’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando (oggi parlamentare europeo), nel gennaio dello scorso anno, è stato eletto all’unanimità sia dal centrodestra che dal centrosinistra, con il concorso dei sindaci delle grandi città siciliane: Palermo, Messina, Trapani, Caltanissetta e Siracusa.  

Il cambio della guardia alla presidenza dell’Anci Sicilia fra Leoluca Orlando e Paolo Amenta. Sopra: il governatore della Regione Sicilia, Renato Schifani, e a destra, il presidente siciliano dell’Associazione nazionale comuni Italiani, Amenta

Ma va ricordato anche che lo stesso Orlando – politico che certamente non le ha mai mandate a dire – negli anni in cui è stato presidente dei sindaci siciliani, ha dato  dimostrazione di cercare più il dialogo che lo scontro, soprattutto con i governi nazionale e regionale.

Quindi possiamo dire che l’attacco di Amenta, avendo pochi precedenti, crea una frattura – non sappiamo se insanabile o meno – fra l’Anci e la Regione Sicilia. Lo dimostrano le varie proteste di molti sindaci del centrodestra che hanno preso le distanze dal loro presidente.

In soccorso del sindaco di Canicattini Bagni sono arrivati il segretario nazionale Anthony Barbagallo e il capogruppo all’Ars del Pd Michele Catanzaro (nessuna posizione è stata espressa sull’argomento dal gruppo del Movimento 5 Stelle), secondo i quali Amenta fa bene ad esprimere le proprie idee, a prescindere dalla carica che ha.

La questione è assai delicata. Se da un lato Schifani ha le sue ragioni, Amenta – magari credendo di dire delle cose gradite anche dai colleghi del centrodestra – ha le sue, ma deve capire, probabilmente, che rappresenta “tutti” i sindaci siciliani, non solo la sua parte politica, quindi deve tenere un profilo più basso.

Questo non vuol dire, però, che dal punto di vista politico il primo cittadino di Canicattini Bagni non abbia ragione. Ormai è da molti anni che il centrodestra (tranne la parentesi di Rosario Crocetta) alla Regione Sicilia fa il bello e il cattivo tempo. Qualcuno può dire quale dei gravissimi problemi che affliggono l’Isola (siccità, incendi, rifiuti, precarietà delle strade, lavoro e tanto altro) è riuscito a risolvere? 

Due giorni fa il governatore dell’Isola ha rilasciato dichiarazioni trionfalistiche sulla Finanziaria approvata prima della fine dell’anno. Complimenti, ma egregio presidente, al suo posto avremmo cercato di capire se le critiche espresse da Amenta sono fondate o meno.

Invece continuiamo ad assistere alle fantasmagoriche dichiarazioni sul Ponte sullo Stretto come “l’opera più importante della storia” e sui termovalorizzatori che finalmente risolveranno il problema della spazzatura in Sicilia (senza dire che emetteranno tanta diossina se la frazione umida sarà bruciata assieme alla plastica, come temono le associazioni ambientaliste, con Legambiente in testa).

Intanto le strade e le autostrade dell’Isola sono sempre più penose, la sanità è da Terzo mondo, il servizio di nettezza urbana tocca livelli sempre più bassi (in compenso a Catania si paga la Tari più alta d’Italia), il clientelismo ha superato livelli scandalosi e i miliardi per “l’opera più importante della storia” sono arrivati a 15. Buon anno. 

Luciano Mirone