Ringraziamo il sindaco di Belpasso (Catania), Carlo Caputo, per aver parlato male di noi. Non lo faceva da qualche tempo, e invece ieri, con un post (per pluralismo lo riproponiamo alla fine di questo articolo) che ricorda i bei tempi andati, lo ha fatto, determinando un’impennata degli accessi di quanti leggono questo giornale. Grazie di cuore.

Pensavamo che finalmente Caputo si fosse calato nel suo ruolo istituzionale di amministratore tollerante dell’informazione libera, pensavamo che dopo l’ultimo colloquio franco che abbiamo avuto con lui in municipio (“Non risponderò più a una  sola critica, da ora in poi penserò ad amministrare la città. Quel Caputo appartiene ad un’altra era”) gli fosse passata la dipendenza da tastiera che lo affliggeva, e invece? Invece c’è cascato un’altra volta. 

Peccato che, oltre a non perdere il vizio dell’intolleranza, il buon Caputo non perda due vizi che lo caratterizzano da sempre: quello della bugia e quello di cercare di indurre a non guardare la luna, ma il dito che la indica.

Andiamo al sodo. Da qualche settimana abbiamo scoperto che nella trafficata e cementificata via Fiume si sta preparando l’ennesima colata di cemento: un “insediamento residenziale e commerciale” per il quale, secondo un post pubblicato nei giorni scorsi dal consigliere dell’opposizione Carmelo Carciotto, saranno impiegati circa 30 mila metri cubi di cemento. Una notizia che scaturisce dalle carte depositate al Comune, non dalla nostra fantasia.

Quindi abbiamo consultato il Cronoprogramma del 2013 del candidato sindaco Carlo Caputo e abbiamo scoperto che nella stessa porzione di area che oggi è destinata al cemento, lui aveva promesso un parco pubblico. Questa, caro sindaco, le piaccia o no, è una notizia. Che la stampa indipendente ha il dovere di pubblicare.

La parte del Cronoprogramma del 2013, nel quale Caputo promette il Parco di via Fiume

Una vistosa contraddizione che ci è sembrato giusto segnalare all’opinione pubblica (come ci sembra giusto pubblicare puntualmente tutti i comunicati stampa sull’attività dell’Amministrazione, che quasi giornalmente arrivano in redazione), cercando di informare il lettore sugli sviluppi che la vicenda sta prendendo e cioè: 1) che a volere questo nuovo insediamento sono i consiglieri della maggioranza che sostengono Caputo; 2) che gli stessi consiglieri hanno troppa fretta di chiudere l’operazione; 3) che il primo cittadino, su questa vicenda, sta tenendo un silenzio “assordante”.

Non solo lo abbiamo scritto, ma –coerentemente con le nostre battaglie a difesa del verde – siamo stati fra i promotori della mobilitazione di un gruppo di cittadini creatosi spontaneamente due sere fa (cui, fra gli altri, hanno aderito Legambiente e l’Associazione Antimafia e legalità), in occasione del Consiglio comunale convocato in tutta fretta per “chiudere” la partita. Presente anche Confcommercio. Evidentemente il progetto dell'”insediamento commerciale”, oltre a quello “residenziale”, sta creando non poco allarme. 

L’area di via Fiume prevista per l’insediamento residenziale e commerciale

Come è finita lo abbiamo spiegato ieri: rinvio del punto a data da destinarsi, “ufficialmente” per l’assenza del tecnico comunale, sostanzialmente per paura di dovere ammettere in pubblico che la “gloriosa” Giunta dei Geometri del tempo che fu “è viva e lotta insieme a noi”.

E questo (detto ironicamente), secondo certe logiche di consenso, non è ammissibile, specie se quel consenso è stato costruito spacciandosi per “ambientalista” e se all’orizzonte si profilano determinate candidature extra comunali. gravissimo quindi il fatto che la gente si permette di prendere coscienza partecipando alle sedute del Consiglio comunale.

Una strategia che potrebbe anche avere anche una logica, se non fosse per un problema grosso quanto una casa: la proverbiale intemperanza caputiana che manda in frantumi ogni buon proposito.

C’è da capirlo. Il timore di essere identificato con l’ancien regime nel quale lui stesso ha sguazzato per tanti anni come consigliere, come assessore e come vice sindaco (e col quale di recente ha “fatto pace”) è talmente tanto che ieri – dopo il nervosismo della serata precedente – non ha resistito, si è messo davanti alla tastiera e ci ha attaccati come ai bei tempi

E allora ha esordito con questa grande lezione di giornalismo: “L’obiettivo di un buon giornalista è saper leggere e raccontare la realtà. A volte, ammettiamolo, lo si fa con lenti piuttosto appannate”. 

E poi: “Non si spiegherebbe altrimenti come l’ultimo ‘caso’ che si sta tentando di creare intorno a questo sindaco sia un pentolone fatto di antichi ‘punti di un cronoprogramma’, ipotetiche solite ‘cementificazioni’ con nuovi ‘centri commerciali’ in via Fiume e addirittura del presunto ‘nervosismo’ durante l’ultimo Consiglio comunale”.

