L’argomento è diventato “urgente” malgrado i ventidue anni trascorsi dalla scadenza del Piano regolatore generale (Prg) di Belpasso (Catania), adesso denominato Piano urbanistico generale (Pug). E oggi, anno del Signore 2025, finalmente l’Amministrazione comunale di questo centro alle pendici dell’Etna – primo per abusivismo edilizio in Sicilia, in base ad uno studio condotto dalla Regione – scopre che “urge” stipulare una convenzione di 160 mila Euro con l’Università di Catania (dopo averne sperperati circa 90 mila negli ultimi anni per consulenze varie approdate al nulla di fatto) per redigere il Pug, “stante la carenza – si legge nelle carte comunali – di personale specializzato in materia urbanistica” nel municipio etneo.

Ecco perché “si ritiene necessario – secondo l’Amministrazione – che venga fornito all’Ufficio di Piano (ovvero l’Ufficio tecnico comunale, ndr.) adeguato supporto tecnico-scientifico da parte di organismo in possesso di competenze tecnico-scientifiche (l’Università di Catania, ndr.) necessarie a supportare pienamente il Comune di Belpasso nel processo di redazione del Pug attraverso attività di studio, ricerca e sviluppo di metodologie e strategie innovative”.

Il sindaco di Belpasso (Catania), Carlo Caputo. Sopra: via Roma del centro etneo

Ergo: dopo tanti anni, il Comune di Belpasso, “scopre” finalmente quello che sanno anche le pietre: l’“Ufficio di piano”, alias l’Ufficio tecnico comunale, dispone di personale numericamente insufficiente per occuparsi di una materia complessa e scottante come il Pug. Pertanto – secondo il sindaco – “necessita di un supporto”. 

Il problema è che – fra i tanti misteri che caratterizzano questa vicenda – non si comprende “chi” deve supportare “chi”, nel senso che: teoricamente a risultare titolare del procedimento è l’Ufficio tecnico comunale, che però per stessa ammissione dell’Amministrazione, non può esserlo a causa delle carenze di cui sopra, praticamente dovrebbe esserlo l’Università, che però viene indicata come “supporto”.  

Tutto questo si desume dalla “determinazione dirigenziale” – che stabilisce i 160 mila Euro da corrispondere all’Università di Catania – redatta lo scorso 18 dicembre dall’ingegnere Angelo Smilardi, dirigente del settore Urbanistica, su incarico della giunta municipale presieduta dal sindaco Carlo Caputo, pochi giorni prima della scadenza dell’incarico che il funzionario ha ricoperto in quell’ufficio (31 dicembre 2024). Eppure su questo argomento ritenuto “importantissimo” dallo stesso sindaco, non c’è traccia di una nota o di un comunicato stampa da parte dell’Amministrazione, che su altri argomenti anche meno importanti è alquanto efficiente.  

Titolo: “Convenzione fra il Comune di Belpasso e l’Università degli Studi di Catania per il tramite del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura per supporto tecnico-scientifico per la redazione del Piano Urbanistico Generale di Belpasso. Impegno somme secondo le modalità previste dalla Convenzione approvata con Deliberazione della Giunta municipale del 09 dicembre 2024”.

In questo documento il funzionario smentisce il sindaco, ma dato che il primo si è mosso su input del secondo, forse è il caso di credere che Caputo abbia smentito se stesso. Perché? Basti pensare che nel 2013 è lo stesso Caputo a revocare l’incarico di redigere il Piano a uno dei più grandi urbanisti europei, il professor Leonardo Urbani, incarico conferito un anno prima dal Commissario comunale Angelo Sajeva in seguito a un regolare bando.

Motivo ufficiale addotto da Caputo all’epoca: Urbani costa troppo, 250 mila Euro. Qualcuno però dovrebbe ricordare al sindaco che il totale di 160 mila Euro da corrispondere oggi all’Università di Catania, più i 90 mila (il calcolo è stato effettuato per difetto) dati ai consulenti che in questi ultimi anni hanno prodotto poco e niente, fa esattamente 250 mila, esattamente quanto il “troppo” giudicato da Caputo (che sicuramente in futuro dovrà sborsare non pochi quattrini per i “costi aggiuntivi”). Peccato che nel frattempo siano passati “solo” dodici anni e intanto la città e il territorio sono stati cementificati a dovere.

Nel documento di Smilardi si rileva che “a seguito di un’indagine esplorativa effettuata sul territorio, è emerso che nell’immediatezza e nelle more di avviare il processo relativo ad attività di studio, ricerca, consulenza tecnico-scientifica e collaborazione finalizzata alla costruzione del Pug, tenendo conto degli aspetti socio-economici, demografici e paesaggistico-ambientali che caratterizzano il territorio comunale, l’Università di Catania, oltre che per competenze professionali, avesse per vicinanza geografica, sociale e culturale una maggiore conoscenza del territorio comunale”.

