I territori siciliani che soffrono la sete passano dalla protesta dei giorni scorsi alla proposta di domani, 14 dicembre 2024, quando presso l’aula consiliare del comune di Troina (Enna), in piazza Conte Ruggero, alle ore 9,30, si affronterà l’argomento con un incontro-dibattito sul tema: “Aree interne e crisi idrica”.
Corposo il parterre degli organizzatori e degli interventi: l’Unione dei Comuni dell’Area Interna Mussomeli-Valle dei Sicani, l’Unione dei Comuni dell’Area Interna di Troina, l’Unione dei Comuni dell’Area Interna Val Simeto Etna, la CGIL e la UIL di Enna, la CISL di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, il Presidio Partecipativo del Patto Fiume Simeto e il Forum delle Aree Interne.
Dopo la mobilitazione che ha visto numerosi cittadini affiancati dai sindaci di diversi comuni dell’ennese (guidati dal deputato regionale del Pd, Fabio Venezia, ex sindaco di Troina), occupare i locali interni della diga Ancipa, dove gli autori della protesta hanno deviato il corso dell’acqua verso la provincia di Enna “per far giustizia – come hanno dichiarato – di un abuso commesso ai danni dei cittadini del nostro territorio”, domani al Comune di Troina si farà il bilancio di questa gravissima crisi e si lanceranno delle proposte per superarla nel migliore dei modi.
A tal proposito, nei giorni scorsi gli organizzatori hanno stilato un documento congiunto e il convegno di sabato sarà lo spunto per proporne i contenuti e per “cercare soluzioni, in modo da circoscrivere le cause di una emergenza che rischia di mettere in ginocchio tutto l’entroterra siciliano”.
“La crisi idrica esplosa drammaticamente in questi giorni – si legge nel documento – di cui si erano manifestate da tempo le avvisaglie irresponsabilmente ignorate, mette a repentaglio le strategie di contenimento e l’inversione della tendenza al declino e allo spopolamento delle 11 aree interne della Sicilia: Terre Sicane, Calatino, Nebrodi, Madonie, Simeto Etna, Corleone, Troina, Bronte, Mussomeli, Santa Teresa di Riva e Palagonia”.
“Negli invasi – è scritto – in cui vengono raccolte le acque superficiali, a giugno di quest’anno, c’erano 153 milioni metri cubi di acqua, pari al 22 per cento della loro capacità. Molti comuni ricadenti in queste aree interne dipendono esclusivamente da questi invasi per l’approvvigionamento idrico”.
“Le suddette aree – spiega la nota degli organizzatori – sono a rischio desertificazione e tutte condividono le stesse difficoltà, che mettono a rischio il loro futuro. I cambiamenti climatici, una gestione poco accorta e lungimirante degli invasi e una pessima manutenzione delle condotte sono tra le cause sottolineate nel documento, dove vengono anche proposte le possibili soluzioni”.
“Tra le istituzioni e gli attori sociali delle aree interne, deve esserci necessariamente un’unione d’intenti –puntualizza ancora il documento – perché hanno un obiettivo comune: arrestare e invertire la tendenza al declino di vaste porzioni di territorio siciliano in cui vivono le loro comunità di appartenenza, potenziando in qualità e quantità i servizi di cittadinanza (salute, istruzione e mobilità) e attuando politiche di sviluppo economico fondate sulla valorizzazione delle risorse locali intese in senso ampio (risorse naturali, vocazioni produttive, forze imprenditoriali locali). Lo sviluppo economico locale consiste nel suscitare e apprestare risorse e capacità nascoste, disperse o malamente utilizzate”.
Redazione
Almeno dalle nostre parti la siccità non esiste ,A Gela l’acqua delle ditte viene continuamente versata a mare ,.Questa e’ una dittatura che ci vogliono fare morire ,.E impossibile per una spesa di pochi euro l’acqua viene continuamente versata a mare e lasciare i campi a secco,e vedere sparire gli agricoltori .