“Questo è ciò che resta del campo abusivo di Ciappe Bianche di Paternò (Catania) dopo la giornata di oggi. Tende spazzate via dal vento e migranti soccorsi in tutta fretta dai volontari dell’Apas, sotto una pioggia battente. Sapete dove sono ora gli 80 stranieri che vivevano lì? Sotto il ponte di San Marco o in altri ripari di fortuna perché non c’è nient’altro”.

E’ il grido di dolore che la giornalista del quotidiano La Sicilia di Catania, Mary Sottile, direttrice dell’emittente televisiva Ciak Telesud di Paternò, lancia attraverso i Social per sensibilizzare la classe politica e gli abitanti della sua città affinché questi ottanta stranieri abbiano un tetto più dignitoso nel quale ripararsi, rispetto alle tende dove da anni – col caldo o col freddo – vivono, provenienti dai più disparati Paesi dell’Africa.

Si tratta, come ha scritto Andrea Maione su questo giornale, “di un budello di lamiere, materassi e tavole di fortuna che formano la baraccopoli di Ciappe Bianche”, dove nel febbraio dello scorso anno è stato ucciso Mohamed Mouna, un giovane marocchino vittima del caporalato.  

Contrada Ciappe Bianche a Paternò (Catania), subito dopo il delitto del giovane marocchino Mohamed Mouna (febbraio 2024), vittima del caporalato. Sopra: la baraccopoli come si presenta oggi a causa delle condizioni meteo inclementi (quest’ultima foto è di Mary Sottile)

Ottanta migranti che si trovano a Paternò per sopravvivere con le povere retribuzioni che ricevono andando a lavorare negli agrumeti della Piana di Catania o nei campi di ortaggi o in qualche posto dell’ombelico del mondo dove c’è da racimolare qualcosa per mangiare.

Oggi questi ottanta migranti hanno trovato riparo sotto il ponte di San Marco e ieri – quando il nuovo cimitero di via Scala Vecchia era in costruzione – dormivano dentro le tombe. Ma poi – completati i lavori – sono stati “sfrattati” anche da lì.

Povera gente che l’altro giorno – secondo quanto ha denunciato il Pd locale – ha subito una “spedizione punitiva” da persone incappucciate, sui modelli dell’America del Klu Klux Klan degli anni Cinquanta, magari con conseguenze più “leggere” (almeno per ora), ma con un’azione che contiene un virus che ci auguriamo possa essere tenuto a bada con la forza dell’umanità e della pietà umana, di cui noi italiani – specialmente noi siciliani – disponiamo per i racconti che genitori, zii, nonni e bisnonni ci hanno fatto relativamente a quel tempo in cui gli emigrati eravamo noi.

Ma non è facile: basta fare un giro col telecomando, soprattutto la sera, per vedere come certe emittenti nazionali fomentino l’odio contro i “neri”. Provate a vedere e ne riparliamo.

La denuncia della brava Mary Sottile (alla quale questo giornale si associa) è doppiamente apprezzabile: intanto perché, come cronista, dimostra di valere molto di più di certi giornalisti che a livello nazionale operano su certi canali, e poi perché ha il coraggio di sfidare quella parte di città che vuole che i migranti sloggino perché ha bisogno di un capro espiatorio cui scaricare i problemi economici e sociali che li attanaglia.

Su questo vorremmo sapere cosa ne pensa l’attuale sindaco Nino Naso che nel 2017, dopo aver saputo che una cinquantina di rifugiati politici dovevano essere ospitati in una palazzina della sua città – come da accordo fra la Prefettura e la precedente amministrazione – dichiarò alla stampa: “Siamo assolutamente contro, pronti a fare le barricate sull’argomento”. E poi: “Allerteremo la città e faremo le battaglie. Paternò non può sopportare un simile atto”. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.     

 “Sono ben consapevole – scrive Mary Sottile – delle potenzialità negative per me di questo post, che verrà subito strumentalizzato, come già accaduto. Non importa”.

“Parlo – aggiunge Mary – perché il silenzio è complice e io sono stanca di assistere inerme. Nonostante da anni denunci la situazione, nulla è cambiato. Tutti zitti o a voltarsi dall’altra parte, oppure si prova a tentare di agire quando la bomba è esplosa, salvo attendere poi il ritorno della quiete”.

“Basta con le inutili riunioni – conclude la giornalista -, con gli inutili comitati, con le inutili rassicurazioni. Neanche gli animali si tengono in quelle condizioni. CIAPPE BIANCHE E’ UNA VERGOGNA”.

Redazione