Praticamente il sindaco dice che stiamo costruendo un “caso” su un’“antica” promessa che lui stesso aveva fatto per iscritto. E siccome è “antica”, secondo lui, non esiste,  e siccome non esiste,”il caso” lo abbiamo creato noi.

Ergo: il cemento al posto del parco è solo “ipotetico”, nel senso che è contenuto solo nella nostra testa, non nelle carte che abbiamo consultato. Signor sindaco, ci dispiace smentirla, ma quelle carte “parlano”, non ce le siamo inventate. E’ su queste che lei deve rispondere, non su altro. Se non sta sul punto, siamo autorizzati a dire che “il caso” lo ha creato lei, non noi. 

Uno stralcio delle carte depositate al Comune

Che colpa abbiamo se prima promette e poi cambia idea? Che colpa abbiamo se è riuscito a rimangiarsi pure la parola che riguarda il Parco delle Torrette e la revisione del Piano regolatore, scaduto da ventidue anni? Come vede, signor sindaco, sono tutti  “fatti”, che tra l’altro hanno un punto in comune: il cemento, il vero nervo scoperto di certa politica che da decenni amministra la città. Su questo, qualcosa, lei deve dirla se vuole davvero prendere le distanze dalla vecchia classe politica.

Che colpa abbiamo se cerca di usare le solite “armi di distrazione di massa” non parlare del punto in questione. Lei deve solo rispondere ad un paio di domande: perché in via Fiume non ha realizzato il parco? Perché sta zitto di fronte ad un progetto di cementificazione nella stessa area? Solo questo. 

Invece sfugge per cercare di fare la vittima. Classico. E allora la sfidiamo anche sugli argomenti con i quali cerca di distrarre l’opinione pubblica. Facciamo un confronto pubblico. Con la speranza che almeno in quell’occasione non rinvii l‘argomento a data da destinarsi.

Luciano Mirone

Quello che segue il post del sindaco Carlo Caputo pubblicato ieri su Facebook.

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“L’obiettivo di un buon giornalista è saper leggere e raccontare la realtà. A volte, ammettiamolo, lo si fa con lenti piuttosto appannate.

Non si spiegherebbe altrimenti come l’ultimo “caso” che si sta tentando di creare intorno a questo sindaco sia un pentolone fatto di antichi “punti di un cronoprogramma”, ipotetiche solite “cementificazioni” con nuovi “centri commerciali” in via Fiume e addirittura del presunto “nervosismo” durante l’ultimo Consiglio comunale. Tutti ingredienti che renderebbero ghiotto qualsiasi pentolone mediatico. Pentolone che però resta ben povero perché, a voler un po’ pulire gli occhiali, si vedrebbe subito come gli ingredienti non ci sono ed è veramente difficile collegare, non oggi, ma storicamente parlando, questo sindaco a certe operazioni speculative. Si, sarebbe stata una narrazione curiosa e stimolante. Ma non è così.

Il sottoscritto infatti è stato il sindaco che numerosi anni fa, insieme ad un “valoroso” Consiglio comunale, ha impedito la nascita di un nuovo gigantesco centro commerciale in contrada Peschiera. Figuriamoci se non porrebbe la massima attenzione oggi sui progetti edilizi di via Fiume.

Questo sindaco, giusto per parlare di opere e servizi, ha inserito nel proprio cronoprogramma un parco nel 2013 e lo ha realizzato sempre nel circondario di via Fiume, in via San Giuseppe (parco Caruso), mentre oggi ha disseminato di aree verdi tutte le progettazioni di aree pubbliche e realizzato molte più opere di quelle che certa stampa vorrebbe denunciare come mai attuate. Tra queste progettazioni, parcheggi, piantumazioni, aree boscate tra le sciare, e a voler tornare molto indietro nel tempo è stato il promotore del più grande parco della città, il Parco urbano di piano Garofalo.

Questo sindaco, giusto per parlare anche e persino di legalità, tema sempreverde di cui solo alcuni avrebbero i titoli e la gloria a loro credito, ha poi, per primo e per ben tre volte, disposto la costituzione di parte civile del Comune di Belpasso nei processi per mafia e ha inoltre preso possesso di un bene confiscato alla criminalità, Villa Serena, che ai tempi era in mano ai privati anziché essere a disposizione della collettività.

Questo giusto per lasciare una traccia che possa non solo correggere e completare il ritratto malamente abbozzato, ma possa offrire spunto a chi legge per farsi un’idea completa, imparziale, obiettiva, valida e seria rispetto ai fatti e alle persone. Quello che dovrebbe essere l’obiettivo di ogni divulgatore che voglia davvero rispettare lettori e soprattutto cittadini. Alla prossima avvincente narrazione. E speriamo che convinca”.