Secondo il documento del Comune, dunque, il quid che consente all’Università di Catania di prevalere sugli altri Atenei e su tanti validi urbanisti sparsi per l’Europa, non è la competenza, ma la “vicinanza geografica”, certificata attraverso apposita “indagine esplorativa svolta sul territorio” (altra chicca divertente di questa vicenda).

Non ce ne vogliano quindi i valorosi docenti di Ingegneria e Architettura del capoluogo etneo se ci lasciamo andare al sarcasmo, ma quel che appare anomalo, in questa “convenzione”, è il metodo del Comune di Belpasso, non la bravura dei professori dell’Università di Catania che non mettiamo assolutamente in discussione.

Sì, perché in questa vicenda tragicomica del Pug di Belpasso, il “metodo” è il punto nodale in cui il comico sfocia decisamente nel tragico (inteso dal punto di vista urbanistico, ambientale, sociale ed economico).

Urbanistico perché Belpasso è diventata un ibrido tra il barocco e il cemento a causa della furia demolitrice abbattutasi nel centro storico. Una devastazione che non ha eguali neanche in alcuni famigerati centri siciliani noti per questo tipo di pratiche.

Uno dei tanti capannoni costruiti in zona agricola nel territorio di Belpasso 

Ambientale a causa della cementificazione selvaggia alimentata in un territorio bellissimo da parte dei “soliti noti” che hanno svolto contemporaneamente la doppia funzione di ex amministratori e di tecnici (a proposito: è vero che, secondo quanto asserito dall’opposizione, esistono delle presunte “convergenze di interessi” fra (alcuni) vecchi e (alcuni) giovani? Desideriamo chiarimenti).

Sociale per la “desertificazione” dello stesso centro storico per il quale, invece di portare avanti un progetto di salvaguardia, di valorizzazione e di aggregazione (soprattutto per i giovani abbandonati a se stessi), si sperperano milioni di Euro per portare avanti il nulla: la “picconatura” della via Roma (1 milione 400 mila Euro del Pnrr) ne è un esempio lampante.

Economico perché a soffrire di più di questa mancanza di pianificazione urbanistica sono le attività commerciali, sempre più in crisi a causa dei mega centri che proliferano in zona.

A proposito: si dice che nella centralissima via Fiume sia in programma la costruzione dell’ennesimo centro commerciale: anche in questo caso desideriamo chiarimenti.

La parte del “crono programma” di Caputo (in basso a destra) in cui, nel 2013, lo stesso promise il Parco urbano di via Fiume. Quell’area oggi è in parte cementificata e nella restante parte – secondo voci di corridoio – si vorrebbe realizzare un insediamento commerciale

Quella superficie, nel 2013, secondo il “crono programma” del sindaco Caputo, era destinata a parco. Basta leggere: “C’è un’area privata abbandonata da anni – scriveva l’attuale sindaco – che rappresenta uno scempio per la vista dei passanti e degli abitanti della zona”.

“L’area, in fase di revisione del Prg – prometteva Caputo – verrà vincolata a parco ‘zona F’. In questo modo il Comune provvederà all’esproprio ai fini di realizzare uno spazio ricreativo. Il progetto sulle strutture da realizzare verrà discusso in seguito, oggi ci assumiamo l’impegno di acquisire l’area”. Tempo di realizzazione. Entro il 2017. Costo: 370 mila Euro.

Peccato che dal 2013 siano trascorsi “solo” dodici anni e il sindaco non abbia mantenuto la promessa. Nel frattempo quell’area, non solo non è stata espropriata, ma in parte è stata cementificata e in parte pensata per farci l’ennesimo insediamento commerciale.

E’ su tutte queste cose che si dovrebbe fare una seria “esplorazione”. E conferire l’incarico a un progettista o ad una Università, non sulla base di un criterio soggettivo e discrezionale come l’appartenenza ad un territorio, ma di un criterio oggettivo come un “bando”, che il primo cittadino, dopo poche settimane dal suo insediamento, disconobbe con motivazioni che oggi, alla luce di quello che emerge dai documenti stilati dai suoi stessi funzionari, appaiono quantomai pretestuosi.

Tre cose chiediamo a Caputo. La prima: che chiarisca i “veri” motivi che lo portarono a prendere la decisione di revocare Urbani. La seconda: che spieghi perché non ha mantenuto la promessa del Parco di via Fiume (come è successo col Parco delle Torrette). La terza: che istituisca un nuovo bando per redigere il Pug. “Urgentemente”, grazie.

Luciano Mirone